Uno dei momenti più interessanti e gradevoli di tutta la settimana di Monterey è, senza ombra di dubbio, il giro che le vetture iscritte al concorso di Pebble Beach (che si tiene la domenica) percorrono nella giornata di giovedì. Sono circa 70 miglia (un centinaio di chilometri) che portano i concorrenti da Pebble Beach a Big Sur, percorrendo la Statale 1, una delle mitiche arterie stradali della costa ovest degli Stati Uniti, proprio nel tratto più scenografico. Quest’anno, a differenza di quanto spesso accade, il meteo è stato perfetto, con una giornata limpida e calda. Solitamente, invece, l’aria fredda e umida del Pacifico, si scontra con quella calda e secca del deserto e crea una nebbia degna di Milano a novembre.
Tutte le vetture iscritte possono partecipare, ma non è obbligatorio. Farlo, però, permette di ottenere alcuni bonus da spendere nella giornata di domenica, quando si passa al vaglio della giuria del concorso. È così che il “fiocco verde”, consegnato alla fine del giro alle vetture che hanno completato il percorso, è diventato uno dei simboli più ricercati dai collezionisti. Complice qualche poliziotto fin troppo zelante nel far rispettare i severissimi limiti di velocità californiani, quest’anno la commistione tra le vetture anteguerra e le velocissime Ferrari da competizione ha creato qualche problema, specie durante gli inevitabili sorpassi.
Alcune auto dei primi del 900 sono arrivate quasi senza abbrivio a una salita piuttosto ripida, e si sono “piantate”, bloccando dietro di loro anche le vetture più veloci. Con qualche strapazzo alle frizioni quasi tutti sono riusciti a rimettersi in movimento, mentre alcuni driver hanno dovuto fare i conti, durante la coda, con un rialzo improvviso della temperatura del liquido di raffreddamento, in qualche caso accompagnato da un’inquietante colonna di vapore proveniente dal radiatore. Arrivati sulla 1 con la carovana decisamente assottigliata, i "superstiti" hanno potuto godersi lo spettacolare panorama della costa sul Pacifico.
Tra tutte, la più impressionante per il suono del motore, è stata la Dupont Indianapolis “race car” del 1930, con motore V8 da 6 litri, che dopo la corsa era stata modificata per uso stradale, aggiungendo luci, clacson e una ruota di scorta (ma non un silenziatore…). Sfortunatissimo il nostro Corrado Lopresto che, pochi chilometri dopo il via, ha bucato l’anteriore destra della sua Lancia Augusta. Dopo una lunga ricerca, è riuscito a trovare un garage della zona capace di lavorare su gomme e cerchi degli anni 30 e, dopo un paio d’ore è riuscito a ripartire. Non ha potuto, però, completare il giro e si è accodato al gruppo, già rientrato a Carmel per il pranzo.
Massimo Delbò