Le concept car anni 90: quelle che ce l’hanno fatta
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24/11/2025 | di Andrea Paoletti
Le concept car anni 90: quelle che ce l’hanno fatta
Se nella maggior parte dei casi restano esercizi stilistici, in tanti altri anticipano modelli di serie, anche di successo
24/11/2025 | di Andrea Paoletti

Chissà quante volte, guardando una concept car esposta ad un Salone, abbiamo pensato: «Sarebbe bello se la facessero davvero». Affascinati da forme avveniristiche o sensuali reinterpretazioni di stilemi del passato, gli esemplari pensati per stupire e anticipare le tendenze del design di un marchio hanno spesso anticipato le versioni di serie. Del resto, da qualche parte l’ispirazione per le auto di produzione doveva per forza essere arrivata. Negli anni 90 – un decennio in cui si assiste ad un’esplosione di proposte – ci sono molti modelli, poi diventati se non iconici, perlomeno rappresentativi dell’epoca, che sono nati proprio da una concept. Interessante peraltro il fatto che in alcuni casi il risultato finale sia stato molto fedele alla proposta iniziale, legittimando un percorso stilistico a volte coraggioso. Abbiamo selezionato alcune di quelle secondo noi più significative.

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Audi TT Coupé Concept

Debutta al Salone dell'Automobile di Francoforte del 1995, lasciando spiazzati un po' tutti per il design allo stesso tempo futuristico ma che citava abbondantemente le Auto Union degli anni 30 e gli insegnamenti del movimento Bauhaus. L’Audi TT Coupé Concept vuole anche omaggiare nel nome lo storico Tourist Trophy, temeraria gara stradale sulle strade dell’isola di Man in cui i predecessori di Audi, ovvero NSU e DKW, gareggiarono con le loro motociclette. La vettura di serie definitiva sarà praticamente identica, con l’unica differenza nel profilo dei finestrini laterali, più estesi verso il posteriore.

Mercedes-Benz SLK Concept

Un anno prima, al Salone di Torino fa la sua prima apparizione una roadster compatta denominata SLK Concept. Quello che inizialmente sembra un esercizio di stile, che cita la leggendaria 300 SL con i “powerdome” sul cofano, si dimostra subito qualcosa di più serio, perché, tempo pochi mesi, al Salone di Parigi, ne arriva una seconda versione, questa volta dotata di interni dotati di ogni comfort e soprattutto l’innovativo tetto rigido ripiegabile. Solo i fari e la mascherina cambieranno sul modello di serie, ma forme e proporzioni generali sono già le stesse, quelle che ne decreteranno il successo sul mercato.

BMW Z1 Coupé Prototype

Rimaniamo in Germania perché nel 1991, con la Z1 Coupé Prototype, BMW aveva anticipato non poche tendenze che si sarebbero sviluppate concretamente alla fine del decennio. Viene considerata l’antenata della Z3 Coupé, tesi difficile da smentire viste le proporzioni generali, con il cofano allungato, i fari dallo sviluppo orizzontale e il design del posteriore, raccolto e rastremato. Allo stesso tempo però può essere considerata un’antenata delle Suv e Crossover, con la sua altezza da terra e le barre sul tetto.

Mercedes-Benz Vision A 93

Potrebbe sembrare un monologo teutonico, ma in effetti, abbinando pragmatismo a razionalità, il tempo trascorso per sviluppare una concept car da quelle parti si traduce spesso in qualcosa di concreto. Con la Vision A 93, ovviamente del 1993, Mercedes anticipa una vera rivoluzione per il marchio, ovvero lo sbarco nel segmento delle compatte. Le forme, soprattutto nel frontale, saranno in gran parte riprese sul modello di serie, così come l’impostazione a cuneo su carrozzeria monovolume, ma spariranno i gruppi ottici posteriori allungati verticalmente e i parafanghi posteriori a mezza ruota, oltre che la troppo costosa carrozzeria in alluminio.

Alfa Romeo Proteo

In questo caso non c’è una linea diretta tra concept car e auto di produzione, in quanto la Proteo, presentata nel 1991 e basata sulla 164, nella sua impostazione tecnica e come modello, è rimasto unico. Del resto, con 4 ruote motrici e sterzanti e il padiglione scomponibile e retrattile che la trasformava da coupé a spider al semplice tocco di un bottone, era un vero laboratorio tecnologico. Il suo design però, opera del Centro Stile Alfa Romeo guidato all’epoca da Walter de Silva, è stato ben più che un’ispirazione per la successiva GTV e Spider, auto che però, meccanicamente erano totalmente diverse.

Porsche Boxster

Ci tocca tornare in Germania, perché, sempre per il concetto già espresso, anche in questo caso dalla concept all’auto di produzione ci passa il tempo di un battito di ciglia, anche se durato 5 anni. Riaperti gli occhi però, ci si rende conto che, nel caso della Porsche Boxster Studie, le formesvelate per la prima volta al Salone di Detroit del 1993 – sono rimaste sostanzialmente identiche nella Boxster di serie. Tra le differenze più evidenti, gli indicatori di direzione posizionati in basso al posto dei fendinebbia che hanno chiaramente trovato una posizione più consona.

Lancia Dialogos

Siamo nel 1998 e la Lancia anticipa con la Dialogos, una nuova generazione di berlina di classe, come da tradizione del marchio. La K aveva deluso i Lancisti e la necessità di un rilancio, passava per un ripensamento concettuale e stilistico: ecco perché la Dialogos punta su forme antiche, con echi anni 50 e tocchi Art Deco nei dettagli cromati e nell’abitacolo. L’auto di serie, che prenderà il nome di Thesis, sarà estremamente fedele alla concept e, sebbene portatrice di importanti innovazioni tecnologiche, avrà una vita travagliata almeno quanto la K e finendo per essere l’ultima creazione del glorioso marchio torinese in questo segmento.

Volkswagen Concept One

Anche Volkswagen si cimenta con l’esercizio “retro” e – con grande coraggio – decide di riproporre una versione aggiornata di un vero e proprio mito. La Concept One, presentata al Salone di Detroit del 1994 è in pratica il Maggiolino degli anni 90: forme e proporzioni ricordano inequivocabilmente il primo storico modello di Wolfsburg anche se qui la meccanica è quella della Polo con motore e trazione anteriore. Il successo è immediato e quando entra in produzione, nel 1998, esteticamente è praticamente identica, salvo il tetto panoramico in vetro e le due prese d’aria sul paraurti anteriore. La meccanica però sarà quella della Golf.

Dodge Viper RT/10 Concept

Che una supercar superi la fase di concept car per tradursi in un’auto reale sia molto più difficile lo dimostra la percentuale di esse effettivamente realizzate. Sognare non costa niente, trasformare prototipi in vetture destinati a piccoli numeri richiede le spalle grosse: per questo motivo il caso della Dodge Viper RT/10 Concept vale la pena di essere citato. Siamo nel 1989, al Salone di Detroit e gli occhi di tutti sono puntati su una bassa, muscolosa e appariscente auto dal nome provocatorio che fa il verso alla mitica AC Cobra. Seguiranno altre due versioni, la VM-01 e la VM-02 e a quel punto (viene anche installato il V10) il dado è tratto e la versione di serie entra in produzione, con modifiche minime, concentrate soprattutto sulla forma del parabrezza.

Eco-Sprinter Concept

Da un estremo all’altro: anche la microcar per eccellenza, l’auto che ha stravolto il concetto di mobilità urbana, ovvero la Smart, ha un’antenata che, dalle forme di concept car si è evoluta fino alla forma finale. La prima volta che viene mostrato il progetto MCC (Micro Compact Car) è nel 1996, ma già nel 1993 era stata realizzata in due versioni, coupé – con motore elettrico e trazione anteriore e denominata Eco-Sprinter – e roadster, con motore termico e trazione posteriore, chiamata Eco-Speedster. Le forme sono quelle inconfondibili della due posti regina dei parcheggi in città e, anche se i cambiamenti saranno abbastanza evidenti, la strada era stata tracciata.

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