Seguire il Mondiale Rally nei primi anni 90 significava scoprire, a ogni edizione, nuovi modelli sempre più esasperati, che, per la natura stessa del regolamento, richiedevano di avere una controparte stradale molto prestazionale e dal look esagerato: a volte iconico, altre un po' meno. Fra queste ultime la Nissan Sunny GTI-R.
Punti deboli. Era nota anche come Pulsar GTI-R su alcuni mercati, come i più accaniti giocatori del primo mitico “Gran Turismo” su Playstation ricordano bene. Senza troppi giri di parole, la bellezza non era il suo forte e, stranamente, nemmeno l’affidabilità, proverbiale asso nella manica dei nipponici: tutta colpa dell’intercooler, o meglio, del suo posizionamento.
Pochissime in Italia. Ma andiamo con ordine: in Italia la Sunny GTI-R arrivò nell’agosto 1991 in una manciata di esemplari, visto che quelli con guida a sinistra erano solamente 668, oltre la metà dei quali venduti in Germania, dove al tempo la giap costava il doppio di una Golf GTI. Gli insuccessi sportivi (miglior risultato, un terzo posto al Rally di Svezia) la fecero uscire di scena già nel 1994, anche se con il nome Pulsar ne vennero prodotti in totale quasi 14.000 esemplari.
Quell’intercooler... Il difetto principale, oltre al prezzo impegnativo, era la tendenza del motore - una versione rimaneggiata del SR20DET della Nissan 200SX - a scaldarsi, a causa del malaugurato posizionamento dell’intercooler aria-aria sopra alla testata e insufficientemente rinfrescato dalla seppur gigantesca presa d’aria sul cofano (uno degli elementi distintivi della GTI-R, come sulla March Super Turbo). Una delle leggende che circonda la Sunny GTI-R è che, nel disperato tentativo di convogliare quanta più aria possibile verso l'intercooler, gli esemplari da rally utilizzassero sempre una batteria di luci supplementari, perché così si riusciva a indirizzare un flusso maggiore verso il cofano. Si dice addirittura che, in alcuni casi, sotto la copertura, non ci fossero nemmeno le luci, per risparmiare peso.
Un bel 2.0 litri. Peccato perché, meccanicamente, la GTI-R era notevole: il quattro cilindri di due litri a doppio albero a camme in testa, dotato di turbina Garrett GT28 a 0,73 bar, sviluppava ben 227 CV a 6.300 giri. Tutto ciò, unito alla massa contenuta in 1.220 kg, permetteva uno 0-100 km/h in 5,7 secondi e una velocità massima presunta di 232 km/h. In realtà quest’ultima era inferiore, a causa di un’aerodinamica molto sfavorevole, a causa dell’enorme alettone posteriore e del paraurti anteriore traforato di griglie di raffreddamento.
Trazione integrale. Il sistema di trazione integrale permanente con due differenziali era molto simile a quello della Skyline GTR, mentre all’interno spiccavano il volante sportivo con pulsante clacson rosso e scritta GTI-R e i tre strumenti supplementari (temperatura e pressione dell'olio, pressione di sovralimentazione), posizionati sulla plancia.
Rivali troppo forti. Schiacciata dal mito Lancia Delta e da altri modelli che si erano parimenti costruiti una solida reputazione nelle tappe del Mondiale Rally, come la Toyota Celica Turbo 4WD o la Ford Escort Cosworth, la Sunny GTI-R è rimasta un’incompiuta, ma in quanto a personalità, non è seconda a nessuna.