Portare oggi in pista la Porsche Cayenne Turbo S può non sembrare un’ideona. Invece, la più cattiva della prima serie della Suv tedesca lascia senza fiato per equilibrio generale e prestazioni di livello assoluto. Con in più un prezzo d’acquisto accessibile (ma consumi monstre).
Provare la Porsche Cayenne Turbo S prima serie sul circuito ASC di Quattroruote a Vairano non credo sia il migliore dei test, ma prima d’iniziare a borbottare forse è il caso di ricordare qualche nota ormai storica. Venticinque anni fa esistevano le cosiddette fuoristrada o come le chiamiamo in Italia “jeep”; oltre ai pickup e alle auto da safari. La categoria delle Suv iniziava ad affacciarsi sul mercato, ma non era ancora ben determinata, i costruttori non desideravano investire su un ibrido che di fatto non era totalmente adatto alla strada e nemmeno al fuori strada, ma una media di entrambi.
Immatricolazioni alla mano, ci si è resi conto che questi mezzi a ruote e seduta alta stavano crescendo in maniera esponenziale. Dunque, perché non iniziare a riflettere su come mixare i due mondi in un pacchetto che potesse essere appetibile e comprensibile per un pubblico più ampio? In Porsche, oserei dire come sempre, si sono spinti oltre, tentando con la Cayenne. Quando è nata, ha tracciato una linea di demarcazione netta tra la concezione e l’utilizzo di questi grossi e pesanti mezzi di circolazione un po’ “tuttologi”. Tra l’altro non ho ancora compreso come mai ogni persona con cui parlo di Suv le critichi apertamente, poi però le strade ne sono piene…
Se aggiungiamo alla ricetta l’ingrediente sportività, ecco scatenarsi gli obiettori di coscienza… una Suv non può essere sportiva; ecco un “transatlantico” da 500 CV che consuma come una corriera e così via. Precisando che sportività per me è sinonimo di piacere di guida e non di prestazione pura, devo ammettere di essermi ricreduto. La Cayenne è il mezzo che ha contributo in larga parte al salvataggio della Porsche e già per questo le sarò eternamente grato; e chi si compra la MX-5 sognando la Boxster 718, in teoria dovrebbe fare altrettanto. Sarebbe forse da precisare che, escludendo Range Rover e Grand Cherokee, la prima Suv premium ad affacciarsi sul nostro mercato è stata la ML della Mercedes nata nel 1997, seguita dalla BMW con la X5 nel 1999. Ma, come scritto sopra, dal 2003 (anno di lancio della prima
serie) è nato un prima e un dopo.
La Cavallina era diversa dalle altre, nonostante le dimensioni e le linee, in qualche modo ingentilite, e alcuni particolari ispirati dalla 911 serie 996. L’insieme rappresentava un non so che di compatto e sportivo. All’epoca non avevo l’età da Cayenne, ma ne rimasi affascinato, forse per l’ossimoro implicito che ne determina il carattere. Oggi l’ho comprata, la Porsche Cayenne Turbo S, con 521 CV erogati dal suo 4.5 litri V8 biturbo soprannominato dagli amici “il boccale”, per la sua proverbiale sete che per i piedoni più pesanti si può tradurre in poco meno di 400 km con 150 euro di benzina, ma che ho potuto constatare arrivino facilmente a 600 km con una guida più attenta al Codice e, soprattutto, più dolce con il pedale del gas, che in pratica andrebbe appena sfiorato.
Tornando al concetto iniziale, quest’auto deve essere portata in pista. Noi lo abbiamo fatto e, sorpresa, la Porsche Cayenne Turbo S va forte, molto anche per gli standard di oggi. Le sospensioni pneumatiche non rimbalzano come sulle moderne, è più un cullare deciso. In appoggio si comporta come una berlina sportiva e i freni sono eccezionali, soprattutto considerata la massa ben oltre le due tonnellate. Hai quella sensazione di acciaio, di durezza, di solidità e indistruttibilità. Lo sterzo, con servocomando idraulico, non ha un rapporto direttissimo, ma se la cava egregiamente e trasmette un feeling di grande controllo. Il vero motivo per cui l’ho comprata (a parte “sverniciare” le varie Audi S3, BMW M2 e Mercedes AMG A45 al semaforo) è il fuoristrada.
La sua meccanica raffinata, le ridotte, l’escursione, l’altezza da terra e i cerchi da 19” (optional) rendono la Porsche Cayenne Turbo S perfetta anche, oserei dire persino soprattutto, per questo utilizzo. Negli Usa, dove sono sempre più avanti in tema di tendenze, le stanno già convertendo all’offroad cattivo. Forse sarà proprio questa la seconda vita della Cayenne. Nata per accontentare i clienti che desideravano avere una “fuoristrada per l’asfalto”, oggi ritorna a mettere le ruote tra fango e terra; complice soprattutto il prezzo, che è la vera chiave del cambiamento.
Spendendo una cifra che può aggirarsi sui 15-20.000 euro (a trovarne una) per una Porsche Cayenne Turbo S nelle condizioni dell’esemplare delle foto, ma anche meno per uno più chilometrato oppure non in versione “S”, il fuoristrada è un patema d’animo relativo. Sì, perché in realtà la Porsche non ha fatto un ibrido, una media tra i due mondi, ma è riuscita nella fantastica alchimia di eccellere in entrambi.
Testo di Tomaso Trussardi