Piccole bombe italiane: Fiat Uno turbo i.e., tra mito e realtà - Ruoteclassiche
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22/07/2024 | di Andrea Paoletti
Piccole bombe italiane: Fiat Uno turbo i.e., tra mito e realtà
Una delle icone nazionali degli Anni 80 e vero paradigma dell’utilitaria capace di prestazioni “monstre”, adorata e mitizzata per l’accelerazione brutale. Ma non solo
22/07/2024 | di Andrea Paoletti

Difficile confrontarsi con un mito, vero o presunto. La Uno Turbo i.e. però i galloni dell’icona tra le piccole sportive degli Anni 80 se li è guadagnati sul campo, o in realtà sulle strade, meglio nel caso dei famigerati vialoni di periferia, dove molti esemplari hanno consumato i pneumatici anteriori sgommando nelle prove di accelerazione. Della serie, “voglio una vita spericolata”.

Turbo, intercooler e due centraline. Se in Francia, tra Renault 5 Alpine Turbo e Peugeot 205 GTI le utilitarie sono diventate improvvisamente delle piccole bombe, a Torino l’aria frizzante che arriva dalle Alpi stimola gli ingegneri a rispondere per le rime, ricorrendo alla panacea di tutti i motori in cerca di cavalli, ovvero un turbocompressore. La Uno turbo i.e. nasce nella primavera del 1985, sfoggiando il motore 1.301 cm³ della Uno 70 SX opportunamente dotato di una turbina di produzione giapponese, una IHI VL2, ma anche un intercooler e due centraline differenti: una per l'iniezione elettronica e una per l'accensione.

Supera i 200 km/h. Il monoblocco deriva da quello della Ritmo Super 85 (1.5), con modifiche alla testata per resistere alle sollecitazioni provocate dai 0,55 bar e il risultato sono 105 CV che, complice il peso di appena 845 kg, proiettano la Uno Turbo da 0 a 100 in 8,3 secondi (ma molti sono pronti a giurare che sono di meno), fino a toccare i 200 km/h di velocità massima. L’impianto frenante è ben commisurato, con dischi autoventilati anteriori da 240 mm e da 227 al posteriore; nella versione Antiskid, introdotta nel 1987, compare un rudimentale Abs che agiva sulle ruote anteriori, dal funzionamento discutibile, tanto che gran parte dei proprietari scelse di disattivarlo.

Portellone di vetroresina. Esteriormente, la Uno turbo non si esime dall’omaggiare gli stilemi classici dell’epoca, sotto forma di paraurti avvolgenti con fendinebbia, spoiler sul portellone (quest’ultimo realizzato di vetroresina) e minigonne di plastica nera. Non mancano adesivi e loghi che ricordano a tutti la presenza del turbo e cerchi di lega specifici da 13” - adornati con lo scorpione Abarth sul coprimozzo -, sui quali erano montati pneumatici 175/60, una misura che oggi susciterebbe ilarità. A zittire tutti, invece, un terminale di scarico cromato dalla sonorità decisa.

Le dotazioni. All’interno la Uno turbo si distingue per la tappezzeria che gioca sull’alternanza tra nero e rosso, sedili non troppo sportivi, ma dotati di appoggiatesta, e una strumentazione particolarmente ricca firmata Veglia-Borletti, che comprende anche manometro pressione turbo, pressione e temperatura olio e temperatura liquido di raffreddamento. Il fondo scala del tachimetro a 240 km/h e il volante a quattro razze con vistoso “cuscino” centrale, nel quale spicca in rosso la scritta Uno turbo i.e., contribuiscono a dare un’atmosfera sportiva. Tra gli optional, poi, meritano di essere menzionati il check panel e, dal 1986, lo scenografico quadro strumenti digitale.

Ne sono sopravvissute poche. La prima serie viene prodotta per quattro anni, perché nel 1989, seguendo il restyling del modello, arriverà la seconda generazione, meno amata soprattutto a causa del look abbastanza anonimo, anche se le prestazioni sono leggermente migliori. Oggi la Uno turbo i.e. è praticamente un assegno circolare: quelle poche sopravvissute e in condizioni originali, sono ricercatissime e ormai arrivate a quota 20 mila euro.

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