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Mostra-scambio di Reggio Emilia, qualità e varietà

La più importante mostra-scambio italiana, imperdibile appuntamento annuale anche per gli appassionati provenienti dall’estero. Questa, in sintesi e al di là di qualsiasi numero, la definizione della manifestazione molto ben organizzata il 28-29 marzo dal C.A.M.E.R., e giunta nel 2015 alla sua trentacinquesima edizione. L’offerta crescente di veicoli e di ricambi di qualità elevata ha confermato la tendenza del momento, volta ad allettare i potenziali acquirenti con pezzi decisamente interessanti, offerti spesso a prezzi trattabili.

Per quanto riguarda le auto, mai così numerose a questa manifestazione, abbiamo notato una magnifica Mercedes-Benz 380 SL del 1984, con specifiche Usa, offerta a 26.000 euro trattabili, e una bella Lancia Beta Montecarlo del 1978, in vendita a 9500 euro; tutto sommato in linea con le nostre quotazioni. Per una Ford Anglia DeLuxe del 1960, davvero perfetta, erano però richiesti 9000 euro, contro i 6000 al massimo della nostra quotazione; un prezzo motivato dalla rarità di questa vettura nel nostro Paese, ma non del tutto giustificabile. Curiosa poi un’Alfa Romeo Giulia 1300 Super del 1971, in ordine e con un’estetica rigorosamente originale, ma con motore 2000, aspirazione diretta e scarico sportivo Imasaf, decisamente fuori ordinanza; il prezzo richiesto era di 10.500 euro, poco oltre la nostra massima quotazione.

Da segnalare infine il continuo lievitare dei prezzi delle Vespa storiche: scandalosa, per esempio, la richiesta per due 125, una del 1949 e una del 1950, entrambe in vendita a ben 14.000 euro. A proposito di auto, moto e scooter, Il pubblico, decisamente numeroso, ha preferito in genere curiosare e, al massimo, chiedere. Abbastanza vivace invece l’acquisto di ricambi, favorito anche dall’elevata competenza degli espositori. Alla fine di questo piacevolissimo weekend motoristico non si è vista però la gente uscire con sacchi e carrelli pieni di ogni ben di Dio, come era successo negli anni scorsi. Forse anche perché di tedeschi, svizzeri e francesi ce n’erano decisamente di meno.

Maurizio Schifano

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