Passione Engadina tocca quota undici edizioni. 135 le meraviglie italiane intervenute per l’occasione, con Alfa Romeo, Ferrari, Fiat, Lamborghini, Lancia e Maserati da sindrome di Stendhal. E per quest’anno un omaggio a Bugatti, che non si era mai visto prima nel Cantone.
Pioggia, sole, pioggia, sole. Il meteo dalle parti di Saint Moritz è stato capriccioso in questa fine d’agosto che ha visto andare in scena l’edizione n. 11 di Passione Engadina, con il tradizionale ritrovo nella rinomata località svizzera per poi dare vita ai 250 km di competizione / passeggiata, il Julius Baer Rally, sviluppata nei territori circostanti. Quest’anno con l’emozione di sconfinare nel Bel Paese, per andar giù lungo il Passo dello Stelvio, che tra bagnato e improvvidi ciclisti ha reso piuttosto difficile la vita dei collezionisti-rallisti, specie se alle prese con bolidi dai cofani infiniti. Un evento unico nel suo genere Passione Engadina, non tanto per la formula competitiva – gara con 42 prove su pressostati nel Julius Baer Rally e 18 nel St. Moritz Challenge Cup della domenica – quanto per il parterre che riesce a radunare. A partire proprio dalle auto classiche, tutte rigorosamente italiane. Centotrentacinque le convenute. Si contavano una trentina di Alfa Romeo, tra cui una 8C 2300 Monza, una 8C 2300 Touring e tre 6C 1750 (GS Zagato e Brianza e GTC), più una sfilza di bellezze dopoguerra, culminate con una 8C Competizione; tredici Bugatti, tra cui una T39 Grand Prix, due T35, una T43, due T51, una T57 Stelvio Gangloff, una T59, una T57 Stelvio e una Atalante, sino ad arrivare alle moderne EB110 GT e SS (quest’ultima con l’esemplare utilizzato per il lancio negli Usa e appartenuto successivamente a Romano Artioli); una manciata di Fiat, tra cui una 8V Zagato e una Dino Spider; e poi una cinquantina di Ferrari, tra cui tre 250 GT SWB, una 250 GTL, una 250 GT California, 275 e “Daytona” in quantità e pure due apprezzatissime F40; un paio di Lamborghini, inclusa una Urraco P250; una quindicina di Lancia, tra cui un poker di Stratos e un pugno di Maserati, tra cui tre 3500 GT e una Sebring. Da rimanere stecchiti, insomma, di fronte a tanta bellezza.
Bugatti “mon amour”… Quest’anno era il marchio italo-francese a interpretare il ruolo del super guest. Lo testimoniano, come detto poco fa, le tredici auto presenti nella competizione (vinta peraltro dall’italiano Stefano Valenti con Charlotte Magaraggia su Type 39 Grand Prix del 1925), ma anche per via dell’imperdibile “Bugatti Pavillon”: uno spazio aperto al pubblico, visitato da 19.200 persone nel weekend, in una struttura allestita proprio accanto all’hotel Klum e prospiciente all’area di esposizione di tutte le auto e che racchiudeva come in uno scrigno prezioso il meglio dell’epopea del marchio di Molsheim. A partire proprio dal primo esercizio di Ettore Bugatti del 1898 con la Type 1, e poi con gli strepitosi bolidi da corsa Type 13 Roadster del 1913, Type 35 Grand Prix del 1929 o Type 55 Super Sport Roadster del 1932, oltra alla meravigliosa Type 57 SC Continental del 1937 e alle ultime nate dell’era Volkswagen, Chiron, Divo, Noire e Bolide. A coronare la dedica al prestigioso blasone, la presenza all’evento di gala del sabato sera del ceo della Casa francese, il giovanissimo imprenditore croato Mate Rimac, che si sta occupando della complessa transizione all’elettrico del prestigioso blasone.
Gente di livello. Oltre a Rimac, l’evento ha visto partecipare quest’anno il campione del mondo di F.1 del 2016 Nico Rosberg, l’ex pilota di F.1 e attuale team manager in Formula E Jérome D’Ambrosio (dalla prossima stagione per i colori Maserati), l’eterno pilota “cowboy” Arturo Merzario e un’infinita lista di personaggi influenti del mondo dell’industria e dell’economia soprattutto svizzera e svizzero-tedesca, ma non solo. D’altro canto, la sponsorizzazione di Julius Baer, storico partner della manifestazione, comporta la partecipazione in massa dei fantmatici ultra high net worth individual, che proprio a fronte delle loro non comuni capacità economiche custodiscono nei loro garage oggetti di raro pregio, come si è evinto nella lista poco sopra. A fare da collettore al tutto è l’istrionico organizzatore di Passione Engadina, l’italiano Paolo Spalluto, durante l’anno consulente di altissimo livello per le banche d’affari e a fine agosto mattatore dell’evento e persino deejay in grado di far sfilare la cravatta a scatenare in pista da ballo anche i più ingessati collezionisti, e più facilmente i loro figli, che hanno un programma dedicato “Next Gen” insieme alle loro signore, a loro volta coinvolte nelle attività dedicate alle “Ladies”.
Ricchi premi e cotillon. Un programma, come sempre, fittissimo quello di Passione Engadina ma all’insegna dello stare bene insieme e del “bel vivere italiano” per l’intero fine settimana. Perché è chiaro i collezionisti non vengono qui per lottare all’ultimo decimo sui pressostati, piuttosto per divertirsi sì nelle gare ben architettate dal bravo Umberto Ferrari di Dreaming Classic, ma con lo spazio giusto per entusiasmarsi ma senza stancarsi. Il talento di Spalluto sta nel fare assaporare la moderna “dolce vita” a tutti e premiare il numero più elevato possibile di partecipanti, così che tornino a casa col sorriso e col ricordo della bella esperienza vissuta, e abbiano così il desiderio di ritornare l’edizione successiva. Perché chiacchierando con i presenti è difficile sentire dire “è la prima volta che partecipo a Passione Engadina”, piuttosto “non mi sono perso un’edizione” o al massimo “è la nona volta che vengo!” e contando che siamo all’undicesima… Ecco dunque premi suddivisi in base alle età delle auto (anteguerra, anni 46-60, fino al 1970, fino al 1980, fino al 1992 e sportcar) più altri trofei, dedicati appunto alle nuove generazioni, così come alle guidatrici. Trovate qui tutti i vincitori. Come negli altri anni, si è tenuto anche un concorso di eleganza con una giuria di qualità presieduta da Lorenzo Ramaciotti: tra le diverse premiate una Alfa Romeo 8C Touring Spider del 1933 “Temerari con Stile”; una Lancia Flaminia Sport Zagato Pre-Series del 1959 “Le più belle GT italiane”; una Ferrari F40 del 1990 categoria “Colpo di Fulmine” è andato a una Ferrari F40 del 1990. Appuntamento rinnovato con la dodicesima edizione per il 25-27 agosto 2023, con l’omaggio speciale al marchio Lancia.
Fotografie di: Andrea Klainguti, Sabina Lombardo, Gabriele Spalluto, Giacomo Geroldi, Omar Cartulano