Sono passati esattamente 25 anni dal debutto della W208, nome in codice per indicare una nuova generazione di coupé e cabriolet della Stella. Le granturismo di classe medio-alta, si affermarono sin da subito per lo stile elegante e più “sportivo” rispetto al passato: iniziava una nuova era nella storia Mercedes-Benz.
Detroit 11 gennaio 1997, durante la prima giornata del NAIAS (North American International Auto Show) Mercedes-Benz svelava con clamore la CLK: un coupé di prestigio dalle linee fluide e seducenti.
Nell’ultimo lustro della “reggenza” di Bruno Sacco come deus ex machina del Centro Stile, Mercedes-Benz si apprestava a scrollarsi di dosso l’immagine seriosa che l’aveva contraddistinta per decenni: il look con i quattro fari ellissoidali divenne il trait d’union per gran parte dei modelli presentati a ridosso del Terzo Millennio. Il nuovo family feeling, sancito da superfici organiche e muscolari, si contrapponeva a quello lineare e geometrico del passato. Fu una svolta epocale.
Un nuovo corso. Il primo passo verso questa vera e propria rivoluzione venne compiuto nel 1993, quando al Salone di Ginevra debuttava la “Concept Coupé”, showcar antesignana delle future CLK.
Il prototipo divenne il manifesto del nuovo linguaggio della Stella. La prima auto a solcare la nuova strada aperta dalla Concept Coupé fu la Classe E (W210) del 1995 e poi, via via seguirono le varie CLK, CL (C215), Classe C (W203) e SL (R230) che, interpretarono nei rispettivi segmenti i dettami del nuovo corso stilistico.
Sotto mentite spoglie. L’acronimo di CLK Coupé – Leicht – Kurz (coupé leggero compatto), così come il suo stile, possono trarre in inganno: la Mercedes-Benz CLK pur evocando le linee della Classe E, venne sviluppata sul pianale della più piccola Classe C W202, in produzione dal 1993. Da quest’ultima riprese buona parte della meccanica e della componentistica. Dal punto di vista telaistico mantenne quindi lo stesso schema sospensivo (con le anteriori a doppio braccio oscillante e le posteriori multilink) e lo sterzo a circolazione di sfere, soluzioni votate più alla stabilità a velocità sostenute che alla reattività nella guida brillante. Del resto, la CLK non nasceva certo per le cronoscalate.
Il corredo. Come la berlina, la Mercedes-Benz CLK venne prodotta nello stabilimento di Brema, che ai tempi era designato alla produzione dei modelli di classe media, delle familiari e delle cabriolet. Sebbene meno “nobile” della precedente Serie CE, basata sulla W124, la CLK dette prova delle sue credenziali affermandosi ben presto nel suo segmento. Al netto del look, la nuova coupé spiccava per la robustezza, il comfort nei lunghi viaggi e il corredo di dispositivi per la sicurezza: quattro airbag (guidatore, passeggero e laterali), ABS + BAS (Brake Assist) e ASR (controllo di trazione) erano di serie su tutti i modelli. A richiesta era disponibile anche l’ESP (il controllo di stabilità).
La gamma. Al debutto la gamma prevedeva le seguenti versioni: 200 equipaggiata con il due litri aspirato da 136 CV, 230 Kompressor con il 2,3 litri abbinato al compressore volumetrico Eaton da 193 CV e 320 V6, 3,2 litri da 218 CV.
Per alcuni mercati mediterranei, a partire dall’Italia, venne presentata la 200 Kompressor. Il propulsore, molto simile al “230”, beneficiava anch’esso della sovralimentazione. La potenza, 192 CV, si discostava dal più grande per un solo CV, pertanto mantenne la stessa vivacità e le prestazioni dell’unità da 2,3 litri. Per tutte le motorizzazioni quattro cilindri era di serie il cambio manuale a cinque marce mentre i motori plurifrazionati (V6 e V8) erano disponibili solo con il cambio automatico “NAG 5”, a richiesta sulle altre versioni.
Mostra i muscoli. Nel corso del 1998 la gamma si completò infatti con la potente CLK 430 V8 da 279 CV e con l’affascinante Cabriolet. Tutti i modelli erano proposti in due allestimenti: Sport e Elegance, a richiesta il kit aerodinamico AMG. Quest’ultimo era di serie sulla poderosa CLK 55 AMG presentata l’anno seguente ed equipaggiata con il 5,4 litri da 347 CV. Il propulsore in questo caso derivava dal 4,3 litri V8, elaborato dai tecnici AMG ad Affalterbach era assemblato a mano. Anche la ciclistica venne rivista: alla luce della cavalleria e della coppia rinvigorite, le AMG montavano un assetto dedicato e un impianto frenante più performante. Nel 2000, la CLK 55 AMG venne proposta anche nella variante Cabriolet.
Evoluzione. Nel 1999 il restyling portò ad un lieve aggiornamento della carrozzeria: la CLK fu una delle primissime auto a montare gli indicatori di direzione integrati negli specchietti. Le novità maggiori, tuttavia, si concentrarono sottopelle. La dotazione si arricchì per tutte le versioni, completata dal volante multifunzione (non previsto in precedenza) dell’ESP, dal computer di bordo e dal cruise control. Accessori che sui primi esemplari erano di serie a partire dalla 320. La gamma vide la scomparsa dell’allestimento “Sport” (caratterizzato dall’assetto ribassato, i cerchi in alluminio cromato da 16” e gli inserti in simil carbonio), articolandosi tra la classica “Elegance” e la più ricca “Avantgarde”.
Dal giugno 2000, le precedenti 200 e 200 Kompressor vennero sostituite da una versione intermedia, la CLK 200 “Evo” Kompressor con motore di due litri da 163 CV, disponibile su gran parte dei mercati e foriera di un nuovo cambio manuale a sei marce. La 230 Kompressor intanto raggiunse quota 197 CV. Nel 2002, senza ulteriori modifiche, la CLK W208 uscì di scena cedendo il testimone alla C209, sua degna erede.
Seduttrice. Durante la quinta edizione dell’ambito riconoscimento “L’Automobile più Bella del Mondo”, anche la Mercedes-Benz CLK venne premiata da una giuria internazionale presieduta da Bruno Alfieri.
Tra i giurati vi erano i più importanti esponenti del mondo automotive: designer, progettisti e persino costruttori (nell’edizione 1997 presenziò anche l’Avvocato Gianni Agnelli), tutti impegnati nella selezione e premiazione delle migliori dodici auto presentate nei rispettivi segmenti durante l’anno. Per quanto riguarda la CLK, in rappresentanza delle coupé, fu particolarmente apprezzato il look del frontale.
Sotto i riflettori. La Mercedes-Benz CLK W208 è apparsa anche sul grande schermo, fra le tante sequenze ricordiamo “Ipotesi di Reato” (Changin Lanes) con Ben Affleck e Samuel L. Jackson.
Sul piccolo schermo la coupé tedesca figura in innumerevoli scene ma sono i telefilm “I Soprano” e soprattutto “Squadra Speciale Cobra 11” ad aver dato la maggior visibilità al modello: tra rocamboleschi inseguimenti ed esplosioni sulle Autobahn tedesche, la CLK è impegnata nella lotta al crimine assieme alla sempiterna rivale, la BMW Serie 3 (E46). Restando in tema alta velocità, la CLK accompagnò gli ufficiali di gara durante il Gran Premio di Germania del 1999 e, in versione AMG, rivestì anche il ruolo di Safety Car durante il Campionato di Formula 1 ’99.
Un rapporto speciale. La Mercedes-Benz CLK W208 è un modello a cui la redazione di Ruoteclassiche è particolarmente affezionata: chi scrive, infatti, è proprietario di una 200 Kompressor in allestimento Sport. Desiderata sin dall’infanzia, quando era un sogno quasi proibito, la CLK in questione ha sostato in diverse località d’Italia prima di giungere nelle mani del sottoscritto il 3 aprile 2018, come “autoregalo” per i suoi primi 27 anni. Ordinata nuova nel marzo del 1999, venne consegnata a Udine il 30 marzo 1999 con i seguenti optional: climatizzatore automatico bizona, regolazione elettrica dei sedili + Pacchetto Memory (a richiesta su entrambi i lati), sensori di parcheggio, sensore pioggia, vernice metallizzata “Mineral Green”. Per l’abitacolo, i rivestimenti in tessuto nella fantasia “Mescalero”, tipici degli anni 90, con dettagli interni in tinta con la carrozzeria.
Negli ultimi quattro anni la CLK è stata protagonista di cambiamenti importanti: professionali e personali che l’hanno portata a solcare le strade della Penisola da Nord a Sud, da Est a Ovest. Non necessariamente in questo ordine. Certo, ci sono auto più performanti, più affilate nella guida, senza contare le disavventure tra guasti, atti vandalici e collisioni varie ed eventuali, eppure ogni volta che parcheggio, prima di voltare l’angolo, mi giro a guardarla come il primo giorno, quando spiavo dalla finestra per controllare che fosse sempre lì. Al cuor non si comanda.