Un’altra conferma dell’edizione 2022 di Best in Classic è il supporto di Eberhard & Co. Italia: nel dna della prestigiosa Maison orologiera ci sono gli stessi valori del mondo delle auto classiche. Ne parliamo con l’ad, Mario Peserico.
Perché Eberhard & Co. ha scelto di confermare la partnership con l’iniziativa Best In Classic?
Eberhard da sempre è stata legata al mondo dei motori, in varie forme. Una di queste, il legame storico con Nuvolari, possessore negli anni 30 di un nostro orologio, ha fatto sì che iniziassimo a seguire dai primi anni 90 il mondo delle auto storiche. Lo abbiamo fatto con la presenza costante in tanti eventi e manifestazioni, il cui compendio oggi ci sembra essere Best in Classic che rappresenta il riassunto di tutto quanto accade
in un anno di motorismo storico con l’esperienza e la competenza di Ruoteclassiche e di Editoriale Domus che hanno tra l’altro, come noi, una storia di indipendenza, appartenenza familiare e che hanno sempre dato priorità ai contenuti.
Come vede il motorismo storico oggi?
Credo questo sia uno degli aspetti più interessanti dell’essersi legati a questo mondo: aver visto cambiare il pubblico di appartenenza che si è ringiovanito acquisendo quei valori di cui parlavamo. Oggi assistiamo a una presenza di concorrenti e appassionati tra i quali l’età media è calata visibilmente, parecchie gentlewomen drivers e un allargamento senza precedenti del bacino di utenza.
Cosa succederà se verranno banditi i motori termici?
Premetto che spero questo non accada perché allo stato attuale in termini di infrastrutture di ricarica e di produzione dell’elettricità nulla giustifica questo passaggio che considero politico e di facciata e inoltre i diesel di ultima generazione sono a bassissime emissioni. Detto questo ritengo che l’auto storica non solo rafforzerà il valore di “bene rifugio”, ma aiuterà a tenere viva quella passione per la meccanica che l’elettrico e
l’elettronica in futuro mineranno.
Si potrebbe fare di più per preservare questo mondo di passione?
Sono dell’idea che le passioni vengano il più delle volte trasmesse all’interno delle famiglie di generazione in generazione. Se questa manca è chiaro che diventa più complicato entrare in contatto con persone che non condividono questo interesse. È necessario quindi divulgare, comunicare, sostenere attraverso tutti i canali possibili. E non lo dico pensando egoisticamente a un mondo a cui Eberhard & Co. è legata, ma alla necessità di preservare un complesso di valori.
Perché un marchio come Eberhard & Co. è così vicino al motorismo classico?
Per tramandare un patrimonio di conoscenze, di artigianalità, un know how che da 135 anni si accresce e continuare a far vivere filiere di manualità e tecnicalità che l’avvento di prodotti connessi rischia di far dimenticare. Inoltre è ormai dal ’91 che produciamo una collezione per noi estremamente importante, quella dedicata a Tazio Nuvolari, universalmente riconosciuto come il mito automobilistico degli anni 30 e 40. Nel legarci a lui e a questo mondo siamo stati certamente pionieri.
Lei è un pronipote di Ascari, ha ereditato da lui anche la passione per le automobili e la velocità?
Impossibile sfuggire a questa passione, pur non avendolo mai conosciuto. In famiglia è stata una memoria che ritornava nei racconti di mia nonna, che ne era cognata, e poi con la frequentazione con suo figlio Tonino. Guidare auto (e moto) è sempre stata una grandissima attrazione, anche grazie alla condivisione di tanti momenti con Miki Biasion, amico e ambassador di Eberhard è diventato ancora più emozionante.