Intitolata a Maria Antonietta Avanzo, prima donna pilota d'Italia, la cittadina di Porto Viro - Ruoteclassiche
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28/05/2023 | di Redazione Ruoteclassiche
Sulle strade della baronessa
Coraggiosa, affascinante, trasgressiva. Una vita tra i cordoli e il belmondo. Negli anni 20 e 30, Maria Antonietta Avanzo, la "baronessa volante", corse, prima italiana della storia, la Mille Miglia, la Targa Florio, Indianapolis… Porto Viro, dove nacque, celebra la sua illustre concittadina con un raduno di auto storiche, domenica 28 maggio 2023. E le dedicherà la città con lo svelamento di insegne nei punti d'accesso
28/05/2023 | di Redazione Ruoteclassiche

È popolarissima, negli anni 20 e 30. Si muove addirittura un giovane cronista del Toronto Daily Star per intervistarla. “Lei è l’unico giornalista che non mi ha chiesto che profumo uso… Farà carriera…”. Lei è la prima donna italiana a correre in auto, Maria Antonietta Avanzo. Lui, il giovane cronista, Ernst Hemingway. Maria Antonietta, la “baronessa volante”, domenica 28 maggio, riceverà tutti gli onori della sua città natale, Porto Viro, cuore splendido del Delta del Po. Un memorial, il suo nome che risuonerà nelle piazze, un raduno di storiche che batteranno quelle lunghe strisce d’asfalto tra l’acqua del Fiume e quella del mare, tra frassini e canneti. Per celebrare la prima donna italiana a scendere in pista negli anni ruggenti. Lei che conosce Nuvolari e Ferrari; lei che va a pesca con Pietro Mascagni; lei che colpisce al cuore Gabriele D’Annunzio; lei che si intenerisce davanti ad Amedeo Modigliani; lei che parla col Duce; lei che dà il primo colpo di vanga là dove sorgerà l'Autodromo di Monza; lei che è la zia, amata, di Roberto Rossellini e che gli fa conoscere Ingrid Bergman.

Un giro nel Polesine. Si celebrerà la vita avventurosa di Maria Antonietta Avanzo, domenica 28 maggio 2023, nella sua città natale, Porto Viro. Il memorial "Sulle vie della baronessa volante" prevede un raduno di vetture storiche. Partenza da Porto Viro alle 9, con arrivo a Porto Levante alle 12. Da qui, rientro a Porto Viro, dove, dopo la benedizione delle vetture e il ricordo della campionessa veneta delle autorità, del suo biografo, Luca Malin, e del giornalista e scrittore Massimo M. Veronese, le auto saranno esposte in piazza Marconi e in via Roma per tutto il pomeriggio. Il sindaco di Porto Viro, Valeria Mantovan, inaugurerà delle insegne stradali con scritto "Benvenuti a Porto Viro, città natale della baronessa Maria Antonietta Avanzo, I° pilota donna d'Italia". Alla celebrazione parteciperanno anche il nipote Carlo Avanzo (figlio del figlio Renzo) e i pronipoti Giada e Riccardo Lazzoni (nipoti della figlia della baronessa, Maria Luisa).

La prima volta. Maria Antonietta nasce il 5 febbraio 1889, nella frazione Contarina di Porto Viro. Oggi è il Parco del Delta del Po. C’è una bella villa immersa nel verde e circondata dall’acqua. Maria Antonietta Bellan è una adolescente e papà ha appena comprato una De Dion Bouton con carrozzeria double phaeton. La tredicenne è curiosa. Non sta nella pelle. Un giorno decide: sale, armeggia con la manovella, mette in moto quel mostro che continua a marciare in prima. Sulla sua strada trova il sindaco di allora, Adolfo Girotto, che ci rimette un piede. La carriera dell’indomita peste comincia allora.

Via alle gare. La bella ragazza, sempre coi tacchi, sempre con abiti vistosi (prima donna che osa portare la gonna sopra il ginocchio), sposa il barone Eustachio Avanzo e si trasferisce a Roma. Esordio in pista: il Giro del Lazio con la Spa 35/50 Sport che si era fatta regalare dal marito per festeggiare, nel 1919, la fine della guerra. Vince la sua categoria, dopo aver personalmente riparato un guasto. 1920: corre sul chilometro lanciato a Fanø, in Danimarca. L’inizio è buono, poi però la sua Packard 12 cilindri Sport prende fuoco. Lei non si perde d’animo e spegne l’incendio buttandosi a mare. Stesso anno, Targa Florio, senza benzina si ferma poco prima del traguardo. Ci riprova nel ’22, compagno di squadra, Enzo Ferrari. E qui la storia si ammanta di leggenda. Ferrari nottetempo sostituisce il suo carburatore difettoso con quello, sano, della baronessa. Lei, davvero indomita, si rivolge a un capomafia locale che le promette il carburatore e il cuore di Enzo Ferrari. Cuore come muscolo, letterale. La signora, a quel punto, rinuncia. Però, racconterà poi, quei mafiosi buttano pietre in strada (e pure un gregge) per rallentare Ferrari. La baronessa e il futuro Commendatore, comunque, non finiscono la gara. Sono gli anni del Circuito del Garda, delle prove a Le Mans, del Gran Premio Gentlemen a Brescia, della Targa Abruzzi, della Mille Miglia (quattro edizioni), della Coppa della Perugina, del Circuito di Milano... E poi in America, alla 500 Miglia di Indianapolis; o in Africa, alla Tobruk-Tripoli. Finisce di gareggiare quando la seconda guerra mondiale lancia i suoi primi segnali.

Le auto. Ama la velocità. Guida le Alfa Romeo, le Maserati, le Ferrari. Ma ha condotto di tutto, purché veloce: Spa 35/50 Sport, Alfa Romeo 6C 1750 SS, Alfa Romeo ES Sport, Alfa Romeo 6C 1750 GS spider Touring della Scuderia Ferrari, Ansaldo Tipo 4, Bugatti Type 43, Packard 12 cilindri Sport, Buick, Chrysler, Miller Special, Mercedes 180 HP Tipo K, Fiat 1100 Sport. Le cronache rosa riportano che negli anni 60 la baronessa (che anche nella vita privata non si fa mancare emozioni e avventure) vien vista sfrecciare per le strade di Roma su una Giulietta Sprint. A velocità che il Codice della strada vieterebbe.

Schegge di vita. Eleganza. Sicurezza. Tenacia. Simpatia. Mondanità. Cultura. Scandali. Affari. Sfide contro un mondo maschile. La baronessa non è catalogabile. I personaggi (famosi, ingombranti, mitici) che hanno incrociato le sue vie non si contano. Tra un Enzo Ferrari (scrisse di lei: ha una “guida disinvolta e precisa”) e un Tazio Nuvolari che la teme tanto da prendersela in squadra, c’è una famiglia importante. Maria Antonietta ha una sorella, Elettra, la mamma del grande regista Roberto Rossellini (cui insegnerà a guidare e a cui trasmise l'amore per le belle macchine). Ed è imparentata alla lontana con Luchino Visconti. È amica di Anna Magnani, almeno fino a quando il nipote non s’innamorerà di Ingrid Bergman (e la zia ci mette lo zampino). Di lei s’incapriccia Gabriele D’Annunzio, si dice che Maria Antonietta abbia causato la morte dell’amata tartaruga del Vate, ma è niente rispetto alle lettere di fuoco che le scrive o agli amuleti che attacca alla macchina quando lei corre. A Benito Mussolini dispensa consigli e ascolta confidenze. Quando è a Parigi, c’è un uomo mingherlino e malaticcio che colpisce la sua sensibilità. Gli compra un quadro e lo regala alla cameriera, non le piace: la firma è Amedeo Modigliani. A Ernst Hemingway che la intervista preconizza una carriera grandissima. È l’unico rappresentante della stampa che non insiste su frivolezze e civetteria: “Lei è un ragazzo intelligente”. Con il grande compositore Pietro Mascagni va a pesca. E son passati cent’anni dall’inaugurazione dell’Autodromo di Monza. La baronessa è lì, qualche tempo prima, tra un drappello di uomini: tra i quali Vincenzo Lancia; il pilota automobilistico Felice Nazzaro e, il nipote, Biagio Nazzaro, “Biasin”, pilota prima di moto e poi di auto; l’altro pilota Eugenio Silvani e Lando Ferretti, dirigente sportivo e allora alla Gazzetta dello Sport. In mezzo a quei campioni, c’è una sorridente Maria Antonietta, la madrina dell’autodromo, con un filo di perle al collo e berretto in testa: con gli altri, a colpi di vanga, smuove le prime zolle nel Parco Ex-Reale di Monza (la foto che riporta questo storico episodio è dell’archivio Rossellini). Maria Antonietta Avanzo chiude un’esistenza mirabolante a 88 anni, nel 1977.

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