Esattamente venticinque anni fa la Porsche stipulava un contratto con Walter Röhrl. Il pilota tedesco – quattro volte vincitore del Rally di Montecarlo e due volte campione del mondo (nel 1980 con la Fiat 131 Abarth e nel 1982 con la Opel Ascona 400) – diventava ambasciatore nel mondo della Casa di Stoccarda, oltre a tester d’eccezione dei prototipi e dei modelli di serie. Per il pilota di Regensburg si trattava di un ritorno di fiamma: la sua prima auto, infatti, era stata una Porsche 356 di seconda mano e nella stagione 1981 aveva preso parte al Campionato di Rally tedesco al volante di una 924.
Già prima di diventare un uomo Porsche, Röhrl collaborò con i tecnici di Zuffenhausen alla messa a punto di alcuni importanti progetti, tra cui lo sviluppo della supersportiva 959 (eterna rivale della Ferrari F40 sul finire degli anni 80) e del sistema di trazione integrale della 911 Carrera 4, adottato per la prima volta sulla serie 964 del 1989. L’ufficializzazione del rapporto risale all’inizio del 1993: da quel momento, per Röhrl saranno solo soddisfazioni. Grazie al suo lavoro di continuo affinamento, reso possibile dalla sua impareggiabile sensibilità verso il “mezzo meccanico”, la Porsche lancerà una serie di vetture che si porranno ai vertici della categoria per tecnologia e prestazioni: dalla Carrera GT alla 918 Hybrid, dalla 911 (incluse le versioni sportive GT) alla Panamera.
Oggi, a settant’anni l’asso del volante tedesco è in forma smagliante e non ha nessuna intenzione di appendere il casco al chiodo. “Amo il mio nuovo lavoro. Sotto certi aspetti è persino più gratificante che fare il pilota di auto da corsa. Contribuire allo sviluppo di un’auto sportiva stradale, renderla facilmente utilizzabile per il guidatore medio (e non solo per quello professionista) rappresenta per me un motivo di grande orgoglio” ha dichiarato Röhrl.
Alberto Amedeo Isidoro