Affilata, agile e dall’aria vagamente esotica, la Maserati Biturbo Spyder si configurava come una proposta ancora più raffinata ed elegante della Biturbo coupé. Come era avvenuto per altre convertibili italiane, la versione a cielo aperto della Biturbo venne indicata con la nomenclatura Spyder con la “y” al posto della i, giusto per sottolinearne l’esotismo.
La Maserati Biturbo è tra i modelli più controversi della Casa del Tridente, voluta fortemente da Alejandro De Tomaso per aggredire la parte “bassa” del mercato delle auto di lusso era una GT dalle performance di alto livello, dai costi relativamente abbordabili e con un allestimento molto elegante. Scontò inizialmente una scarsa affidabilità, molti dei problemi erano legati alla qualità dei componenti: risultato di una rapida espansione dei volumi di produzione, inusitati per un marchio dalla vocazione artigianale come Maserati. Nonostante tutto la Biturbo si è rivelò un successo, divenendo uno dei modelli più venduti e longevi del marchio. L’intuizione giusta fu quella di creare una gamma composta dalle varianti coupé, berlina e spider.
Una linea di produzione articolata. La produzione delle Maserati Biturbo era piuttosto articolata: per le coupé e berlina si divideva tra Modena e Milano Lambrate (presso la Innocenti), mentre per la Spyder carrozzeria era realizzata da Zagato, a Terrazzano di Rho (Mi), con l’assemblaggio che avveniva a Torino. Le vetture venivano ultimate a Modena con l’aggiunta della meccanica.
Un atteso ritorno. Zagato era la stessa azienda che aveva curato lo stile della Maserati Biturbo Spyder: un ritorno storico, in quanto era la prima Maserati disegnata dall’atelier milanese dopo la A6G/2000 degli anni 50 e la prima cabriolet dai tempi della Ghibli. La proposta iniziale prevedeva una configurazione quattro posti, strettamente derivata dalla coupé di produzione e venne svelata al Salone di Torino del 1982. Per il modello di serie si optò invece per una 2+2 con due sedute di fortuna e schienale abbattibile: questa soluzione permise di ottenere un volume di carico maggiore rispetto alla coupé, una bella comodità per chi intendeva fare lunghi viaggi a cielo aperto…
Passo corto. La Spyder definitiva venne presentata esattamente due anni dopo, al Salone di Torino nel 1984. La Maserati Biturbo Spyder venne realizzata su un telaio dal passo ridotto a 2.400 mm in luogo dei 2514 mm della Biturbo coupé. Sulla stessa base venne sviluppata successivamente la Maserati Karif, un modello dalla forte vocazione sportiva dotato di hardtop fisso.
Stessa tecnica. La Maserati Biturbo Spyder venne offerta inizialmente in 2 motorizzazioni, le stesse della coupé, ovvero il 2 litri (AM 452) e il 2,5 litri “export” (AM 453). In quegli anni in Italia vigeva ancora l’Iva “pesante” al 38% per le auto con cilindrate superiori ai 2000cc per questo motivo anche la motorizzazione di base mantenne una cavalleria piuttosto elevata: 180 CV, di poco inferiore ai 192 CV della 2.5. In entrambi i casi il motore era un V6 bialbero con alimentazione a carburatore e due turbocompressori, mentre dal 1986 anche la Maserati Biturbo Spyder beneficiò dell’iniezione.
Aria di novità. A distanza di un anno rispetto agli altri modelli, nel 1989 la Maserati Biturbo Spyder venne sottoposta ad un restyling: calandra smussata, paraurti più robusti, specchietti retrovisori aerodinamici e ruote da 15″. Come le Biturbo, il motore dei modelli per l’esportazione crebbe di cilindrata, 2,8 litri con tre valvole per cilindro erogava 250 CV. Il motore 2 litri poteva contare su una potenza di 223 CV A richiesta divenne disponibile anche un cambio automatico a quattro marce. Un importante novità tecnica fu l’introduzione di turbocompressori e intercooler raffreddati ad acqua che implementarono notevolmente l’affidabilità rispetto ai modelli precedenti.
Nuovo look. Nel 1991 parallelamente al rinnovamento dell’intera gamma in occasione del secondo lifting, venne presentata la terza serie (Spyder III). Il restyling operato da Marcello Gandini prevedeva cofano e calandra di nuovo disegno, fari ellissoidali in alloggiamenti in tinta con la carrozzeria, uno spoiler alla base del parabrezza, paraurti più estesi e nuovi cerchi da 16” a sette razze. Tutte le Spyder III erano equipaggiate con un differenziale autobloccante “Ranger”. Il motore V6 da 2 litri era disponibile nella variante 24 valvole, in questo caso la potenza saliva a 245 CV, così equipaggiata la Maserati Biturbo Spyder toccava i 230 km/h. A differenza degli altri modelli le Spyder III con motore 2.8 litri erano proposte solo in configurazione a 3 valvole per cilindro, mentre le varianti 24 valvole raggiungevano quota 280 CV.
Spyder da record. Della Maserati Biturbo Spyder vennero realizzati 3.076 esemplari in 10 anni: per gli standard produttivi dell’epoca si trattava di un vero e proprio record, nessuna Maserati cabrio prima della Biturbo aveva fatto registrare cifre simili…