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Mercedes-Benz Serie T, la familiare di prestigio

Nel 1977 la Casa della Stella debuttava nel segmento delle station wagon con la “Serie T”, variante familiare della fortunata berlina della famiglia W123.

Venne chiamata Serie T: come “trasporto” o “turismo”. Due mansioni che il terzo modello della serie W123 assolse brillantemente, trovandosi a suo agio sia nelle mansioni più gravose e sia al piccolo trotto nelle mete più esclusive. Per Mercedes-Benz si trattò di una vera rivoluzione: la prima familiare stellata, indicata come “Universal” e presentata nel 1965 (sulla base della W110), era realizzata dalla carrozzeria belga IMA mentre la nuova station wagon venne sviluppata, prodotta e commercializzata dalla casa madre. Contrariamente alle berline, affidate all’impianto di Sindenfilgen, la Station Wagon veniva assemblata nello stabilimento di Brema. Indicata con la sigla S123, la Serie T ereditava dalla berlina le proverbiali doti di robustezza e comfort esaltate in questo caso da una maggiore praticità, derivante dal portello posteriore e dalle sospensioni posteriori autolivellanti Boge Nivomatic. La Serie T riscosse un successo immediato, spianando la strada alle future generazioni di modelli station wagon e contribuendo, in modo determinante, all’affermazione delle familiari di lusso come vero e proprio status symbol. 

Stessa base. Presentata all’IAA di Francoforte del 1977, la nuova station wagon stellata concentrava gran parte delle novità nella zona posteriore: oltre all’ampio portellone, con tergilunotto, la “T” vi era una fanaleria a sviluppo verticale, in luogo di quella a sviluppo orizzontale dei modelli berlina e coupé. Sul fronte meccanico, le station wagon si distinguevano essenzialmente per il sistema di livellamento idropneumatico al retrotreno. Lo schema delle sospensioni rimase invariato, con le anteriori a doppio braccio oscillante e le posteriori braccio portante. Tra le finezze progettuali, vi erano lo sterzo senza angolo di disassamento e la possibilità di montare, a richiesta, una panchetta contromarcia nel baule.

La gamma. Inizialmente, la gamma si articolava su quattro motorizzazioni benzina: 230 T (quattro cilindri, 2.307 cc, 109 CV), 250 T (sei cilindri in linea, 2.525 cc , 129 CV) e, al vertice la 280 TE (sei cilindri in linea, 2.746 cc, 177 CV) e due a gasolio, 240 TD (cinque cilindri, 2.404 cc, 65 CV) e 300 TD (cinque cilindri, 3.005 cc, 80 CV). Al momento del lancio soltanto la 280 TE adottava i fari rettangolari e le griglie di presa d’aria cromate davanti al parabrezza. In seguito, con il leggero restyling del 1982 tutti gli altri modelli adottarono queste caratteristiche, in luogo dei gruppi ottici circolare e le griglie di presa d’aria nere. Nel biennio 1978-79, analogamente alla berlina, la Serie T beneficiò di alcuni aggiornamenti meccanici: nell’agosto del 1978, la potenza della 240 TD passava da 65 a 72 CV. L’anno seguente, la 300 TD e la 280 TE guadagnarono 8 CV, raggiungendo rispettivamente 88 e 185 CV.

L’evoluzione. Dal secondo semestre 1980, tre nuove varianti completarono l’evoluzione della Serie T. Nel mese di giugno la 230 TE a iniezione sostituiva la 230 T con motore a carburatore. La nuova unità manteneva il frazionamento quattro cilindri e la cilindrata 2,3 litri, erogando 136 CV. Il propulsore equipaggiò le station wagon, ma anche gli altri modelli della serie W123. Anche la “250”, rimasta l’unica motorizzazione a carburatore, venne aggiornata passando da 129 a 150 CV in modo da colmare il gap di potenza tra la 230 quattro cilindri e la prestigiosa 280, sei cilindri.
La novità principale riguardò l’introduzione della 300 TD Turbodiesel, commercializzata dall’ottobre 1981: si trattava della prima autovettura Mercedes-Benz con motore turbo. Il propulsore, sviluppato a partire dal rinnovato tre litri diesel da 2.998 cc, poteva erogare 125 CV ed era accoppiato al cambio automatico a quattro marce. La Mercedes-Benz 300 TD Turbodiesel si poneva al vertice della gamma diesel e pertanto riprendeva la stessa caratterizzazione estetica della 280 TE.  

Lo zeitgeist dell’epoca. Il tre litri turbodiesel venne impiegato anche sulla coupé 300 CD Turbodiesel e sull’ammiraglia 300 SD, entrambe riservate al mercato americano. Proprio Oltreoceano il modello ottenne i maggiori successi. Oggi può sembrare strano ma alla fine degli anni 70 pochi costruttori “premium” avevano a listino modelli diesel. Questi ultimi, dopo la crisi petrolifera, erano considerati una risposta “ecologica” al rincaro dei carburanti e alle normative sempre più stringenti sulle emissioni inquinanti. 
Con il suo motore turbo, la rinvigorita 300 Turbodiesel garantiva prestazioni nettamente superiori a quelle delle altre unità a gasolio. Anche per Mercedes-Benz iniziava la sua corsa al super diesel, sempre più efficiente e performante. In Nord America la Stella a tre punte vide una bipartizione quasi perfetta nelle vendite di modelli benzina e diesel.

Dotazione più completa. Da novembre 1981, la gamma si allargò verso il basso con la nuova 200 T: equipaggiata con un quattro cilindri da due litri e 109 CV, derivata dal più potente motore da 2,3 litri a iniezione. Entrambi le unità erano state progettate da zero.
Dal 1980 il servosterzo divenne di serie su tutti i modelli e, a richiesta, debuttava l’ABS. Mentre dal gennaio ’82 anche le Serie T potevano montare l’airbag (disponibile con un cospicuo sovrapprezzo).

Una bella rivincita. La S123 uscì di scena nel gennaio 1986, totalizzando quasi 200.000 unità. La capostipite delle Serie T passava il testimone alla S124, sua degna erede.
Oggi, la S123 sta tornando prepotentemente alla ribalta: il suo fascino bohemien l’ha resa protagonista di installazioni di arte contemporanea, film e spot pubblicitari. E, dopo anni di oblio, anche in Italia l’immagine della Serie T è stata finalmente riabilitata: sono passati i tempi delle associazioni univoche alle autofunebri o alle auto da traino. Basta guardare le sue quotazioni, con prezzi ben più alti delle corrispettive versioni due e quattro porte. La Serie T è tornata ad essere uno status symbol, conquistando surfisti e dandy moderni. Questo per via della sua vocazione radical chic, commistione delle sue proverbiali doti di robustezza e poliedricità. La familiare tedesca è un’auto su cui caricare vagonate di bagagli, pronta macinare chilometri su chilometri accompagnati dallo charme della Stella. Se foste alla ricerca di una Serie T, un consiglio: sceglietela in colori vivaci, nella sterminata palette di colori c’era solo l’imbarazzo della scelta.  
 

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