Una Lotus dimenticata in fondo a un garage farebbe tremare i polsi a qualsiasi collezionista degno di tale nome. Se poi non è proprio una Seven, ma una sua gemella, poco male: si tratta sempre di un bel pezzo da portarsi a casa. Una Caterham, penserete voi. E invece no, qualcosa di ben più raro (manco le Caterham si trovassero a tutti gli angoli…).
Assoluta rarità. Una Westfield, per la precisione, anche lei replica del geniale modello economico della Lotus e piuttosto fedele all’originale di Colin Chapman. Almeno a colpo d’occhio, ché la Seven era di alluminio, mentre la Westfield ha una carrozzeria di materiale plastico. Gianfranco Cavallini, classe 1944, è appassionato da sempre e collezionista da lunga data. Nel dicembre 2016, sfogliando le pagine del web alla ricerca di qualche buon affare, s'imbatte nell’annuncio che offre una Lotus Seven a Grugliasco, vicino a Torino e quindi a due passi da casa sua.
Qualche dubbio... Gianfranco, occhio esperto, guardando le foto dell’auto non è convinto che si tratti davvero di una Lotus, però s'incuriosisce e decide di chiamare. La signora che risponde gli dice che l’ha ereditata dal padre, ma non sa che cosa farsene. Inoltre, precisa, la macchina non è a Grugliasco ma a Pianezza, in una casa del centro: Cavallini abita proprio lì, a 800 metri da quell’indirizzo… Decide di andare a vedere quella strana macchina. La cosa più curiosa è che sembra nuova. Ha punti di ruggine sulle viti, sui freni e sulle cromature dei fari, ma ha tutta l’aria di non essere stata mai usata. Gianfranco chiede spiegazioni e la proprietaria gli spiega che in buona sostanza la sua impressione corrisponde alla realtà dei fatti. La Seven, chiamiamola così, visto che non si è ancora rivelata per quello che realmente è, l’aveva costruita partendo da un kit suo padre, che aveva un’officina meccanica a Milano, nel 1987. Poi ci aveva fatto giusto qualche giretto con la targa Prova, senza nemmeno averla mai immatricolata. Cavallini, pur sapendo che quell’auto non è una vera Lotus, ne è attratto e decide di acquistarla.
Caterham vs Westfield. La porta dal suo meccanico e trova che va sostituito solo l’impianto di raffreddamento, ormai corroso per la lunga inattività, mentre tutto il resto è effettivamente nuovo; basta un minuzioso tagliando per riportare la macchina alla perfetta efficienza. Nel frattempo passano i mesi, che Cavallini impiega per arrivare a stabilire che cosa sia in effetti la spiderina che si è portato a casa. Una Westfield, appunto, replica della Seven che Chris Smith allestiva in Gran Bretagna per sottrarre clienti alla Caterham, che aveva acquisito tutti i diritti per la produzione dalla Lotus e che, quindi, è l’unica delle tante proposte via via apparse sul mercato a potersi definire come la prosecuzione del modello originale. La Caterham portò Chris Smith in tribunale e, per continuare a vendere i suoi kit, questi dovette modificare alcuni particolari dell’auto per renderla leggermente diversa e adottare una carrozzeria in vetroresina. Non fu l’inizio della fine, anzi: la Westfield esiste tuttora e vende circa 450 pezzi all’anno. Gianfranco Cavallini, nel frattempo, ha fatto recentemente immatricolare la sua auto proprio grazie alle dichiarazioni di originalità fornite dal costruttore e a un colpo di fortuna, che gli hanno permesso di ottenere il CRS dell’Asi.
Da un libro la prova fumante. Dapprima, infatti, era sembrato impossibile identificare con certezza l’esemplare, perché la Casa aveva i numeri di telaio solo a partire dal 1990, mentre questo era antecedente. Poi, la svolta: nel libro “Westfield Performance Portfolio” ecco la macchina di Cavallini, anno 1987 e motore Ford Fiesta elaborato con i due doppio corpo Weber da 40.