Moretti, trent'anni fa l'eclissi delle Fiat speciali - Ruoteclassiche
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21/01/2019 | di Elisa Latella
Moretti, trent’anni fa l’eclissi delle Fiat speciali
Sessantatré anni di storia uniti dal fil rouge dell’originalità: a trent’anni dalla chiusura, ripercorriamo la storia della carrozzeria Moretti.
21/01/2019 | di Elisa Latella

Sessantatré anni di storia uniti dal fil rouge della fantasia e dell’originalità: a trent’anni dalla chiusura, ripercorriamo la storia della carrozzeria Moretti attraverso alcune delle sue creazioni più celebri.

I primi passi, la Moretti, li fa all’ombra dei giganti. A Torino, alla metà degli anni Venti del secolo scorso, la Fiat del senatore Giovanni Agnelli è già una grande fabbrica che sforna automobili in quantità industriale e anche la Lancia, nata nel 1906 dal genio innovatore e dalla caparbia del patron Vincenzo, va avviandosi verso il consolidamento sulla scena dei grandi Costruttori.

Un lavoratore instancabile. Nel 1920, in via Sant’Anselmo, nella stessa operosa Torino della Fiat, della Lancia e della Diatto (solo per citare uno dei tanti marchi torinesi oggi scomparsi ma all’epoca attivi nella produzione di automobili), Giovanni Moretti mette in piedi - ad appena sedici anni - una piccola officina. Vi lavora di notte, mentre durante il giorno, per guadagnarsi da vivere, presta servizio come meccanico nella fabbrica di motociclette Elettra.

Dalle due alle quattro ruote. Nel 1925 costruisce la sua prima motocicletta, una “piccola” 175 cc che gli regalerà numerose affermazioni nelle corse, mentre a due anni risale dopo la sua prima creazione a quattro ruote, la Moretti 500, una due posti decapottabile col motore posteriore.

La sfida dell’elettrico. All’inizio della Seconda guerra mondiale Moretti, fermo sostenitore del motore elettrico (e delle sue possibilità d’applicazione per le automobili), fonda la Società Anonima Motocarri Elettrici Moretti (SAMEM). Oltre ai motocarri, costruisce anche diversi prototipi di vetture elettriche. Tra queste, per contenuti tecnologici e stilistici spicca il modello “Elettrovettura”, un veicolo pensato per il trasporto pubblico in grado di accogliere fino a sette passeggeri.

L’inizio di una nuova era. Dopo il conflitto Moretti, per dare impulso alla rinascita della sua attività industriale, è costretto ad abbandonare la strada dell’elettrico e sceglie di concentrare gli sforzi nella produzione di veicoli tradizionali. Nasce così la Cita (che in piemontese significa “piccola”), una vetturetta a due posti spinta da un motore bicilindrico di appena 350 cm³ che sarà prodotta fino al 1948 in un centinaio di esemplari.

Nata per correre. La Moretti, che con la Cita acquisisce le dimensioni di un vero e proprio Costruttore, nel 1949 presenta una 600 cc a quattro cilindri con carrozzeria coupé e quattro posti, cui seguirà la celebre 750, la Moretti più conosciuta dagli appassionati perché protagonista (e vincitrice di classe) di un avventuroso raid di 16mila chilometri da Algeri a Città del Capo (da cui la denominazione 750 Algér-Le Cap). Le Moretti conquisteranno altri gettoni in alcune delle più importanti gare dell’epoca, tra la Mille Miglia e la 24 Ore di Le Mans.

Non è (più) un paese per piccoli. Quando nel 1957 è pronto il nuovo stabilimento di via Monginevro, dalle catene di montaggio della Fiat cominciano a uscire le prime 500: è il passaggio storico fondamentale che suggellerà la motorizzazione di massa e la relativa affermazione dei grandi Costruttori, Fiat su tutti.

Ricarrozzare è il mio lavoro. Se all’impero degli Agnelli spetta l’onere (e l’onore) di motorizzare il paese, la Moretti trova la sua dimensione ideale nell’allestimento di carrozzerie speciali basate su meccaniche di grande e piccola serie. Negli anni Sessanta l'attività può contare su 145 dipendenti e uno stabilimento di novemila metri quadrati, una realtà artigianale vivace che cambierà, tra gli altri, la "pelle" a 1500 modelli dei marchi Fiat, Alfa Romeo e Maserati.

Gli ultimi fuochi. Negli anni Settanta, da S.p.A. la Moretti si trasforma in società in accomandita semplice, limitando la produzione a pochi modelli modificati su base Fiat, alcuni dei quali ancora nitidissimi nella mente (e nei cuori) degli appassionati, come le spiaggine 126 Minimaxi e 127 Midimaxi e le 128 Coupé e Roadster. Gli anni Ottanta saranno segnati da un inesorabile, lento declino, che culminerà con la chiusura dell’attività nel dicembre del 1989.

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