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Alfa 164 e Peugeot 605, gemelle (molto) diverse

Gemelle eterozigote? Sorelle separate dalla nascita? Piano con gli insulti. Parliamo di Alfa 164 e Peugeot 605, due creature degli anni Ottanta che in effetti a prima vista potrebbero sembrare proprio molto “sorelline” e nate dalla stessa matita.

Ecco i fatti: la 164 debutta nel 1987 e nasce disegnata da Pininfarina, mentre la 605 che arriva due anni dopo viene creata partendo da un progetto dalla carrozzeria torinese rielaborato poi dal centro stile interno della Peugeot, diretto all’epoca da Gerard Welter. Si è sempre dubitato che Pininfarina avesse duplicato lo stile della 164 nelle Peugeot 405 e 605. Ma la verità, raccontata oggi da un testimone illustre di quel periodo, il designer Enrico Fumia, papà della 164, è che solo la 405 ha usufruito dei “raccordi-164”, mentre è stata la Casa francese ad adottare inconsapevolmente lo “sguscio-164” sulla 605, ribaltando quello della proposta finale di Pininfarina ai francesi nel 1985.

Più della sezione è la lunga impronta cuneiforme dello sguscio – scrive Fumia nel suo bellissimo libro Autoritratto, edito da Fucina nel 2015 – a far apparire la 605 simile alla 164Grazie a uno scoop della 605 sulla rivista francese l’Automobile, Sergio Pininfarina e Leonardo Fioravanti si precipitarono in Peugeot (all’oscuro del design della 164), per spiegare la ‘pesante’ similitudine. Ma i boss della Casa del Leone del tempo, Calvet e Boilot, minimizzarono dicendo che non c’era di che preoccuparsi visto la diversa stazza delle due vetture“. Ecco spiegato come, nonostante la Pininfarina si fosse ben guardata da offrire identiche soluzioni stilistiche alle due Case, alla fine la 605 risultò così simile alla 164.

Presentata al Salone dell’Auto di Francoforte nel 1987, la 164 è l’erede designata di Alfa 6, Alfetta e 90 al vertice della produzione della Casa del Biscione, destinata a rimanere in produzione per ben 10 anni (la produzione totale sarà di ben 268757 esemplari). Venne disegnata da Fumia quando era in forze alla Pininfarina e sviluppata sullo stesso pianale “Tipo 4” utilizzato per Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000. A differenza di queste, che condividevano molti lamierati e il giro-porte, la 164 beneficiò di alcune modifiche alla scocca e alla sospensione anteriore, che permise un disegno del cofano più basso e spiovente. La linea a cuneo garantiva un coefficiente di resistenza aerodinamica di soli 0,30. Le dimensioni erano importanti ma non eccessive per la categoria: 4560 mm di lunghezza e 1760 di larghezza.

Come vuole la tradizione Alfa, nel 1987 erano disponibili motori grintosi, su tutti il 2 litri Twin Spark bialbero con potenza di 148 CV e il 3.0 V6 di 192 CV che gli Alfisti affettuosamente chiamano “Busso”, in onore di Giuseppe Busso, il grande progettista che l’aveva ideato. L’anno successivo alla presentazione fu commercializzato anche il 4 cilindri 2 litri sovralimentato da turbina T3 e overboost, raffreddato da intercooler di derivazione Lancia Thema Turbo. Il propulsore del Biscione rispetto a questo perdeva i contralberi di equilibratura e guadagnava però 10 CV, grazie all’utilizzo di un overboost a doppio stadio.

La Peugeot 605, invece, fece il suo debutto al Salone di Francoforte 1989. Nonostante le attese (si trattava di una delle maggiori novità di quell’anno), non ebbe una carriera molto brillante. Oltre alla linea, così simile a quella della 164 da essere considerata quasi un suo “clone”, non aveva un abitacolo all’altezza della categoria. Questi aspetti, uniti al ritardo iniziale nei tempi di consegna e ad altri problemi di tipo tecnico, decretarono un fallimento commerciale per la berlina d’oltralpe.

La 605 condivideva il pianale e la meccanica (eccezion fatta per le sospensioni) con la Citroën XM, aveva la trazione anteriore e il motore trasversale col cambio in blocco. Al suo debutto, la 605 era disponibile in 4 motorizzazioni: la XU10/2C, un 4 cilindri di 1998 cm³ a carburatore con 115 CV a 5800 giri/min; l’XU10/J2C, simile a precedente ma con iniezione elettronica e 128 CV a 5700 giri/min; lo ZPJ, un 6 cilindri a V di 90° di 2975 cm³ con distribuzione a 3 valvole per cilindro e potenza massima di 167 CV e lo ZPJ4, sua evoluzione bialbero a 4 valvole per cilindro in grado di erogare 200 CV.

Gaetano Derosa

 

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