Una berlina lussuosa e potente, che "soffiasse" clienti a Jaguar e Mercedes: il costruttore argentino aveva idee grandiose, ma sopravvalutò la propria forza industriale e commerciale. Della vettura, che offriva una linea sportiva ed elegante, un motore affidabile e un buon telaio, furono costruiti appena 244 esemplari in 17 anni, dal 1971 al 1988.
Nel 1970, Alejandro De Tomaso era nel pieno della sua espansione industriale e imprenditoriale. Grazie all'accordo con la Ford americana, stava portando sul mercato la "Pantera", la sua vettura di maggior successo. Contemporaneamente, tentò di entrare nel difficile mercato delle berline lussuose e sportive. La base era data dal V8 Ford di 5,7 litri e dalle valide sospensioni indipendenti su entrambi gli assi. Per la carrozzeria, Tom Tjaarda della Ghia realizzò una tre volumi ispirata alla Jaguar "XJ6".
La presentazione della "Deauville" avvenne in occasione del Salone di Torino del 1970. Al motore da 300 CV poteva essere abbinato un cambio automatico a tre marce oppure uno sportivo ZF manuale a cinque rapporti, sempre con il differenziale autobloccante. Lo sterzo a cremagliera era servoassistito (a richiesta) e i freni, a disco sulle quattro ruote, erano autoventilanti.
Nonostante le notevoli qualità, la "Deauville" non ebbe successo. Venne prodotta in due serie dal 1971 al 1988. Le varianti nel corso della sua carriera furono minime e hanno riguardato soprattutto i paraurti di tipo americano per la versione più recente, come quella del servizio (classe 1982), e alcune piccole migliorie ai vari comandi e accessori. Complessivamente ne vennero costruiti solo 244 esemplari.
Le ragioni dell'insuccesso devono essere ricercate nella inadeguata rete di vendita in Europa e soprattutto nella mancata omologazione per gli Stati Uniti, principale mercato per questa categoria di vetture. Anche l'improvviso distacco dalla Ford, avvenuto nel 1976, non giovò al successo della "Deauville". Va inoltre rimarcato che il prezzo, nel '72, non era certo concorrenziale.
La versione base costava 6.500.000 lire, ma a richiesta erano il servosterzo, il cambio automatico, l'aria condizionata, i vetri atermici con alzacristalli elettrici, il lunotto termico, gli interni in pelle e i cerchi in lega. Il prezzo "volava" così a 8.125.000 lire, quando la Mercedes "350 SE" costava 5.575.000 lire e la Jaguar "XJ6 4,2 De Luxe automatica" 5.870.000 lire.
Oggi, i collezionisti stanno incominciando a riscoprire la "Deauville", la cui quotazione varia oggi tra 20 e 23 milioni di lire. Così è stato per Federico Malaguti, entusiasta possessore dello splendido esemplare color rosso rubino del 1982 protagonista del servizio. "Con la 'Deauville' – afferma Malaguti – ogni viaggio è un piacere, ci si sente sicuri e la meccanica è molto affidabile".
Su strada questa berlina rivela un insospettabile temperamento sportivo, grazie all'ottimo telaio e al generoso propulsore. Il confort di marcia, comunque elevato, risente della taratura un po' rigida delle sospensioni.
Peculiare la presenza di due serbatoi del carburante completamente separati posti ai lati del baule posteriore: tramite un comando sul cruscotto si alimenta il grosso carburatore Holley prima con uno e poi con l'altro serbatoio. Sempre elevati i consumi: in media da 5 a 6 km con un litro.
Auto
01/10/2001
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L’AMBIZIONE DI ALEJANDRO
Una berlina lussuosa e potente, che “soffiasse” clienti a Jaguar e Mercedes: il costruttore argentino aveva idee grandiose, ma sopravvalutò la propria forza industriale e commerciale. Della vettura, che offriva una linea sportiva ed elegante, un motore affidabile e un buon telaio, furono costruiti appena 244 esemplari in 17 anni, dal 1971 al 1988. Nel […]
01/10/2001
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