Si è svolto dall’8 al 10 ottobre il raduno “Io amo il mare dell’Umbria” organizzato dal Registro Italiano Porsche 911 e 912.
Lo slogan ideato dall’agenzia Armando Testa per chiamare a raccolta i fedelissimi della Cavallina di Zuffenhausen è volutamente provocatorio, come sappiamo in Umbria non c’è il mare ma, nel “Cuore Verde d’Italia” le cose da vedere e da scoprire non mancano di certo. Il sodalizio porschista in terra umbra porta la firma del Registro Italiano Porsche 911 e 912, che ha orchestrato un evento in cui il programma era da scoprire giorno per giorno, o meglio sera dopo sera.
Infatti, i soci del Registro hanno ricevuto l’invito alla partecipazione al Raduno con una sola indicazione: Venerdi 8 Ottobre, dalle ore 15,00 incontro all’ Hotel Bramante di Todi. Stop. Il percorso per il giorno seguente è stato annunciato in serata e così è stato sabato sera, in vista del tour domenicale.
L’avventura in questa straordinaria regione è iniziata così, con l’intento di far conoscere i borghi umbri meno noti ma dalla straordinaria bellezze.
Venerdì 8 ottobre. Il raduno è entrato nel vivo venerdì sera, con una passeggiata dopo cena. L’idea era di fotografare soltanto la suggestiva chiesa di Santa Maria della Consolazione che di notte è completamente illuminata: sito all’esterno delle mura duecentesche di Todi, è un luogo di culto noto a livello internazionale per essere uno degli edifici più rappresentativi dell’architettura rinascimentale. Ma, preso dall’entusiasmo, il gruppo di appassionati ha optato per una visita del centro storico, dove è stato accolto da uno spettacolo imprevisto: le prove degli sbandieratori al rullo dei tamburi in vista dei festeggiamenti per la “Disfida di San Fortunato”, che avrebbe avuto inizio nella giornata successiva.
Sabato 9 ottobre. La visita “ufficiale” a Todi è iniziata il mattino seguente, quando la guida Alberto, ha accompagnato il gruppo per le vie del paese. Appassionato d’arte, Alberto ha incantato tutti i presenti con le sue descrizioni puntuali e appassionanti.
Ecco quindi il Duomo, la Chiesa di San Fortunato e poi il Parco di Beverly Pepper, inaugurato nel 2019: il primo parco monotematico di scultura contemporanea in Umbria. Qui sono esposte sculture monumentali, immerse in un percorso naturalistico-urbano che si snoda tra le mura medievali della città e collega il Tempio di Santa Maria della Consolazione al centro storico.
“Questo non è il parco di Beverly Pepper ma il parco dei tuderti, con la speranza che la comunità tuderte sia sempre più aperta a guardare oltre quello che si vede. Spero che abbia sempre più immaginazione e creatività, che non resti ancorata alla storia ma la sposi creando pagine nuove di bellezza. Auspico sempre più coraggio”. Scrive l’artista statunitense nella dedica alla sua città di adozione, Todi, e ai suoi abitanti.
Nel cuore della Valnerina. A mezzogiorno si sale in auto: le 911 avviano i motori, è tempo di ripartire! C’è un’ora di strada per raggiungere il Borgo dell’Ulivo a Trevi, la location per il pranzo. Qui, il fido Alberto accoglie nuovamente il gruppo. Appuntamento alle 15 in Piazza Garibaldi per visitare il centro storico e il complesso Museale di San Francesco. E, dopo il commiato, la carovana prosegue alla volta di Scheggino: un piccolo borgo nel cuore della Valnerina attraversato dal fiume Nera, famoso per il rafting. Questa volta non c’è tempo ma potrebbe essere un’idea per il prossimo raduno.
Lungo la strada si fa ammirare il maestoso “Olivo di Sant’Emiliano”, un ulivo secolare di 1700 anni con nove metri di circonferenza e cinque di altezza. Un vero e proprio monumento locale.
Il buen retiro. A Scheggino, il Comune ha concesso la sosta delle Porsche in Piazza Carlo Urbani, che non mancano di farsi ammirare dai passanti. Intanto gli equipaggi visitano il borgo e il famoso “Museo del Tartufo Urbani “. Dal 1852 Urbani è considerato, ben a ragione, il punto di riferimento mondiale nel settore del tartufo.
Il Sole sta per calare ma c’è ancora da affrontare ancora l’ultima tappa. La carovana riparte in vista della cena e del pernottamento, presso l’Abbazia di San Pietro in Valle: qui le vetture saranno parcheggiate nell’ex-orto dei monaci, ad ogni vettura viene “assegnato” un ulivo. Oggi l’Abbazia è un’elegante Dimora di Charme con le camere, adorne di camini, mensole e nicchie, affacciate sul chiostro. Un tempo queste erano le celle dei frati ed è curioso pensare di soggiornare in luogo così ricco di storia.
I tesori dell’Abbazia. La domenica mattina alle 9,30 si aprono le porte delle Chiesa dell’Abbazia: all’interno si possono ammirare di varie epoche, tra cui sei sarcofagi romani del III/IV sec. oltre a materiali di reimpiego romani, longobardi e carolingi con cui era costruito l’originario edificio. Di inestimabile valore il Paliotto d’Altare Longobardo di “Ursus Magester” e il ciclo di affreschi Romanico della metà del XII sec. nella navata, raffigurante le storie dell’Antico e Nuovo Testamento. Al termine della visita, tutti pronti per l’ultima tappa, a oltre 600 metri di altitudine, Rasiglia: un luogo sospeso nel tempo.
Rasiglia, città sospesa. La sua ragion d’essere è l’acqua. Tutto l’abitato ruota attorno alla fragorosa sorgente di Capovena e si dispiega, secondo la disposizione naturale, ad anfiteatro come borgo della rocca. Quest’ultima, ancora forte del suo antico ruolo, sovrasta con la sua altezza le costruzioni, strette e vicine tra loro. Dall’alto si scorgono un molino, una gualchiera e alcune case: erano di proprietà dei Trinci che, sfruttando la preziosa presenza dell’acqua, avevano dato vita alle attività su cui, per secoli, si è basata la vita dell’intera comunità.
A Rasiglia ogni percorso è scandito dall’acqua. Il borgo oggi attira molti turisti (ogni domenica si stimano circa 5.000 presenze) e, anche qui, l’ingresso nel cuore del borgo è stato garantito dalla Polizia Municipale. A quasi 25 anni dal tragico terremoto del 1997, la sfida dei 50 residenti per fare rinascere la “Piccola Venezia dell’Umbria” è stata vinta: Rasiglia è diventata una località apprezzata, immersa in un paesaggio da sogno con i ruscelli che passano vicino alle case, il verde e la tipica disposizione del borgo medievale.
E con il ricordo indelebile di Rasiglia i partecipanti si sono accommiati, con una promessa: rivedersi l’anno prossimo per “Io amo il mare dell’Umbria”, parte seconda.
Paola Carresi