1941-2021. L'anniversario è uno di quelli importanti e riguarda la Willys MB, ovvero il fuoristrada più famoso del mondo. Un traguardo che non è passato inosservato all'attuale marchio Jeep, che ha deciso infatti di celebrarlo con una serie speciale della Renegade, costruita a Melfi in Basilicata, denominata 80° anniversario e che ha nella parte anteriore della fiancata una mostrina con il profilo della mitica antenata. Lo stesso simbolo grafico è visibile anche nell’abitacolo sul maniglione della plancia, sui tappetini e sull'etichetta dei sedili.
Un soldato dell'esercito degli Stati Uniti che combatteva sul fronte italiano durante la Seconda guerra mondiale e che era a bordo di una Jeep mai avrebbe immaginato che, dopo una lunga serie di acquisizioni e cessioni, il nome del veicolo che stava guidando sarebbe diventato un vero e proprio marchio, confluito nel gruppo italo-americano FCA e poi, recentissimamente, in quello Stellantis. Di certo il nuovo Global President del marchio Jeep, Christian Meunier, ne sarà molto orgoglioso. Ma facciamo un salto indietro nel tempo alla ricerca delle origini di questo straordinario fuoristrada. Siamo nel 1940 quando a Washington venne lanciata una sfida a tutti coloro che producono veicoli: presentare al Ministero della Difesa entro 49 giorni il progetto per un mezzo militare leggero, con trazione 4x4, capace di muoversi con disinvoltura su qualunque terreno. All'appello rispondono due aziende, la Bantam e la Willys-Overland.
Salita al Campidoglio. La prima non si rivelerà in grado di soddisfare l'importante commessa e quindi toccherà, alla fine, alla seconda occuparsi del progetto definitivo e della produzione in serie, parte delle quale sarà poi delegata alla Ford, su licenza, per poter soddisfare le imponenti commesse. Ford chiamerà il fuoristrada GPW, ovvero General Purpose Willys. Per dimostrarne le capacità alla stampa, il nuovo veicolo militare venne fatto arrampicare con successo sui gradini del Campidoglio a Washington grazie alla sua capacità di affrontare pendenze fino al 58% . Poi, per tutti, il mezzo diventerà “la Jeep”, dalla pronuncia delle lettere GP in lingua inglese (ma con accento fortemente americano). Un'altra tesi accrediterà la parola Jeep a un popolare personaggio dei fumetti di Popeye (il nostro Braccio di Ferro), tale Eugene the Jeep, ma tant'è.
Spoglia ma robusta. Il primissimo tipo avrà come sigla MA, ma sarà quello contraddistinto dalle lettere MB a essere costruito in grandi numeri a partire dal 1941, oltre seicentomila, di cui 278.000 assemblati dalla Ford. Vediamo ora la MB da vicino, il cui nome ufficiale dal manuale tecnico dell'esercito è “¼ Ton 4x4”. La linea è ovviamente essenziale, in pratica un telaio a longheroni su cui è fissata una carrozzeria in acciaio squadrata, senza le portiere, con il cofano piatto, i parafanghi squadrati e una barra orizzontale assai robusta che fa da paraurti. Il parabrezza è diviso in due parti ed è ribaltabile: in tal modo l'altezza si riduce ed è un vantaggio sia per il trasporto del mezzo sia per il passaggio dello stesso sotto eventuali ostacoli. Soffermiamoci sul frontale, caratterizzato da nove aperture verticali, a lato delle quali sono disposti i fari. Proprio questi “tagli” verticali saranno la caratteristica estetica del futuro marchio Jeep, anche se diventeranno due in meno perché sul modello civile del dopoguerra i fari occuperanno maggiore spazio e la calandra sarà ristretta. E, se contiamo le aperture sulle attuali Renegade, Compass, Wrangler, Gladiator e Cherokee possiamo notare che sono proprio sette.
Avviamento facile. Le dimensioni della MB del 1941 sono contenute: 3,36 metri di lunghezza e 1,57 di larghezza, con un passo di 2.03 metri. Il peso è di 1110 kg. Il motore, tipo 442, è un quattro cilindri in linea di 2,2 litri da una sessantina di cavalli, il che permette una velocità superiore a 100 km/h. Il cambio ha tre marce più le ridotte e la trazione è posteriore con possibilità di farla diventare integrale. Il consumo è tra i 9 e i 10 km/litro di benzina a 68 ottani (il rapporto di compressione è 6,48:1) e l'autonomia da 400 a 500 km grazie a un serbatoio da 56 litri. L'avviamento è elementare: contatto e un pulsante sul pavimento accanto all'acceleratore da premere con il piede, insomma, pronti via. Naturalmente la Willys MB era stata studiata per essere modificata, adattata, implementata.
Trasformista. E così l'abbiamo vista senza le sue ruote ma con al loro posto dischi di ferro per poter viaggiare sui binari come un treno, in versione blindata, armata, mimetizzata, con impianto radio e su ogni terreno, dall'Africa Settentrionale alla Russia, dalla Normandia alla Sicilia. Ogni reparto dell'U.S. Army l'ha utilizzata e vi ha agganciato ogni tipo di traino, anche di peso superiore a quello previsto. Con l'acqua calda del suo radiatore i soldati si sono fatti la barba e con il calore del motore hanno scaldato le vivande. E le MB sequestrate dai tedeschi furono usate dai soldati del Reich con soddisfazione accanto alle loro Kübelwagen (che però avevano la sola trazione posteriore).
L'opinione del Commendatore. Persino Enzo Ferrari ne fu affascinato, dopo averne viste tante nella sua Emilia durante e dopo la guerra, quando furono abbandonate dai soldati americani. Pare che un giorno abbia affermato che la Jeep fosse l'unica vera auto sportiva americana... Il generale Dwight D. Eisenhower (presidente degli Stati Uniti dal 1953 al 1961) invece ne fu un passeggero eccellente e un esemplare gli venne donato dal National Trust of Scotland nel 1946. La stessa jeep è stata messa all'asta da un collezionista del Buckinghamshire lo scorso aprile, stimata dagli esperti di Cheffins 150.000 sterline (169.000 euro). Non essendo tuttavia stato superato il prezzo di riserva, è rimasta invenduta.