Piccole bombe giapponesi: Toyota MR2 (1984-89) - Ruoteclassiche
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12/03/2024 | di Andrea Paoletti
Piccole bombe giapponesi: Toyota MR2 (1984-89)
Festeggia 40 anni la prima sportiva di serie nipponica a motore centrale. In parte offuscata dagli altri modelli ad alta adrenalina della Casa, questa biposto può regalare piacevoli sorprese al volante. A patto di darle del lei
12/03/2024 | di Andrea Paoletti

La Toyota MR2 è, suo malgrado, il “brutto anatroccolo” del marchio giapponese: non ha il pedigree rallystico della Celica e non può rivaleggiare con l’iconica Supra. Peccato, perché questa biposto sportiva ha molte frecce al suo arco ed è forse ora di renderle giustizia, sorvolando sulle dicerie e sugli spiacevoli soprannomi con la quale è stata etichettata

Nervosetta. Perché la MR2 non gode di una buona fama? Due sono principalmente le “colpe” che le vengono imputate, soprattutto alla seconda serie (lanciata nel 1989): la prima riguarda il design oggettivamente moderno e dinamico per i tempi, ma che le fece attirare l’immeritato soprannome di “Ferrari dei poveri”. La seconda si riferisce invece al suo carattere, indubbiamente nervoso, figlio dell’impostazione meccanica: motore centrale e passo relativamente corto, un cocktail micidiale per i guidatori meno smaliziati, che possono ritrovarsi in testacoda ancor prima di aver capito cos’è successo. Aggiungiamo poi il fatto che, a causa di fastidiose assonanze con le deiezioni (provate a pronunciare MR2 in francese…) la sportiva ha dovuto perdere il “2” nei paesi francofoni. Così, il titolo di “piccola fiammiferaia” non glielo toglie nessuno.

Tecnica raffinata. La MR2, in realtà, è un “unicum” nel mondo Toyota, per scelte costruttive e per essere la prima auto di serie giapponese a motore centrale. È il 1980 quando viene deliberato il progetto di una sportiva dal prezzo accessibile, simile alla Sports 800 degli anni Sessanta. Così, a giugno 1984, debutta la prima generazione, dove MR2 è sia l'acronimo di Midship Runabout 2 posti, che un riferimento al motore centrale (Middle) e alla trazione posteriore (Rear). La massa di soli 977 kg e il motore 1.6 da 122 CV proveniente dalla Corolla GT, come del resto il telaio e la meccanica, le permettevano di scattare da 0 a 100 in 8,2 secondi e di raggiungere i 197 km/h. Con l’atout di un comparto sospensioni progettato insieme alla Lotus. Presentata come coupé, nel corso dei cinque anni di produzione si sdoppierà anche in una versione targa e, solo per gli Usa, in una sovralimentata da 145 cavalli. Oltre a diventare l’ispirazione per una versione, denominata 222D, che, nei progetti del Toyota Team Europe, avrebbe dovuto gareggiare nel Gruppo S del Mondiale Rally.

Taglia maggiorata. La seconda generazione cresce di dimensioni, arrivando a 4,18 metri (25 centimetri in più della prima), ma nel design fa passi da gigante, sfoggiando linee curve e morbide, che aprono in grande stile gli anni ’90. Anche i motori diventano più potenti, per sopperire all’aumento di peso (gli interni sono più spaziosi e curati): si tratta di unità di 2 litri, e sul mercato europeo si parte dal 3S-FE da 138 CV, per salire ai 165 del 3S-GE, disponibile anche in versione turbo da 225 (lo stesso motore utilizzato sulla Celica GT-Four). Proprio la “turbo”, riconoscibile per lo spoiler e le “gobbe” sul cofano, ha prestazioni entusiasmanti: 6,1 secondi per toccare i 100 e oltre 225 km/h di velocità massima. La serie rimarrà sul mercato ben dieci anni, più di ogni altra MR2, ma in Italia è una mosca bianca. Più facile che qualcuno l’abbia sfruttata come base per realizzare il “tarocco” di una Ferrari 348 o 355.

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