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Maserati MC20: il ritorno della GT a motore centrale

Con la Maserati MC20, la Casa del Tridente ritorna nel segmento delle sportive a motore centrale. Dotata di propulsione ibrida, la MC20 farà battere forte il cuore degli appassionati con un motore termico di grande spessore: un inedito V6 di 3 litri capace di ben 630 CV. Il nuovo “cuore” porta il nome di Nettuno (il dio del mare) e prende posto subito dietro l’abitacolo. Questa unità è capace di spingere la nuova berlinetta fino a 325 km/h e ricalca un layout che Maserati ha utilizzato sulle supersportive a partire dalla Maserati Bora.

Cos’hanno in comune Piazza San Marco a Venezia, la Tour Eiffel di Parigi, la Torre della TV a Berlino, il Tower Bridge di Londra, e l’Empire State Building di New York? Un paio di cose: l’essere alcuni tra i monumenti più famosi al mondo e il fatto di essere illuminati da un gigantesco tridente. Il fascio luminoso preannuncia infatti l’attesissima novità Maserati MC20. Un modello inedito e completamente nuovo, una sportiva vera con motore centrale. L’acronimo MC (Maserati Corse) lascia ben sperare…

L’idea del granturismo. Maserati ha alle spalle un glorioso palmarès sportivo e ha sempre coniugato sui modelli stradali un temperamento sanguigno celato da linee eleganti e interni lussuosi. Un’idea che trovava pieno compimento sulle grandi GT, coupé di lusso dalle prestazioni elevate, adatte anche alle trasferte. Eleganza e piacere di guida a piene mani che tuttavia mancavano ancora di qualcosa: il feeling immediato e tagliente che, per mere questioni di fisica applicata, solo le sportive a motore centrale possono offrire. Prima della Maserati MC20, Maserati aveva già sperimentato questo layout con la spettacolare MC12 e in precedenza con le mitiche Maserati Bora e Merak. Queste due vetture sono i modelli che hanno introdotto Maserati nel segmento delle grandi sportive a motore centrale posteriore.

Estrema. Nel 2004 Maserati presentava la MC12: superando l’antica rivalità con la Ferrari, la supersportiva modenese adottava il propulsore della Ferrari Enzo, all’epoca il modello più esclusivo del Cavallino. Si trattava di un V12, che debuttava per la prima volta su una Maserati. L’architettura più “nobile” caratterizzava questo motore capace di 660 CV e una velocità massima di 330 Km/h. I 20 km/h in meno rispetto alla Ferrari Enzo erano dovuti principalmente a una diversa rapportatura del cambio. In realtà tutta la vettura era differente, la MC12 era una instant classic ancora più tecnica e impegnativa. La Maserati MC12 racchiudeva in sè il massimo del know-how italiano. Per la sua realizzazione vennero “scomodati” i nomi più eminenti del Made in Italy: la Dallara sviluppò il telaio, mentre Giorgetto Giugiaro ne definì le linee. Poi c’era in ballo anche la Ferrari, che forniva il propulsore e… un collaudatore d’eccezione, il Campione del Mondo di F1 Michael Schumacher.

Bentornato Tridente! Condividevano lo stesso cuore, dicevamo, ma la Maserati MC12 (dove il 12 si riferisce ai cilindri) era un’auto molto più brutale della Enzo. La MC 12 (mal)celava un’attitudine pistaiola. Alla variante stradale venne affiancata la MC12 Corsa, pensata per competere nel Campionato FIA GT. Il modello segnava il ritorno della Maserati nel motorsport ad alti livelli, un’attesa durata 37 anni che venne ricompensata con risultati straordinari: la MC12 svettò nel Campionato GT conquistando il titolo per cinque anni consecutivi, dal 2005 al 2009.

Italo-francese. Sportiva fuori e granturismo dentro, la Maserati Bora venne presentata nel 1972, nel bel mezzo dell’era Citroen. I volumi arcuati definiti con linee tese e moderne richiamavano lo stilema più in voga all’epoca: il profilo cuneiforme. L’influenza della casa francese si riscontrava maggiormente nell’abitacolo dove spiccavano soluzioni tecniche insolite. Un unico circuito pneumatico gestiva  i fari a scomparsa e i servocomandi per frizione e freni, oltre alla regolazione del sedile di guida. Quest’ultimo si muoveva solo in altezza, con volante e pedaliera potevano essere regolati a piacimento. Con una velocità di 280 km/h, la Maserati Bora era una delle vetture più veloci dell’epoca, ma a differenza delle altre supersportive garantiva comfort e maneggevolezza di altissimo livello.

Modello d’accesso. La Maserati Merak si posizionava po’ più in basso nella gamma Maserati: spinta da un motore V6 andava a competere nel segmento delle sportive con cilindrate vicine a i 2,5 litri. La linea si ispirava a quella della sorella maggiore, ma sottopelle le differenze erano abissali, a partire dal telaio. Quello della Bora era in alluminio e di tipo tubolare, mentre la Merak impiegava una scocca portante in acciaio. A muovere la “piccola” granturismo nuovo 6 cilindri in luogo del classico V8, derivato dal propulsore che equipaggiava la Bora. Il motore venne progettato dall’Ing. Alfieri, si trattava della stessa unità montata sulla Citroen SM, qui con un alesaggio maggiore che si traduceva in un aumento della cilindrata, da 2,7 a 3 litri e una potenza di 190 CV. Nella sua prima configurazione (1972), la Maserati Merak “3000” raggiungeva i 230 km/h, mentre nel 1975 si aggiunse la Merak SS. Quest’ultima con i suoi 220 CV toccava invece i 240 km/h di velocità massima.

Ieri e oggi. Probabilmente i 190 CV della Merak farebbero sorridere su una sportiva blasonata odierna, così come le sue prestazioni, oggi raggiungibili facilmente da vetture compatte ben motorizzate. Il fascino e l’emozione, sono certo che darebbero (ancora) ragione alla prima… Al di là dei numeri, oggi come allora una granturismo a motore centrale rappresenta una scelta di carattere (e in molti casi obbligata) per chi ama la guida e le sensazioni più forti ed intense. Il layout a motore centrale posteriore è di fatto l’anello di congiunzione tra la pista e la strada, due ambiti in cui Maserati ha sempre raggiunto livelli d’eccellenza.

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