Ammiraglia della Casa dal 1929 al 1932, la Skoda 860 ha un aspetto austero e imponente, come si addice a un’automobile che allora era per pochi eletti e che oggi è un’assoluta rarità.
Difatti, su un totale di 49 esemplari di 860 prodotti, appena 4 furono quelli in versione Cabriolet e di questi ultimi solo uno è sopravvissuto in condizioni originali: quello che dal 1998 fa parte della collezione privata della Skoda. In realtà, in base ai documenti d’archivio della Casa, risulta che questo esemplare era già appartenuto alla Skoda: dal 1932, anno della sua costruzione, al 1941, periodo nel quale era stato utilizzato come vettura di servizio per gli alti dirigenti della sede centrale di Praga.
Ritorno al museo. Poi era stato ceduto al capo dei Vigili del Fuoco della vicina cittadina di Chrudim. Mantenuto sempre in efficienza e guidato regolarmente, negli anni 70 era passato più volte di mano, finendo a un certo punto in quelle scrupolose di un medico, che negli anni 80 l’aveva fatto restaurare. Morto il medico, nel 1998 i suoi eredi, venuti a sapere che la Skoda era alla ricerca di vetture da esporre nel museo da poco inaugurato, l’avevano rivenduto alla Casa ceca.
Uscita dall'anonimato per i 100 anni del marchio. Dopo un secondo leggero restauro, che l’ha fatta tornare come nuova, questa magnifica 860 Cabriolet è stata reimmatricolata e targata e nel 2005 ha partecipato, con altre quattro vetture del museo di Mladá Boleslav, al Tour Europeo organizzato per celebrare il 100°Anniversario della Skoda Auto: 5000 km attraverso 10 Paesi, tra cui l’Italia. Vista da vicino, questa Skoda 860 mostra finiture impeccabili; il motore poi ha una rumorosità meccanica quasi impercettibile e una tonalità di scarico pacata. Per questo affascina, ma non spicca per originalità, poiché rispecchia in pieno i canoni estetici delle vetture dei primi anni 30; solo lo stemma sulla calandra e la “Freccia Alata” sul tappo del radiatore fanno capire che si tratta di una Skoda.
Roba da ricchi. Gli stessi progettisti, che pochi anni più tardi, spinti dalla ricerca di soluzioni più razionali ed economiche, avrebbero sperimentato, per le nuove vetture utilitarie, ardite carrozzerie semiportanti con forme aerodinamiche, montate su telai monotrave snelli e leggeri, per la più grande e prestigiosa Skoda mai costruita scelsero la più assoluta normalità. D’altronde il pubblico ricco e conservatore, a cui era destinata una simile automobile non avrebbe gradito tali innovazioni. Per quanto riguarda la meccanica, fiore all’occhiello della 860 è sicuramente il motore 8 cilindri in linea di 3880 cm³, rimasto unico nella produzione della Casa ceca, ma di impostazione assolutamente convenzionale, con distribuzione a valvole laterali, e di indole molto tranquilla: la potenza massima è infatti di soli 60 CV.
Sa fermarsi in tempo. Di notevole interesse l’impianto frenante: meccanico, ma dotato del servocomando, anch’esso meccanico, brevettato nel 1924 dall’ingegnere belga Dewandre e subito adottato da vari costruttori europei sulle loro vetture più pesanti. Grazie a questo dispositivo, la Skoda 860, che a vuoto pesa oltre 1850 kg, in discesa si può guidare con una certa tranquillità; non altrettanto si può dire per la marcia in salita, che, a causa dello sfavorevole rapporto peso-potenza, la mette facilmente in crisi. Con un cambio dei primi anni 30 è praticamente impossibile scalare in “prima” mentre la vettura è in marcia; perciò occorre fermarsi e ripartire, facendo slittare inevitabilmente la frizione. Dato il peso della vettura, una manovra del genere può risultare un’impresa per un guidatore di oggi.
Prevenire è meglio che curare. Una curiosità riguarda la dotazione di bordo, la quale, proprio davanti al guidatore, include un inclinometro, montato proprio davanti al guidatore, che serve a prevenire il ribaltamento; il baricentro di questa macchina infatti è piuttosto alto e l’inclinazione laterale non deve mai superare i limiti segnati sullo strumento. Ciò vale in marcia, ma anche quando si parcheggia. Ai suoi tempi tuttavia, la Skoda 860 Cabriolet veniva usata di rado per i percorsi di montagna; autentico salotto viaggiante a cielo aperto, era l’automobile ideale per mostrarsi in pubblico, percorrendo a bassa velocità i grandi viali delle città mitteleuropee.