A Barcellona, a due passi dall’aeroporto, nel vecchio stabilimento Seat, c’è una collezione di automobili che meriterebbe una visita, se fosse aperta al pubblico. Noi l’abbiamo visitata, così non dovrete farlo voi…
Il posto non lo trovate sulle cartine né su Google Maps. Per accedervi servono permessi speciali, autorizzazioni, carte con codici QR stampati sopra. È buio pesto lungo quei viali che ci si aprono di fronte dopo aver passato i controlli e a tratti pare di essere in un romanzo di Carlos Ruiz Zafón. La macchina che ci sta portando all’appuntamento, una Cupra Ateca rosso rubino, fiancheggia vecchi capannoni e pile di lamierati appena stampati, poi improvvisamente svolta a sinistra, puntando verso l’unico lampione acceso. Nessuno parla… Siamo arrivati in uno dei luoghi più segreti di Barcellona, dov’è custodita la collezione di coches históricos della Seat. Sociedad Española de Automóviles de Turismo. Ne parliamo sul numero di Ruoteclassiche in edicola in questi giorni, ma questa storia non finisce qui… è una promessa!
Che storia! Che la Seat avesse una storia, beh ce lo potevamo immaginare. Che non fosse fatta solo di vecchie Fiat rimarchiate, magari meno: e infatti, accanto alle versioni prese pari pari dalla produzione italiana, qui, in quest’area industriale che si chiama Zona Franca, a partire dagli anni Cinquanta si sono dati un gran daffare per progettare versioni e varianti specifiche per le esigenze del mercato spagnolo, come se già allora fossero alla ricerca di un’identità propria, distinta, riconoscibile.
Italiane rivisitate. A vederle oggi, tutte perfettamente restaurate e allineate in ordine cronologico, tutte queste Seat raccontano una storia ricca di dettagli, di ingegno, di sperimentazione e di avanguardia: solo così si spiegano le 1400 B Commercial, le versioni furgoncino sarebbero, le 800, varianti a quattro porte della Fiat 600 nostrana, le poche (18 esemplari in tutto) e lussuose 1400 C Cabriolet carrozzate da Pedro Serra, un designer geniale e visionario… Qui sotto c’è un’ampia galleria fotografica di quello che abbiamo visto a Barcellona: prendetevi un po’ di tempo e godetevi lo spettacolo.
Dieci anni di lavoro. Se oggi abbiamo la possibilità di ammirare oltre trecento Seat da collezione, lo dobbiamo all’intraprendenza di un uomo: Isidre Lopez Badenas. Ufficialmente Isidre, un ex di Seat Motorsport, dipende dal reparto Comunicazione della Seat, di fatto lavora indisturbato qui da dieci anni, nel capannone che da queste parti si chiama Nave A122 e che lo scorso febbraio ha rischiato di andare in fumo, a causa di un incendio nello stabile adiacente. È lui che ci guida attraverso la sua struttura: le auto in esposizione, il deposito dei ricambi e delle auto da restaurare, l’officina… Ci sono una dozzina di collaboratori, tutti specialisti di auto storiche, ognuno con una competenza specifica: oggi in officina ci sono una 124 preparata per le gare storiche, una 800 da riparare, una 127 da mettere a punto e un paio di Ibiza da competizione. La prima Cupra e l’incredibile Bimotor, con due motori, entrambe reduci dall’Eifel Rallye Festival: le macchine di Isidre non stanno mai ferme. Guardate qui.
E poi arrivò l’Ibiza. Quando ci troviamo di fronte alle Ibiza, a Isidre gli s’illumina lo sguardo: “È il modello più importante di tutta la storia Seat, il primo progetto totalmente indipendente”. Il design è firmato da Giorgetto Giugiaro, un altro link tra la Seat e il nostro Paese, la meccanica è stata sviluppata dalla Porsche, l’industrializzazione è stata curata dalla Karmann… Rivederla dopo tanti anni, dopo che è praticamente scomparsa dal panorama automobilistico, ci fa un effetto pazzesco. Non la ricordavamo così… moderna, così all’avanguardia, così proporzionata. Ce ne sono diverse di Ibiza, qui: la numero di telaio #1 per cominciare; quella che ebbe in regalo il re di Spagna, Filippo VI, allora diciottenne; il prototipo della cabriolet; la versione commemorativa per l’Olimpiade del 1992… e questa SXi rosso fuoco nuova da immatricolare: motore System Porsche 1.5 da 102 CV per 915 kg di massa, 185 km/h di velocità massima… un sogno per noi neopatentati degli anni Ottanta. Ve la ricordavate? No? Non importa, la memoria ve la rinfreschiamo noi…