Siamo appena scesi dalla pedana di arrivo della Mitteleuropean Race 2018 e la stanchezza ci è caduta addosso tutta d’un colpo. Anche perché non è stata una passeggiata, anzi. In un giorno e mezzo ci sono passati sotto le ruote oltre 400 chilometri, disseminati sulle bellissime strade tra Italia e Slovenia.
La gara, infatti, ha il suo quartier generale a Trieste – città che ha ospitato partenze e arrivi delle due tappe disputate – per poi svilupparsi sulle colline del Collio Goriziano (territorio da poco inserito tra le prime dieci mete al mondo da visitare) e sulle Alpi Carniche, scavalcando spesso e volentieri il confine con la vicina Slovenia. Qui, in particolare, i territori attraversati sono di una bellezza inaspettata, e ancor di più lo sono le strade: sinuose, guidate, e con l’asfalto liscio come un biliardo. Sembrano fatte apposta per essere sbranate da un’auto storica.
Al di là di questi aspetti “collaterali” (ma neanche tanto), la Mittleuropean Race ha stupito per il suo carattere estremamente competitivo. Una vera gara di regolarità classica, a buon diritto inserita nel calendario del Trofeo Super Classic Cup di Aci Sport. Un piatto irrinunciabile per gli specialisti del cronometro, grazie alle sue 86 prove a cronometro (i tradizionali passaggi sui pressostati) e alle 6 prove di velocità media. Si vede che la mente diabolica della Mitteleuropean Race è quella di Maurizio De Marco, uno che di regolarità se ne intende, soprattutto perché… “navigatore” di lungo corso, e sa come mettere a dura prova i suoi colleghi regolaristi.
Infatti, anche i “top driver” che hanno partecipato alla terza edizione della gara friulana hanno dovuto mantenere la concentrazione sempre al massimo per poter affrontare prove mai banali, con pressostati spesso “ciechi” e con il ritmo che cambiava in continuazione. Alla fine l’ha spuntata l’equipaggio formato da Luca Patron e Massimo Casale su MG L Type del 1933 che, con 688,94 penalità, ha staccato Marco Gatta ed Eugenio Piccinelli su Amilcar CGSS del 1926 (la più vecchia delle auto al via, costruite al massimo fino al 1976), e Fabio Salvinelli con Guido Ceccardi su Fiat 514 MM del 1930: per loro, rispettivamente 861,84 e 878,80 penalità.
Per quanto riguarda la classifica delle prove a media, Gatta-Piccinelli sono stati decisamente i più bravi accumulando soltanto 28 penalità; Patron-Casale 101 e, sul terzo gradino del podio, Tiberio Cavalleri e Cristina Meini (Lancia Aprilia del 1938) con 156 penalità.
E poi c’eravamo noi. Come “noi chi?” Noi che con la regolarità abbiamo avuto qualche problema; noi che come pilota avevamo un signor pilota, un dottor pilota con tanto di lauree e master titolati: mister Arturo Merzario, il cowboy della Formula 1! Come si può pretendere che possa tenere a bada il piede destro per spaccare il centesimo di secondo? Va bé, a dirla proprio tutta, anche la “navigazione” non è stata di alto livello e forse si poteva puntare ad un risultato più edificante… Però ci siamo divertiti, e poi vuoi mettere la soddisfazione di fare da copilota a un mito come Merzario? Tenerlo a bada per due giorni (effettivamente è un po’ indisciplinato, ma che risate…), apprezzarne la guida (che occhio, che pennellate da una curva all’altra, che rispetto per l’automobile e la meccanica) e soprattutto le qualità umane. Arturo ha sempre un sorriso e una parola per tutti, ringrazia chi si fa fotografare insieme a lui (quante persone ancora lo adorano, anche in Slovenia!) e si comporta sempre da vero professionista: “Sono solo un operaio del volante, dimmi cosa devo fare e io lo faccio“, questo è stato il suo approccio.
E così mi ha scorrazzato per due giorni e per mille curve, guidando con l’entusiasmo di un ragazzino, sull’Alfa Romeo Giulia Super 1600 che ci è stata (incautamente) affidata per partecipare a questa memorabile Mittleuropean Race 2018. Non perdetevi il resoconto più dettagliato sul prossimo numero di Ruoteclassiche!