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L’UOVO DI COLOMBO

Motore posteriore (e trasversale), masse vicine al baricentro, telaio compatto. Per il progettista Giochino Colombo questa formula prometteva solo vantaggi, eppure nessuno ci aveva pensato prima, tranne Auto Union, Alfa Romeo e Cisitalia. Corse solo una volta. A Reims nel ’56.

Alla fine del ’53, il costruttore milanese Giochino Colombo, padre dell’Alfa Romeo “Alfetta”, raccolse la sfida lanciatagli da Roland Bugatti, figlio di Ettore: realizzare una Bugatti di F.1, la “Type 251” a otto cilindri di questo servizio, per risollevare le sorti della Casa.

La gestazione del progetto fu lunga: Colombo proponeva soluzioni innovative, come le ruote indipendenti all’avantreno, mentre Roland sosteneva scelte conservatrici, per esempio una sospensione ad assale rigido De Dion, poi adottata. Ma la soluzione più interessante della “251” fu l’utilizzo di un motore centrale trasversale. Auto Union, Alfa Romeo e Cisitalia avevano già sperimentato il motore alle spalle del pilota, ma sempre longitudinale, un alloggiamento incompatibile con il passo corto della “251”.

Il telaio, in tubi d’acciaio, era a struttura rettangolare con due longheroni e quattro traverse, i radiatori di acqua e olio erano montati all’anteriore. Il motore era costituito da due blocchi di quattro cilindri accoppiati e indipendenti, l’alimentazione era assicurata da quattro carburatori, il cambio a cinque marce e sincronizzazione tipo Porsche era parallelo al motore e i quattro serbatoi in lega leggera erano laterali, tra gli assi delle ruote; ogni freno era costituito da un disco dal bordo a profilo conico in alluminio sul quale agivano quattro ceppi.

La “251” fu collaudata nel maggio del 1955 sulla pista dell’aeroporto di Hentzheim, presso Strasburgo: subito emersero problemi di freni e di tenuta di strada. Urgevano modifiche, ma poiché Colombo considerava prematura la partecipazione della “251” al campionato, dal maggio del ’56 la responsabilità dello sviluppo passò ad altri.

Roland volle a tutti i costi farla debuttare al G.P. di Francia ’56, a Reims. Durante le prove il pilota Maurice Trintignant ottenne risultati assai modesti: la vettura era poco potente e aveva problemi di stabilità in curva. In corsa un problema al comando dell’acceleratore costrinse Trintignant al ritiro. Fu la prima e unica corsa dell’ultima Bugatti da gran premio.

Motore 8 cilindri in linea (due gruppi di 4 accoppiati), monoblocco in elektron, canne cilindri riportate, testata in lega leggera – Cilindrata 2430 cm³ – Alesaggio 75 mm – Corsa 68,8 mm – Rapporto di compressione 12,5:1 – Potenza 265 CV a 7500 giri/min – Doppio albero a camme in testa, presa di forza centrale, 2 valvole per cilindro – Quattro carburatori doppio corpo 42 mm – Doppia accensione a magneti – Lubrificazione a carter secco.
Trasmissione Motore e cambio centrali trasversali – Cambio a 5 marce, 1ª non sincronizzata – Differenziale in blocco alla scatola cambio – Frizione a 5 dischi a secco – Pneumatici Pirelli 17×6.00.
Telaio A traliccio tubolare – Sospensioni anteriori tipo De Dion – Gruppo molla elicoidale e ammortizzatore telescopico coassiale, biellette – Puntoni longitudinali di reazione – Sospensioni posteriori tipo De Dion – Quattro serbatoi carburante laterali, due da 70 litri, uno da 30 e uno da 36 litri – Freni a disco con 4 ganasce e sistema di ventilazione centrifuga, circuito idraulico, comando meccanico.
Dimensioni e peso Passo 2200 mm – Carreggiata anteriore 1300 mm – Carreggiata posteriore 1280 mm – Lunghezza 3800 mm – Larghezza 1480 mm -Altezza minima 980 mm – Peso a vuoto 750 kg.

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Categorie: Auto
Tags: bugatti
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