Le concept car anni 90: le creazioni dei designer – parte 2
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09/12/2025 | di Andrea Paoletti
Le concept car anni 90: le creazioni dei designer – parte 2
Reinventare la mobilità urbana è un tema sempre più sentito. Fioriscono proposte di utilitarie, monovolume compatte e antenate delle Suv
09/12/2025 | di Andrea Paoletti

Gli anni 90 sono l’ultimo decennio in cui i listini dei principali marchi automobilistici offrono una varietà di modelli, carrozzerie e filosofie progettuali oggi letteralmente impensabili. Una situazione figlia anche della fantasia che i car designer riversano a piene mani nelle proposte che animano i vari Saloni, intercettando anche tematiche ambientali e nuove tendenze della mobilità a motore. Questo non significa che le belle auto tout court non ci siano: al contrario, da un lato si consolidano tendenze di design morbido e arrotondato, dall’altra si manifestano sterzate verso tagli più netti, nella costante ricerca di un dialogo tra passato, presente e futuro. I grandi carrozzieri continuano inoltre a cimentarsi con suggestioni legate ai grandi marchi e, allo stesso tempo, creazioni estemporanee e proposte provocatorie: il futuro dell’auto è ancora da scrivere.

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Pininfarina Honda Argento Vivo

Da concept car a fuoriserie ordinata in quattro esemplari dal Sultano del Brunei. Questo è stato il destino della spider realizzata per Honda da Pininfarina e presentata al Salone di Tokyo del 1995. Forme classiche, cofano lungo e proporzioni compatte sono trasportate nel futuro grazie a dettagli di ispirazione nautica e inserti in alluminio spazzolato, da cui il nome “Argento Vivo”. Era presente anche un tetto rigido retrattile ad azionamento elettrico, ma la cosa curiosa è che i quattro esemplari realizzati erano basati sulla meccanica della Mercedes-Benz SL73 AMG R129, dando vita a degli inconsueti ibridi nippo-tedeschi dal costo di oltre 1 milione di dollari l’uno.

Bertone Slalom

Salone di Ginevra 1996: per la prima volta Bertone si cimenta con uno studio su base meccanica Opel, nello specifico la Calibra 2.0 4WD. L’obiettivo è realizzare una variazione in chiave shooting brake a tre porte, valorizzando lo spazio a disposizione dei quattro passeggeri e al loro bagaglio e combinando comfort e dinamismo. Dal punto di vista stilistico, sulla Slalom sono presenti i classici temi del marchio, ovverosia l’intersezione tra volumi solidi e trasparenti, evidenti soprattutto nel frontale, dove la classica mascherina Opel viene avvolta dai gruppi ottici che poi si estendono per quasi tutta la lunghezza del cofano. Rimarrà allo stadio di prototipo.

Zagato Raptor

Sempre a Ginevra 1996 viene presentata una supercar su base Lamborghini Diablo, la Zagato Raptor. Non si tratta di una concept fine a sé stessa ma, su richiesta dell'allora capo del marchio modenese Mike Kimberley (ai tempi della Lotus, ispiratore del progetto Opel Omega Lotus), una vettura realizzabile in piccola serie. Tetto apribile a guscio, muscoli tesi, compatta, leggera e aggressiva, con la firma Zagato nelle doppie bolle, viene eletta "Best Concept" e dimostra anche l’evoluzione tecnologica che aveva permesso di realizzarla in meno di quattro mesi, grazie alla progettazione al computer con CAD e CAM.

Fioravanti Design Fiat Nyce

Il tema delle citycar ultracompatte è caldo nel 1996, quando viene presentata la Fiat Nyce, ideata da Fioravanti Design. Acronimo di “Natural young car (and) economical”, è un’utilitaria pensata per il tempo libero che anticipa il look delle crossover e sfoggia una carrozzeria trasformabile con un hardtop per l’inverno e un soft-top diviso in due parti per l’estate. Punta molto sulla praticità e modularità con sedili posteriori amovibili e un piano di carico in plastica lavabile, ma il dettaglio che anticipa i tempi (le troviamo sulle contemporanee Citroën Ami e Fiat Topolino) è il disegno identico delle portiere. Questo permetteva di contenere i costi, logica applicata anche a paraurti anteriore e posteriore.

Pininfarina Eta Beta

Nello stesso anno, vede la luce anche il terzo progetto sviluppato dalla Pininfarina con il CNR. Si chiama “Eta Beta” ed è una mini-monovolume ecologica con propulsione ibrida. Decisamente innovativa, prosegue il lavoro sui materiali inaugurato sulla Ethos e sulla Argento Vivo, sviluppandoli in un design estremamente funzionale, contenuto in 3,12 metri di lunghezza, che potevano arrivare a 3,32 metri grazie allo sbalzo posteriore telescopico. In questo modo poteva ospitare comodamente quattro passeggeri o due passeggeri con spazio aggiuntivo per i bagagli. Il cuore ibrido era composto dal quatto cilindri Fiat Fire 1108 cm³ con trasmissione sull’asse anteriore e da una coppia di motori elettrici a flusso assiale alloggiati all’interno dei cerchi ruota posteriori.

Pininfarina Metrocubo

Arriva nel 1999 al Salone di Francoforte la “Metrocubo”, una microcar ibrida dalla carrozzeria “a scatola” che si piega all’esigenza della massima abitabilità, arrivando ad ospitare cinque persone in circa 2 metri e mezzo. Il motore che alimenta le batterie è un bicilindrico Lombardini e l’autonomia è di 400 km, «moltissimi per una cittadina che difficilmente ne percorre più di un centinaio al giorno» scrivevamo all’epoca su Quattroruote. Molto originali poi le ruote di dimensioni diverse: posteriori più grandi per migliore la trazione, anteriori più piccole per rubare meno spazio all’abitacolo.

Italdesign Scighera

Nata nel 1997 e battezzata “Scighera” – come la nebbia che avvolge Milano e la sua storia automobilistica – l’Alfa firmata Italdesign è un omaggio ai modelli che avevano fatto epoca tra sport prototipo e granturismo. La base meccanica è quella della Alfa Romeo 164 ma le forme sono da supercar, con una carrozzeria in alluminio che si esalta soprattutto nel cofano, che sembra sbocciato dalla calandra. Prosegue al posteriore con un cofano voluminoso e ricco di prese d’aria, dentro al quale batte il classico 3.0 litri V6 qui arricchito da due turbocompressori per 400 CV di potenza. Come su altre concept dell’epoca, troviamo inoltre un tetto in vetro a goccia con i finestrini ad ali di gabbiano.

Bertone Alfa Romeo Bella

Ancora Alfa Romeo, nell’interpretazione di Bertone che viene svelata al Salone di Ginevra del 1999. Si chiama “Bella” e vuole proporre un design di rottura rispetto ai modelli del Biscione dell’epoca, tratteggiando una coupé 4 posti dalle forme slanciate e compatte (4460 mm di lunghezza) che, in parte, ripropongono quelle della Lancia Kayak, basate qui sulla meccanica dell’ammiraglia Alfa 166. La concept car è marciante (ospita il V6 Busso da 3.0 litri con 225 CV) ma è a livello stilistico che sorprende: i due sottilissimi fari anteriori a LED sembrano due incisioni e il parabrezza “a visiera” è untutt’uno con i finestrini, a loro volta incorniciati da portiere che comprendono anche una porzione di tetto.

Fioravanti Design F100

Per celebrare 100 anni dalla nascita di Enzo Ferrari, debutta al Salone di Torino del 1998 la F100, un esercizio stilistico di Fioravanti che unisce tradizione e avanguardia. Non si tratta di un modello funzionante, ma era prevista l’installazione di un motore V10 abbinato al cambio semiautomatico per animare una carrozzeria dominata dall’ampia e bassa calandra anteriore con fari al neon fortemente allungati, mentre al posteriore ci sono i classici gruppi ottici circolari. Il guscio vetrato che avvolge l’abitacolo integra anche le due prese d’aria, mentre i cerchi in lamiera stampata dal disegno aerodinamico erano realizzati dalla Fergat con tecniche e materiali speciali per contenerne il peso.

Pininfarina Rossa

Il decennio si chiude con un compleanno che Pininfarina (70 anni di attività) sceglie di celebrare realizzando una barchetta su base Ferrari. Si chiama “Rossa” e viene svelata al Salone di Parigi del 2000 come interpretazione moderna della Ferrari 250 Testa Rossa del 1958, utilizzando come base la Ferrari 550 Maranello. Una due posti scoperta a motore anteriore – visibile grazie ad una copertura in plexiglas come sull’antenata – che si fa notare per le linee molto pulite che le permetteranno anche di vincere il premio come “Concept Car of the Year”. Una curiosità: i gruppi ottici posteriori, in parte “annegati” nella carrozzeria e in parte in rilievo, saranno d’ispirazione per la Ferrari Enzo e per la F430.

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