A trent'anni dal lancio, la Opel Calibra mantiene intatte tutte le caratteristiche che le valsero un posto al sole tra le grandi coupé a trazione anteriore
Quando viene presentata, al Salone di Francoforte del 1989, ciò che colpisce a prima vista della Opel Calibra e che la rende così accattivante è l’equilibrio formale, giustamente sottolineato da quel nome.
Disegnata dal vento. L’aerodinamica eccezionale (il Cx di base è pari a 0,26), ottenuta grazie a oltre 2000 ore di studi accurati in quattro delle più attrezzate gallerie del vento d’Europa, è enfatizzata dalle linee essenziali e convincenti tracciate dalla matita di Wayne Cherry, lo stilista GM che negli anni 60 aveva contribuito a creare il design delle prime Chevrolet Camaro, Oldsmobile Toronado e Pontiac Firebird. E che, alla Opel, si era appena occupato anche della nuova berlina Vectra.
Tutto in famiglia. Levigata e senza fronzoli, la Calibra è realizzata proprio sullo stesso pianale della Vectra, da cui eredita anche tutti gli organi meccanici di base. Ma quanta eleganza a quanto dinamismo in più trasmettono il muso basso e spiovente, ottenuto grazie anche all’adozione dei nuovi fari ellissoidali, alti solo 70 millimetri, e la coda tronca e incavata, per favorire il distacco dei vortici.
Una bella lotta. Così la Opel Calibra si distingue dalle agguerrite concorrenti dell’epoca, come la Volkswagen Corrado, la Honda Prelude e la Toyota Celica, ma anche l’Alfa Romeo GTV e la Fiat Coupé. È una “bella coupé, che offre spazio e confort a quattro persone e, nello stesso tempo, il piacere della guida sportiva”, come riassume il sommario della prima prova su strada di Quattroruote, pubblicata nell’ottobre del 1990.
Velocissima... Innovativa all’esterno, tradizionale nell’abitacolo, con una plancia identica a quella della Vectra e perciò giudicata povera per la sua classe, già nella versione di lancio più spinta, la 2.0i 16V con potenza di 150 CV e velocità massima di quasi 225 km/h, la Calibra ha prestazioni vivaci. Nella versione 2.0 16V Turbo 4x4 dotata di un’esclusiva trasmissione con cambio a 6 marce e trazione integrale e di pneumatici super-ribassati, che di cavalli ne ha 204, che supera i 245 km/h e che viene introdotta nel 1991, si rivelerà una sportiva di razza, grazie anche uno spunto da 0 a 100 km/h in soli 6,7”.
Ed elegante. Nel 1995 poi arriverà la più prestigiosa, seppur meno performante, 2.5 V6 24V, con 170 CV e 237 km/h di velocità massima. Attraente riguardo all’estetica, che pure in Italia le vale un successo notevole nelle vendite, dovuto anche a un prezzo interessante, e ottima riguardo alla meccanica, la Calibra ha un motore un po’ troppo rumoroso agli alti regimi (il 2.0i 16V), ma ciò può piacere alla clientela più sportiva.
Ma l'assetto... Il comportamento su strada è eccellente, con ampi margini di sicurezza, tuttavia, il particolare assetto posteriore della versione base a trazione anteriore provoca, specie sui pneumatici di primo equipaggiamento, un’usura “a dente di sega” delle spalle interne, causa di un’allarmante rumorosità che farebbe pensare a quella di un cuscinetto usurato.Lo rileva Quattroruote in un articolo dal titolo “Un assetto trita gomme”, pubblicato a febbraio del 1994.
La Calibra oggi. Prodotta fino al 1997, per un totale di quasi 240.000 esemplari, la Opel Calibra è una vettura spesso passata di mano parecchie volte e sfruttata allo spasimo dagli ultimi proprietari. Oggi comunque l’offerta di esemplari in vendita è ancora piuttosto ampia e con prezzi anche molto variabili (da 1000 a 10.000 euro, a seconda delle versioni e del chilometraggio). Alcuni, elaborati nell’estetica e preparati nella meccanica, potrebbero piacere, ma in generale sarebbero da evitare. Meglio un originale che conserva la purezza del design, anche se un po’ vissuto. Non vi pare?