Sono poche le sportive che possono vantare una fama consolidata e trasversale, un apprezzamento e un’ammirazione che travalica le generazioni e accomuna chi, ai tempi, ne ha posseduta e guidata una e chi invece l’ha vista solo ai raduni o ne ha sentito parlare. È l’identikit dell’Autobianchi A112 Abarth, utilitaria di classe, ma capace di tirar fuori le unghie e di scatenarsi nei rally.
L’ultima nel 1984. Quarant’anni or sono faceva capolino l’ultima serie (la VII) dell’A112 Abarth, lanciata per la prima volta nel 1971 per contrastare la capostipite del genere, ovvero la Mini Cooper, prodotta anche in Italia dalla Innocenti. La "cura Abarth" applicata alla pratica - grazie al portellone - e ben rifinita utilitaria, comportava l’aumento della cilindrata da 903 a 982 cm³, oltre a una consistente lista di modifiche che andavano dal nuovo albero motore, all’albero a camme completamente riprogettato, così come le sedi valvole, oltre all’aggiunta di un carburatore a doppio corpo e di una nuova linea di scarico.
La 70 HP la più longeva. Si raggiungevano così i 58 CV (motivo della denominazione 58 HP) che permettevano alla A112 Abarth di toccare i 150 km/h e di competere efficacemente nei rally. Questa sarà la prima delle sette generazioni del modello, che si succederanno negli anni, con l’arrivo nel 1975 della versione 70 HP, ottenuti aumentando ulteriormente la cilindrata a 1.050 cm³ , in grado di arrivare a 160 km/h, e rimanendo meccanicamente quasi invariata fino alla fine. Uno dei tratti distintivi - oltre ai cerchi di lega e alle bocchette d’aerazione circolari posizionate sul lato destro della calandra -, ovvero il cofano verniciato di nero (ma era disponibile anche in tinta unita), diventa invece un optional proprio a partire dalla terza serie.
Il look diventa meno sportivo. La quarta serie introduce il nuovo telaio con padiglione più alto di due cm, gruppi ottici posteriori di diverso disegno e dimensioni maggiori, una mascherina meno sportiva e più semplice, senza la scritta “Abarth” e senza le prese d’aria, sostituite da una di forma rettangolare al centro del cofano. Anche i paraurti sono completamente in plastica e quello anteriore integra uno spoiler, mentre nel 1979 arriva un cambio a 5 marce: le due ultime generazioni sono all’insegna dell’aumento del comfort, oltre a tentativi di rendere più moderno il look con l’aggiunta, nel 1984, di fendinebbia integrati nel paraurti e una fascia catarifrangente al posteriore, con la scritta “Abarth”, che imita quella “Turbo” presente sulla Mini De Tomaso.
La classe si paga. Impossibile stare dietro a tutti i cambiamenti riguardanti l’abitacolo: comunque, fin dalla nascita, la A112 Abarth si distingue per la presenza di finiture di alto livello e una dotazione completa, dal contagiri ai sedili sportivi ai volanti in pelle a tre e due razze a seconda degli anni, con un progressivo ammodernamento - con aumento della plastica e forme più squadrate - del cruscotto e della plancia. Ne sono state prodotte oltre 120.000, un numero importante, tale da non renderle rare, fatta eccezione per la prima e l’ultima serie, prodotte rispettivamente in meno e poco più di 5.000 esemplari. Difficile comunque trovare un esemplare di queste ultime in buone condizioni a meno di 10.000 euro.