Nicola è di Arezzo, ha poco più di trent’anni e possiede ben dodici Fiat Panda. Una passione nata nel 1990 quando era ancora un bambino e a Natale gli venne regalata una scatola piena di macchinine.
C’erano varie Ferrari, Lamborghini e Maserati, ma lui lasciò da parte tutte le supercar per giocare con l’unica Panda dello scatolone. Da quel giorno la sua passione è sempre cresciuta, alimentata anche dai nonni che a quell’epoca avevano una Panda 750 e una Young, e dai genitori, che nel 1992 comprarono una 750 CL usata. Crescendo, Nicola strappò ai suoi familiari una promessa, che quando la prima serie fosse uscita di produzione gliene avrebbero regalata una. E così avvenne: alla fine del 2003 la Fiat mise in pensione questo modello e, a soli sedici anni, egli si trovò proprietario di una 4×4 Trekking verde nuova che possiede ancora oggi e che ha percorso solo 20.000 km.
Passione sfrenata. Nel 2002 Nicola venne a conoscenza che negli anni Ottanta un tour operator romano organizzava i “Raid del coraggio” allestendo Panda 4×4 di serie con tenda sul tetto, bull bar anteriore integrale e livrea a strisce blu lungo le fiancate. Un giorno, andando al lavoro, Nicola ne vide una abbandonata in un campo con ancora le targhe originali. Riuscì a comperarla ed è la Panda alla quale è più affezionato, quella che lui definisce la Panda “della vita”. Ma tutte le sue Panda sono rare, perché ognuna ha una storia da raccontare: la Dance del 1990, per esempio, appartenuta ad un’unica famiglia, o la 30 Super del 1984, che era di un signore di novant’anni che l’aveva custodita con tutto l’amore del mondo. E poi la Elettra, una versione rarissima che faceva parte di un lotto di venti esemplari utilizzato nel 1996 dall’Elettra Park di Torino, una specie car sharing elettrico di quel tempo.
Un amore più forte di tutto. L’acquisto più difficile è stato però l’ultimo: una Panda 4×4 del 1990 in versione ambulanza con allestimento di Boneschi. Ha la carrozzeria allungata e un rialzo del tetto in vetroresina che la trasforma in un mezzo di soccorso molto speciale. Le poche che sono sopravvissute sono custodite nei musei o appartengono ad associazioni che difficilmente se ne separano. Nicola la trovò per caso su Internet, ma il venditore gli spiegò che era arrivato secondo: un’associazione che collezionava ambulanze storiche aveva già concluso la trattativa e sarebbe andata a ritirarla di lì a pochi giorni. Nicola insistette così tanto che, alla fine, riuscì a convincere il nuovo proprietario a cedergliela.
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I prossimi obiettivi. Ma c’è una Panda che vorrebbe a ogni costo, la Palber, una specie di Rolls Royce in miniatura. Il suo creatore, Paolo Berra, a metà degli anni Ottanta realizzò quella che all’esterno poteva sembrare una versione di serie, ma che era in realtà un pezzo unico con tanto di finiture in radica, sedili in pelle Connolly, bracciolo centrale e motore preparato da Giannini. Tra le Panda che gli mancano ce ne sono però altre, come la Diesel del 1987 con motore aspirato, la Italia 90 dei Mondiali del 1990 con i colori della bandiera italiana lungo le fiancate e i copriruota integrali simili a palloni da calcio, e la Panda Top Ten, sempre del 1990, di cui vennero realizzati solo mille esemplari numerati appunto per i primi dieci anni di questo modello.
Una casa per le Panda. Per custodire la collezione un contributo fondamentale gli è arrivato dalla sua compagna Lucia, i cui zii hanno un grande garage che può contenere una decina di vetture. Ma Nicola e Lucia hanno un altro progetto, una struttura di legno completamente nuova, accanto alla loro casa in campagna, dove questa passione potrà finalmente avere una sede definitiva. Intanto i due giovani si godono le Panda facendone un uso quotidiano e utilizzandole per lavoro, vacanze e tempo libero. Infine, dal punto di vista del mercato, tralasciando l’aspetto sentimentale, Nicola sostiene che in futuro saranno soprattutto le versioni 4×4 ad accrescere il loro valore storico: meglio ancora se in versione speciale.