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08/05/2024 | di Andrea Paoletti
Nordiche da viaggio: 480 Turbo, la Volvo che non ti aspetti
Diversa da tutte le altre (pur citando la progenitrice 1800 ES), la coupé fa parte della prima famiglia di trazioni anteriori del marchio svedese e sorprende per design e prestazioni
08/05/2024 | di Andrea Paoletti

La Volvo 480 è il primo modello della Casa svedese a trazione anteriore e la prima e unica con fari a scomparsa. Basterebbero già questi due elementi per suggerire l’impatto innovativo di questa coupé compatta presentata nel 1987 in versione aspirata (la ES) e nel 1988 in quella Turbo. Obiettivo del costruttore nordico, provare a ringiovanire la propria clientela ed esplorare nuovi segmenti di mercato. Infatti, rispetto alle berline e alle station di cui abbiamo parlato finora in questo filone, la 480 fa decisamente eccezione.

Famiglia allargata. Lo sviluppo della 440/460/480 inizia già nel 1978, nell’ambito del “Progetto Galaxy”, che prefigura la creazione di due famiglie di auto a trazione anteriore per sostituire le serie 300. La prima delle due, denominata G1, sarà proprio quella che darà vita al progetto 440/460/480, in quanto dallo stesso pianale verranno ricavate tre diverse tipologie di vetture, con la 480 destinata a essere la più sportiva, originale e anticonformista del gruppo. La scelta di partire dall’auto più costosa e “di nicchia”, lunga 4,26 metri, è una strategia consolidata per la Volvo, che, introducendo sul mercato quello che si prevede essere il modello meno venduto, si ritaglia il tempo per risolvere eventuali problemi di gioventù, prima di avviare la realizzazione in serie delle vetture a più ampio spettro, ossia proprio le 440 e 460.

Gestazione lunga. I tempi di sviluppo della 480 si protraggono più a lungo del previsto, ed è solo al Salone di Ginevra del 1986 che la nuova Volvo fa il suo debutto in versione aspirata, sorprendendo giornalisti e pubblico, per un’auto che non pare avere alcun punto in comune con le squadrate e massicce serie 200 o con le anonime serie 300 a listino. Inclusa la trazione anteriore. Il design, che in realtà cita nell’impostazione “shooting brake” - ovvero, in questo caso, una due porte con linea molto filante e coda con portellone - un altro famoso modello della Casa, ovvero la 1800 ES, era stato curato dalla filiale olandese, con l’aiuto di partner inglesi, tra cui la Lotus per lo sviluppo delle sospensioni.

Motore e prestazioni. Il bagagliaio non è così grande, ma è ben sfruttabile, grazie al comodo portellone e ai sedili posteriore reclinabili. La 480 debutta sul mercato italiano nella versione ES (se mai ci fossero stati dubbi sulla fonte di ispirazione), equipaggiata con l’1.7 aspirato Renault montato in posizione trasversale (altra novità per la Volvo) da 109 CV, che spinge la coupé a 190 km/h e le consente uno 0 a 100 in 9,5 secondi. Due anni dopo arriva anche la versione turbo (con intercooler), imprescindibile negli anni 80 per una vettura dalle velleità sportive: la potenza cresce a 120 CV e le prestazioni migliorano, anche se non in modo sensibile, con una velocità massima di 204 km/h e un mezzo secondo abbondante limato nello 0-100. Comunque, una garanzia di viaggi veloci e comodi.

Clientela d’élite. La 480 Turbo riscuote un discreto successo e da noi intercetta l’onda lunga degli “yuppies”, dimostrando che la Volvo aveva fatto centro, proponendo una interessante quattro posti - quelli posteriori sono sagomati e inclinabili, come una coupé di lusso - dai tratti unici e dalla dinamica di guida sportiveggiante. Oltre ai fari a scomparsa, è nella vista posteriore che la 480 Turbo esprime tutta la sua personalità, con il portellone di vetro dalle spesse cornici nere, che scende in mezzo ai gruppi ottici, creando un piccolo miracolo di design. Ne sono state prodotte 76.375 e in Italia non è difficile trovarne una, con il valore delle Turbo che sta salendo regolarmente fino a 8.600 euro per un esemplare in ottime condizioni. Come è giusto che sia per una Volvo piacevolmente atipica.

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