Poco meno di un secolo fa, il Vate risolveva l’annoso problema della fluidità di genere (automobilistico). Come? Mettendolo nero su bianco, in una lettera di ringraziamento al Senatore Agnelli.
E da allora l'automobile è in quota rosa. Auguri!
La data non c’entra niente con oggi. Nessuna ricorrenza precisa. Anche perché il Vate questa lettera al nonno dell’Avvocato, nonché fondatore della Fiat, il Senatore Giovanni Agnelli, la scrisse il 18 febbraio di 97 anni fa. Quello che importa, però, è il contenuto. La verità è che non s’inventa mai niente, quindi non bisogna sorprendersi se, rovistando negli archivi del Vittoriale degli Italiani, si scopre che già allora c'era un dibattito accesissimo sulla fluidità di genere… automobilistico. Il dubbio amletico era se l’auto fosse mezzo semovente (e quindi maschile) o macchina infernale (dunque femminile). Fu la Fiat 509, la prima “500” per tutti della Casa torinese, che Agnelli regalò a D’Annunzio, a far sentenziare al poeta abruzzese che ci si trovava di fronte a una vera signora. Da trattare coi guanti (possibilmente di pelliccia, visto il freddo che si pativa a starci al volante) e da non toccare manco con una rosa (per evitare di rovinare carrozzeria e tappezzeria). Attenzione però. Non bisogna fraintendere: la prima mimosa della giornata non va portata in garage, oggi. Ma consegnata all’altra dolce metà, perché non si ingelosisca quando a spasso condurrete la gommata e non la reggipettata. Mai fare affidamento sulla solidarietà femminile…
Ecco il testo della missiva dannunziana. Altro che biglietto di ringraziamento. Questo è un tema di filologia applicata. All'auto.
Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L'Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d'una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur.
Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano.
Per consacrare l'accertamento del genere masc. o fem., ormai determinato dalla novissima macchina, Mastro Paragon Coppella, orafo del Vittoriale, osa offerire alla Sua figliuola e alla Sua nuora questi infallibili talismani.
Le stringo la mano.
Il Vittoriale, 18 febbraio 1926
Gabriele D’Annunzio