Una ventina di auto si sono contese il titolo di Best of Show per la seconda edizione del Premio eleganza vetture storiche città di Napoli- con il patrocinio del Comune di Napoli, Aci Italia e Aci Sport - che si è conclusa il 13 aprile scorso nei cortili di Villa Pignatelli nel cuore del capoluogo campano. La giuria, composta da giornalisti ed esperti del settore, è stata unanime nell’assegnare l’ambito trofeo alla splendida Jaguar SS1 della collezione Turizio. In condizioni perfette, la vettura, che in realtà porta la denominazione Swallow Sidecar (dal 1945 diventerà Jaguar), è del 1933 e ha un motore sei cilindri di 2054 cc da 48cv. Una sfida, tuttavia, non facile visto il livello delle auto in lizza, tra cui Ferrari (molto bella la 250 Gt), Lancia Stratos, Lancia Arthena, Porsche, Jaguar (XK 140, E-Type) e altre.
Gli altri riconoscimenti. Il premio per il miglior stato di conservazione è andato alla Fiat 509 Siluro (o Spirito Monza) del 1927 di Giuseppe Papaccioli. La vetturetta è spinta da un quattro cilindri di 1000 cc con compressore. Ex aequo la Singer Le Mans Special Speed del 1934 di Daniele Padelletti. La migliore auto “Dolce Vita” è stata la Fiat 600 Multipla Spiaggina carrozzata Ghia della collezione Paolo Scudieri, reduce da un restauro certosino durato tre anni. L’auto, invece, con il miglior restauro è stata giudicata la Triumph Spitfire di Valerio Orlandi.
Design italiano, cuore inglese. A un’altra Triumph, la rara Italia 2000 di Giuseppe Del Core, è stato assegnato il riconoscimento dedicato alla città e alla storia dell’automotive. L’inconfondibile mano di Giovanni Michelotti non lascia dubbi sulla paternità tutta italiana del design. Sotto il cofano batte invece un quattro cilindri rigorosamente inglese, così come telaio e parte ciclistica. Un improbabile connubio che ha dato, però, come frutto una delle più belle e rare sportive degli Anni Sessanta prodotta in 329 esemplari.
Nascita e curiosità. Altra coincidenza curiosa: la bella sportiva ha i suoi natali a Napoli (dove circolano ancora due esemplari, tra cui quello vincitore del concorso), dove la Ruffino spa (la società che la produceva) aveva sede legale in Calata Capodichino. Proposta a un prezzo al pubblico di 2.500.000 lire (più alto rispetto alla stessa Triumph TR3 dalla quale derivava), l'Italia 2000 - assemblata negli stabilimenti Vignale di Grugliasco - era venduta e assistita dai circa 18 concessionari presenti sul territorio italiano, dei quali 11 nel nord Italia, tre al Centro e quattro al Sud. Nel 1961, la Triumph Motor Company passò sotto la proprietà della Leyland Motors. A Ruffino venne tolto il supporto commerciale in quanto tutti gli sforzi si concentrarono sullo sviluppo della nuova Triumph TR4. La concorrenza e il prezzo elevato segnarono la fine della produzione della Triumph Italia 2000 Coupé nel 1962. Dei 329 esemplari prodotti, attualmente ne sono censiti circa 42 ancora esistenti, anche se il numero cambia continuamente a causa di nuovi ritrovamenti.
L'ex pilota partenopeo. Il premio per la migliore sportiva Racing se l’è aggiudicato l’Abarth 750 Zagato di Vincenzo Zapo, in condizioni perfette e ancora con la sua vernice originale. Una citazione speciale da parte della giuria è andata alla gloriosa Urania appartenuta alla pilota partenopea Maria Teresa De Filippis, presentata dalla famiglia Veneruso. Premio speciale del Casco Azzurro, consistente in una simbolica corona d'alloro, ad Antonio Maglione, 86 anni, napoletano trapiantato a Roma ma con “il cuore sempre sotto al Vesuvio”, come ha ricordato commosso. La carriera sportiva del giovane Antonio ebbe inizio alla fine degli Anni 50, nelle corse su strada, cimentandosi in cronoscalate ormai dimenticate come la Agnano-Cappella dei Cangiani, la Sorrento-Sant’Agata, la Targa Vesuvio, alle porte di Napoli, disputate al volante di una piccola Fiat 750 Abarth (la progenitrice della 850 TC Nurburgring). I primi successi con un’Alfa Romeo Giulietta Ti (campione italiano Classe 1300 nel 1958), poi le monoposto, con la Formula Junior De Sanctis, al volante della quale Maglione trionfò nel Gran Premio di Posillipo del 1960.
Palmares di 70 competizioni. Dopo una lunga pausa, il ritorno in pista, nella più impegnativa e spettacolare Formula 3 degli anni d’oro. L’ex pilota napoletano ha disputato una settantina di gare in cinque stagioni piene, ma con 26 vittorie, 40 podi, 7 successi in Formula Junior, un titolo italiano, un promettentissimo inizio in Formula 3 e un finale di carriera culminato nel titolo di campione d’Europa per auto storiche, con la Giulietta TI della Scuderia del Portello, in coppia con Marco Tajani, e nella vittoria di categoria nella Carrera Panamericana, in coppia con Prisca Taruffi, al volante di una Giulietta Sprint Veloce.
Silvio Campione