Nel 1992, la Casa della Stella presentava una nuova generazione di coupé di lusso. Basati sulla piattaforma dell’ammiraglia W140, i nuovi modelli d’alta gamma ereditavano la nomenclatura dalla fortunata generazione precedente e si affermarono ben presto tra le vetture più prestigiose disponibili sul mercato.
“SEC” è un nome piuttosto noto tra gli esponenti del bel vivere: dopo la magnifica e indimenticata prima generazione, ad oltre dieci anni di distanza questa sigla accompagnava il debutto di una rinnovata famiglia di lussuosi panfili stradali. Non c’è un modo migliore per sintetizzare la vocazione svagatamente aristocratica delle coupé su base Classe S: auto pensate per planare sulla strada, anche a velocità da ritiro immediato della patente, coccolati da ogni amenità di bordo.
Debutto a stelle e strisce. La seconda generazione delle Mercedes-Benz SEC venne svelata in anteprima mondiale al North American International Auto Show (NAIAS) di Detroit, svoltosi dall’11 al 19 gennaio 1992. Una scelta ben ponderata, considerando che proprio negli Stati Uniti si radunava la maggior parte della clientela di riferimento. Due mesi dopo, al Salone di Ginevra seguì il debutto europeo.
Un coupé, tre denominazioni. Inizialmente furono offerte due varianti: la 500 SEC, con motore V8 (4.973 cc e 320 CV) e la 600 SEC, spinta da un “nobile” V12 (5.987 cc da 394 CV). Entrambe le unità equipaggiavano la berlina Classe S, presentata l’anno precedente.
Dal 1994, l’offerta si completava con un terzo modello V8, con motore da 4,2 litri da 279 CV. In questa occasione venne cambiata la denominazione ufficiale, che passava da “SEC” a ”Classe S Coupé”, facendo seguito alla nuova nomenclatura Mercedes-Benz introdotta su tutti i modelli successivi al giugno 1993. Ma non è finita qui, perché dal 1996 fino alla fine della produzione, nel 1998, venne adottata un’ulteriore sigla commerciale: “Classe CL”.
Benchmark tecnologico. Nella brochure di presentazione i modelli venivano introdotti con la tipica punta d’orgoglio che accompagnava la produzione Mercedes dell’epoca: “Le nuove Coupé SEC offrono poca resistenza al vento e tanto meno alla conformità alle mode. Dopo tutto, chi è leader tecnologico deve essere anche un modello quando si tratta di design”.
Dal punto di vista tecnologico, infatti, queste vetture segnarono il benchmark del loro tempo. E, tenendo fede alle prerogative enunciate con la “Sonderklasse” berlina, nello sviluppo del modello Coupé gli sforzi vennero mirati al perfezionamento del comfort e della sicurezza. Proprio con le S Coupé debuttava infatti l’ESP (Electronic Stability Program): il pionieristico sistema di assistenza alla guida, sviluppato da Mercedes-Benz in collaborazione con Bosch.
La Stella più lussuosa. Nel febbraio 1992, la 600 SEC con un prezzo di 220.020,00 DM era l’auto di serie più costosa prodotta in Germania. A bordo stupiva con un equipaggiamento ricchissimo, ampliabile a piacimento con una sfilza di optional aggiuntivi che, inevitabilmente facevano impennare il conto finale. La dotazione di serie includeva dotazioni raffinatissime, come i finestrini a doppio vetro, concepiti per un isolamento acustico ottimale; i porgicintura elettrici (già visti sulle SEC precedenti e sulla “CE”), in abbinamento alla regolazione elettrica dei sedili e il climatizzatore a controllo automatico con zone separate. Sulla 600 SEC, al vertice della gamma, la funzione Memory dei sedili anteriori (che memorizzava fino a tre posizioni) includeva anche la registrazione automatica dell’altezza delle cinture. Lo smorzamento delle asperità era gestito da sospensioni pneumatiche regolabili dal conducente. Queste consistevano in un asse anteriore a doppio quadrilatero di nuova concezione, disaccoppiato per attutire le vibrazioni della scocca e in una sospensione posteriore indipendente, di tipo Multilink. Praticamente quanto di meglio si potesse desiderare.
Superlativa. Le coupé della famiglia SEC si guadagnarono il loro primato con l’eccellenza tecnica ma anche per le elevate prestazioni garantite dalle poderose unità V8 e V12. Da quest’ultima, in particolare, la AMG riuscì a estrapolare potenze comprese tra i 496 e i 525 CV sulle super esclusive CL 70 e 73 AMG: numeri tutt’oggi impressionanti.
Ma al netto delle performance, le grosse coupé conquistavano per la loro perfetta messa a punto della sonorità, piacevole e mai invasiva, l’ergonomia dei sedili e l’efficienza del clima. Senza contare la profusione di materiali di alta qualità come legni e pellami pregiati, irrinunciabili sulle auto di questo prestigio. Inoltre, sebbene la stazza e il lignaggio non consentissero alle C140 di definirsi “sportive”, le voluminose SEC, dimostrarono di avere una insospettabile agilità tra le curve, dove spiccavano la precisione dello sterzo (sebbene poco diretto) e un’ottima stabilità. Anche il cambio automatico, dapprima a quattro rapporti e poi a cinque (dal 1995), coadiuvato dalla coppia possente aiutava a trarsi s’impaccio da gran parte delle situazioni.
Lusso e prestazioni. A differenza della berlina che, nonostante le critiche iniziali, concluse la sua carriera con una produzione di tutto rispetto, le Coupé totalizzarono 26.022 unità. Di queste, 14.953montavano il V8 da cinque litri, 8.573 erano equipaggiate con il V12 mentre e solo 2.500 esemplari (2.496, per la precisione) con il V8 da 4,2 litri.
Con una combinazione unica di eleganza, lusso e prestazioni la linea C140 delizia i connoisseurs, oggi come negli anni 90. Ma attenzione, perché a fronte di un prezzo accessibile per molte tasche, queste eleganti signore richiedono perizia nella manutenzione e cure, costose, esattamente come 30 anni fa.