I primi amori non si scordano mai. E questo vale anche per un duro come Steve McQueen, grande intenditore e appassionato di auto, proprietario di numerose sportive di razza ma, per sua stessa ammissione, conquistato solamente da una, ovvero la Jaguar XKSS da lui soprannominata “Green Rat”.
6 cilindri in linea, 250 CV. Ai tempi era una vera supercar, in pratica la versione stradale della D-Type che aveva dominato a Le Mans dal 1955 al 1957 e che, causa cambio regolamento, non poteva più correre. Dato che erano avanzati dei telai e alcune D-Type complete, l’ufficio commerciale Jaguar pensò che i ricchi americani avrebbero fatto follie per un’auto capace di raggiungere i 100 km/h in 5 secondi e mezzo e passare i 230 orari. Non si sbagliavano. Dopo aver rimosso la pinna verticale, aggiunto un sedile e una portiera per il passeggero, un parabrezza più avvolgente, finestrini, paraurti e soprattutto una minuscola capotte, i 25 esemplari previsti iniziarono la produzione.
Colpo di fulmine su Sunset Boulevard. La sera del 12 febbraio 1957 però, un feroce incendio divampò negli stabilimenti di Browns Lane, distruggendone 9, che Jaguar Classics ha riportato in vita nel 2016, a 1 milione e 300 mila euro l’uno. L’esemplare con chassis #713 invece sbarcò in California il 19 aprile 1957 per essere consegnato a Mr. James Peterson e inaugurare il circuito di Riverside, da lui appena costruito. All’inizio del 1958 la XKSS passò nelle mani di Bill Leyden, conduttore televisivo che era solito lasciarla parcheggiata su Sunset Boulevard: fu proprio lì che il giovane McQueen finì per incrociare lo sguardo con le sue linee sinuose. Ai colpi di fulmine non c’è rimedio e, dopo un lungo corteggiamento e il pagamento dell’equivalente di 35.000 euro di oggi, Bill si decise a vendere la XKSS.
Riverniciata come le D-Type da corsa. L’auto era di colore bianco avorio con interni rossi, un abbinamento molto comune all’epoca, ma poco racing e fu così che “The King of Cool” fece rifare gli interni di colore nero e ordinò dall’Inghilterra qualche latta di vernice BRG (British Racing Green). Adesso la “Green Rat” era pronta per infrangere tutti i limiti di velocità tra Mulholland Drive e Oakmont Drive: pare che lo sceriffo di Brentwood mise in palio una cena in un famoso ristorante di Beverly Hills per chi, tra i suoi agenti, fosse riuscito a beccarlo. Da Lawry’s stanno ancora aspettando.
Venduta, rimpianta e ricomprata. Nel frattempo, la carriera di McQueen decolla: dal 1963, anno de “La Grande Fuga” al 1968 in cui gira “Bullit”, diventa l’attore più pagato di Hollywood e nel suo garage iniziano ad allinearsi Ferrari, Porsche, una Mini Cooper e tante moto. Non si sa se per mancanza di spazio o per un improvviso momento di follia, nel 1969 decide di vendere la XKSS a William F. Harrah, proprietario di vari casino a Las Vegas, che per un certo periodo la mise in mostra all’interno delle sale da gioco. Gli anni passano e l’attore matura la consapevolezza di aver fatto un grande errore, così all’inizio del 1978 si ripresenta da Harrah e stacca un assegno pari al doppio del prezzo al quale l’aveva venduta nemmeno 10 anni prima. La riporta a casa e prima di chiudere la porta del garage si volta a guardarla con gli stessi occhi innamorati della prima volta lungo Sunset Boulevard. La guiderà solo per altri due anni, prima di cedere ad un tumore ai polmoni.
Una “sorella” battuta all’asta. Attualmente è di proprietà del Petersen Museum di Los Angeles ed esposta nella collezione permanente, ma un esemplare analogo della XKSS è stato messo all’asta a Londra ai primi di novembre. La richiesta era fra i 9 e gli 11 milioni di sterline (10,8-13 milioni di euro), ma l’auto è rimasta invenduta.