Evitiamo luoghi comuni come “brutto anatroccolo”, “incompresa”, “sottovalutata”, anche se legittimamente applicabili alla Mazda 323 GTR. Proviamo invece a soffermarci su una vettura che, alla luce di quello che la Casa produceva - e che avrebbe realizzato in seguito - è effettivamente una mosca bianca, figlia dei tempi. Sotto certi aspetti, vittima del successo commerciale della MX-5 e del culto del motore rotativo, sulla RX-7.
A tu per tu con la Delta. Una pacifica due volumi di poco più di quattro metri, alla quale era stata abbinata la trazione integrale e un motore turbo: una ricetta non particolarmente originale nella seconda metà degli anni 80, applicata, solo per rimanere in casa nostra, alla Lancia Delta, con la quale la 323 4WD Turbo ebbe a che fare nel Campionato mondiale Rally 1987.
GTR: solo 5.000 pezzi. La 323 più interessante, però, è quella della generazione seguente, lanciata nel 1989, che adotta la caratteristica fascia catarifrangente tra i fari posteriori e assume linee più arrotondate e lievemente più sportive. Era disponibile sia in versione GTX, con 163 CV, sia nella più pregiata GTR - costruita in 5.000 esemplari -, equipaggiata con l’1.8 turbo portato a 185 CV. Il motore infatti era nuovo, della serie BP, lo stesso montato nella spider MX-5 a partire dal 1994, ma qui dotato di turbocompressore, il primo su cuscinetti montato su un’auto di serie.
Sottopelle raffinato. In questa configurazione, la 323 GTR dava il meglio di sé e sfruttava a dovere una meccanica raffinata, completa di trazione integrale permanente dotata di differenziale centrale libero, con una ripartizione della coppia tra gli assi di 43%-57%, e sospensioni a quattro ruote indipendenti con schema McPherson e triangoli sovrapposti all’avantreno e quadrilateri in coda. Il peso contenuto in 1.240 kg le permetteva uno 0-100 km/h in 7,2 secondi e una velocità massima di 218 km/h. Numeri interessanti, ma inferiori a quelli della Delta Evoluzione, come a quelli della Nissan Sunny GTi-R.
Prese d’aria maggiorate. Fuori, la GTR si distingueva per il paraurti con presa d’aria più ampia, ai cui lati erano posizionati due grossi fari fendinebbia rotondi, per gli sfoghi sul cofano votati a migliorare il raffreddamento del motore, mentre lo spoiler posteriore era lo stesso della GTX. Specifici invece i cerchi in lega da 15 pollici, che ospitano dischi freno maggiorati, mentre all’interno c’è un volante a tre razze Momo, lo stesso delle coeve MX-5 1.8: il resto dell’abitacolo non concede molto alla sportività, se si escludono i sedili leggermente più contenitivi, niente di troppo coinvolgente.
Stella dei rally. Non la pensava così il Mazda Rally Team Italia che, nonostante i fondi per lo sviluppo fossero stati tagliati dal Giappone - un po’ per la crisi dei primi anni 90 del mercato metropolitano, un po’ per il progetto del prototipo 787B per Le Mans - arrivò a vincere il titolo mondiale Rally Gruppo N nel 1989, 1991 e 1993. Oggi è difficilissimo trovare una 323 GTR stradale sopravvissuta nella sua forma originale e, a distanza di anni, sta iniziando a prendersi la sua rivincita con valutazioni in forte crescita.