Per molti è la “vera” Lamborghini: presentata come prototipo nel 1971, più avveniristica della Miura, una carriera di quasi diciott’anni con innumerevoli versioni, una linea spregiudicata disegnata da Marcello Gandini per Bertone, progettata da Paolo Stanzani, ma poi rivista negli anni anche da personaggi del calibro di Gian Paolo Dallara e Horacio Pagani.
Doppio successo. Una granturismo che ha il merito di essere riuscita a far sopravvivere la Lamborghini e a traghettarla dai complicati anni 70 verso la Diablo. Ma non solo, ha anche imposto nel mondo il concetto di sportivaall'italiana con la tipica forma acuneo. Sorprende ancora oggi sia per le prestazioni da sportiva tout court sia per la linea, con quelle caratteristiche (e per l’epoca rivoluzionarie) portiere che, incernierate sul davanti, si aprono ruotando verso l'alto, come le elitre di certi insetti: d'altronde questo coup de théâtre viene ripreso da Gandini proprio dall’Alfa Romeo Carabo (nome latino dello scarabeo), vero e proprio manifesto di stile da lui realizzato sempre per Bertone nel 1968. E pensare che la Countach ha rischiato di non vedere la luce: nel periodo della sua genesi, la Lamborghini stava infatti attraversando un periodo molto delicato dal punto di vista societario. Nel video sotto,abbiamo raccolto le preziose testimonianze di molti degli uomini dell’azienda di Sant’Agata Bolognese che raccontano il “dietro le quinte” di questa granturismo clamorosa. E che, ancora oggi, è una delle sportive più osannate della storia del Toro.