Presentata al Salone di Torino del 1978, la Lancia Megagamma anticipa le caratteristiche delle MVP (Multi-purpose Vehicle), modelli con una configurazione a metà tra monovolume e familiare che si affermeranno sul mercato dell’auto soltanto due decenni più tardi.
La storia dell’Italdesign, che nel 2018 festeggia i cinquant’anni dalla fondazione, è costellata di progetti arditi e rivoluzionari, prototipi dai contenuti innovativi sia sotto il profilo del design che della tecnica. Tra questi, quello della Lancia Megagamma – presentata quarant’anni fa al Salone dell’Automobile di Torino – occupa un posto a parte.
Ispirata al taxi che Giugiaro pensò per New York. Il progetto muove dall’esigenza di ottenere nuovi standard per quello che concerne la praticità d’utilizzo, il confort di marcia e la sicurezza per gli occupanti dell’abitacolo. Lo studio, che si riallaccia al programma del taxi commissionato due anni prima dal Museum of Modern Art di New York, esula dalle forme canoniche dell’automobile e si concentra su un’impostazione d’insieme inedita.
Sviluppo verticale. Partendo da un pianale e da una meccanica esistenti, quelli della Lancia Gamma, Giugiaro alza il tetto di 25 centimetri riuscendo, nonostante il taglio in lunghezza di circa 30 centrimetri, ad aumentare lo spazio a bordo per passeggeri e bagagli: è una prima, coraggiosa esplorazione di una frontiera che, negli anni a venire, diverrà terreno di conquista per diversi costruttori automobilistici (basti pensare ai traguardi raggiunti dalla Renault Espace e dalla più recente Fiat Multipla).
La bellezza pura cede il passo alla praticità. L’argomento della funzionalità vince su quello dello stile, che ignora i tratti caratteristici dei coevi modelli Lancia. Tuttavia, l’aspetto è gradevole, le proporzioni sono studiate con armonia, le superfici semplici, raccordate con un certo gusto. Non viene trascurata nemmeno l’aerodinamica: a dispetto di una sezione frontale molto più ingombrante rispetto a quella della berlina da cui deriva, la Megagamma riesce ad avere un coefficiente di penetrazione più che discreto grazie all’attenta profilatura del muso e del parabrezza.
Ergonomia prima di tutto. L’accesso a bordo e la discesa sono facilitati dal pianale piatto e rialzato, ora a filo del taglio delle portiere. L’eliminazione degli ingombri longitudinali dovuti al brancardo e agli organi di trasmissione facilita i movimenti nell’abitacolo, mentre lo spazio ricavato sotto consente di alloggiare il serbatoio e la ruota di scorta. Sedendosi al volante si nota la posizione avanzata della pedaliera, un accorgimento che consente una posizione di guida più eretta ed ergonomica. Notevole lo spazio per le ginocchia dei passeggeri posteriori, paragonabile a quello della coeva Mercedes 600, un’auto lunga oltre cinque metri e mezzo (la Megagamma è lunga appena quattro metri e trenta).
Nata avanti. Anche il quadro strumenti ha un’impostazione ergonomica: inserito in un blocco centrale, dispone ai lati di tutti i comandi e i pulsanti di servizio, azionabili senza staccare le mani dal volante. Due importanti novità si riscontrano anche nell’elettronica di bordo: la prima consiste in un dispositivo di memorizzazione realizzato dalla giapponese Emix Corporation e assolve la funzione di una vera e propria agenda elettronica (ricorda al conducente la scadenza della polizza assicurativa, la data dell’ultimo tagliando, ecc.); la seconda è il tetto trasparente scorrevole e apribile automaticamente con un’inclinazione che varia a seconda della velocità di marcia.