L’incredibile storia della Ferrari 250 GTE della Polizia - Ruoteclassiche
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04/05/2024 | di Redazione Ruoteclassiche
L’incredibile storia della Ferrari 250 GTE della Polizia
La squadra mobile di Roma può vantare di avere avuto nel suo autoparco una vettura del Cavallino del 1962. Oggi al centro di una querelle tra l'attuale proprietario, il ministero della Cultura e il Tar di Brescia
04/05/2024 | di Redazione Ruoteclassiche

Dici Ferrari e, nell’immaginario collettivo, la mente corre ai bolidi rossi della Formula 1 o alle gran turismo più affascinanti. Dici Ferrari e, per un poliziotto, il cuore batte per quella 250 GTE 2+2 del 1962 che, in aggressiva livrea nera, fu in flotta alla Squadra Mobile di Roma. Sì, perché, caso probabilmente unico al mondo, la Polizia di Stato può vantare di aver avuto nel suo autoparco una vettura del Cavallino e non come auto di mera rappresentanza bensì come autorevole e temuta pantera, in pieno impiego operativo!

A colpi di carte bollate. Quella 250 GTE è oggi al centro di una querelle che ha per protagonisti il ministero della Cultura, il Tar di Brescia e il notaio Luigi Zampaglione, collezionista che di quella vettura è il regolare proprietario da circa una decina di anni. La questione, salita alla ribalta delle cronache nazionali, è abbastanza lineare pur in presenza di numerosi passaggi. Battuta all’asta dal ministero dell’Interno nel 1972, in un lotto che comprendeva anche altre vetture e valutato circa 2.500.000 lire, la Ferrari fu acquistata da collezionisti privati che l’hanno tenuta per quarant’anni e poi rivenduta appunto al notaio. In pratica, ora Zampaglione sta valutando di impugnare la recente sentenza del Tar bresciano che ha ribadito il carattere di “bene di interesse culturale eccezionale della Nazione” della Ferrari e che, di fatto, limita la possibilità di iscriverla a competizioni o semplicemente di viaggiare all’estero con l’auto, stabilisce vincoli di custodia e vigilanza e, come intuibile, restringe le possibilità di vendita della vettura.

Lo stop imposto dal Ministero. Risale alla fine del 2021 la pronuncia favorevole alla richiesta del Ministero della Cultura che, per prima, aveva sancito il vincolo dell’interesse nazionale. Il Dicastero, venuto a conoscenza dell’intenzione del proprietario di vendere la 250 GTE, si era attivato per stoppare ogni possibile velleità. Una vicenda tra il burocratico e il surreale, considerando le numerose occasioni pubbliche in cui la Ferrari in divisa era stata visibile, sia prima sia dopo l’acquisto da parte di Zampaglione. Basti pensare che per oltre un decennio l’auto aveva fatto bella mostra di sé al Museo delle Auto della Polizia di Stato, a Roma. Oppure al giro d’onore svolto nel 2017 all’autodromo di Monza, in apertura del GP d’Italia di Formula 1 o alla presenza in uno dei recenti Vinitaly, testimonial in divisa dell’italianità. Elementi oggettivi che hanno spinto il notaio Zampaglione, che è anche presidente della Scuderia Mirabella Mille Miglia, a chiedersi perché, anziché ricorrere al vincolo, nessun soggetto istituzionale abbia dichiarato l’interesse ad acquistare la sua Ferrari.

240 cavalli con la divisa! E dire che di motivi ce ne sarebbero. Dal 1962, per circa dieci anni, la 250 GTE, spinta da un dodici cilindri da 2.953 cc in grado di erogare 240 CV, fu indiscussa protagonista a quattro ruote della lotta alla delinquenza capitolina. Con il numero di telefono 555.555 ben in evidenza sulle portiere, quello della Mobile di Roma, la Ferrari con il telaio 3999 e la targa “Polizia 29444” era uno spauracchio anche per i malavitosi più incalliti.

A scuola guida in Ferrari. L’impiego operativo della vettura disegnata da Pinin Farina, lo stilista delle Ferrari per eccellenza, si lega anche al nome del brigadiere Armando Spatafora, il più noto driver in divisa. Nato a Siracusa nel 1927, assieme a tre colleghi della Mobile romana fu a Maranello per frequentare un corso di guida specifico per la 250 GTE. Condotta con entusiasmo e professionalità da Spatafora, divenuto poi maresciallo, l’auto fu protagonista d’inseguimenti - a volte un pochino romanzati nelle cronache dell’epoca, ma era strategia anche questa - che la imposero nell’immaginario collettivo e nella memoria.

Back to home? Neppure la Ferrari stessa, ho dichiarato Zampaglione a “Il Giorno”, ha mostrato interesse ad acquistare la vettura. Una soluzione che, forse, potrebbe essere la conclusione più logica e romantica. Quello che è certo, invece, che la vicenda sembra essere soltanto alle sue battute iniziali e destinata ad avere presto ulteriori sviluppi.

Emanuele Mùrino

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