Il boom economico italiano coincide con il salto di qualità della carrozzeria Zagato di Milano. Da atelier semi-artigianale, acquisisce una dimensione industriale grazie alla partnership con Lancia, che inaugura gli anni Sessanta con le magnifiche Flaminia Sport e Super Sport.
Su Ruoteclassiche di marzo potete leggere le impressioni di guida della Triumph TR3 del 1958 guidata da Marcello Mastroianni nella “Dolce Vita” di Federico Fellini, uscito nel ’60. Per quanto sublime, era “solo” cinema. Nella vita vera, i gusti di Mastroianni erano a un altro livello. Decisamente superiore: amava le opere d’arte e le Lancia, meglio se Sport e con il fregio della Z saettante sulla scocca. Ogni volta che poteva, passava a Milano da Zagato per ordinarne una nuova. Cosa che ai tempi, insieme alle opere d’arte, aveva dato vita a un amichevole “batti e ribatti” di fuoriserie con lo stesso Fellini. C’è una foto piuttosto nota di Mastroianni nel cortile della Zagato, mentre posa accanto alla sua Lancia Flaminia Super Sport nuova fiammante, personalizzata in marrone testa di moro al posto del blu Mendoza originale. Già, perché anche se appartenevano alla stessa serie, parecchie Lancia Zagato facevano la differenza nei dettagli e nell’allestimento. Ogni cliente voleva coniugare con il proprio stile l’eleganza e la marcata sportività tipici della carrozzeria milanese.
Sport con la Z maiuscola. Il successo della versioni della Lancia Appia GTE Sport e della Flaminia Sport, sull’onda di progetti nati alla fine degli anni Cinquanta, fu decisivo per la Zagato. Da semplice carrozzeria, Elio Zagato decise di mettere la marcia più alta e costruire un nuovo e più moderno stabilimento. Da Milano a Terrazzano di Rho, a un litro di benza dalla nuova sede dell’Alfa Romeo di Arese. Erano anni di trasformazione e il boom economico impose il passaggio da una dimensione tipicamente artigianale a una produzione di tipo semi- industriale, di cui sarà l’artefice Gianni, fratello di Elio. La missione era sempre più quella di studiare carrozzerie speciali da montare in serie su meccaniche e interni di modelli stradali, forniti direttamente dai Costruttori. Grazie al legame di amicizia con Alberto Ascari, che lo introdusse alla Lancia, Elio Zagato riuscì a inserire nel listino della Casa di Chivasso le versioni “Sport”, termine riservato in esclusiva alla carrozzeria milanese. La collaborazione con il professor Antonio Fessia, capo dell’ufficio tecnico e poi direttore generale Lancia, durerà otto anni durante la gestione di Carlo Pesenti. Mentre la “Dolce Vita” si aggiudicava una Palma d’Oro a Cannes e un Oscar, la Zagato consolidava la sua clientela d’élite, composta da conoscitori ed esteti che esigevano un’auto sportiva, funzionale, comoda e di distinzione. Non a caso, il responso delle prove di guida di Auto Italiana e delle altre riviste dell’epoca si soffermava più sulla facilità e la stabilità di guida, sulla morbidezza (anche eccessiva) delle sospensioni, la visibilità e la manovrabilità del cambio, più che sulla prestazione pura.Chi cercava una Zagato non era necessariamente un pilota: le Lancia erano sportive stilizzate per arrivare primi in via Veneto.
Lancia Flaminia Sport. Fu la vera attrice dell’Italia della “Dolce Vita” raccontata da Fellini, visto che i primi esemplari di pre-serie comparvero ai Saloni di Torino ’58 e Ginevra ’59. La Sport con la Z saettava più forte: rispetto alla berlina, il motore 6 cilindri Lancia dichiarava 119 cv (contro i 102 della berlina), passo accorciato, velocità massima di 190 kmh, contro i 160 della berlina, i 170 della versione Coupé affidata a Pininfarina e i 180 della Coupé GT della Carrozzeria Touring. L’allestimento della prima serie punta a migliorare il comfort di guida e la tenuta di strada, grazie ai dettagli degli interni maggiormente curati, i freni a disco Dunlop e l’ammortizzatore di sterzo idraulico, che riduceva gli scuotimenti al volante. Ai primi di gennaio del 1962, i 152 esemplari della prima serie 1959-61 lasciano il posto alla seconda Flaminia Sport 3C, dotata di 3 carburatori doppio corpo Weber sincronizzati che aspirano l’aria da un unico filtro. La pompa della benzina passò da meccanica a elettrica e ne beneficiarono le prestazioni, con la potenza massima che saliva da 119 a 140 cv. Una decina di cavalli in più arrivò con la 3C Sport 2.8, presentata al Salone dell’automobile di Francoforte nell’autunno del 1963. La cilindrata di 2774,83 cc del monoblocco in alluminio fu ottenuta aumentando l’alesaggio dei cilindri da 80 a 85 mm. Al di là della potenza e della velocità massima, che restava intorno ai 200 kmh, la guida della Sport 3C 2.8 diventò più godibile ed elastica grazie alla ripresa, migliorata dal sensibile aumento della coppia.
Il colpo di Spada. La svolta della Zagato si “vide” anche grazie al giovane Ercole Spada, che fu responsabile del design fino all’arrivo della Fiat nel 1969. Il segno della Z fu evidente già sulla prima Lancia progettata nel decennio, la Flaminia Super Sport. La linea era più filante della precedente, con il frontale più inciso dalla presa d’aria profilata sul cofano abbassato di 6 cm e l’alloggiamento rastremato dei fari, con cornice cromata. A fare la differenza anche il colpo di Spada sulla coda: tronca, secondo gli studi dell’ingegnere tedesco Wunibald Kamm. Pur essendo meno drammatica rispetto alla contemporanea Alfa Romeo Giulia TZ, ne aggiornava la silhouette migliorandone l’aerodinamica. Il V6 a 60° della Super Sport con i nuovi carburatori Weber accentuò le prestazioni erogando 152 cv. Così per la prima volta una Lancia stradale superava il fatidico muro dei duecento orari - 210 kmh per l’esattezza. Un’altra prerogativa della Super Sport stava nel primato di utilizzo di lega leggera nella produzione italiana di serie in quel periodo, quasi il 25% del peso complessivo, con 215 kg nella meccanica e 95 kg nella scocca. Costruita in 150 esemplari in due anni, la Super Sport anticipò alcune delle caratteristiche di design sviluppata nelle Zagato della seconda metà dei Sessanta, a cominciare dalla Lancia Fulvia Sport. L’ultima delle Flaminia con la Z saettante rimarrà in listino fino al novembre del 1968, mentre il rapporto della carrozzeria milanese con la Lancia resterà attivo per tutti i Settanta con la più “geometrica” Beta Sport Spider Zagato.