La gara più antica del mondo si prepara alla centesima edizione con qualche scontento per l’organizzazione e schermaglie al fioretto tra i concorrenti. La vittoria finale a Giovanni Moceri e Daniele Bonetti.
Si è conclusa non senza polemiche quella che avrebbe dovuto essere l'anteprima della centesima edizione della Targa Florio, manifestazione celebrativa che il prossimo anno dovrebbe riportare la gara più antica del mondo agli antichi splendori. Ovvero, a quando, per prestigio e partecipazione, contendeva a Mille Miglia e 24 Ore di Le Mans il primato sportivo e mediatico tra gli sport automobilistici.
Quella appena conclusa qualche pecca organizzativa l’ha evidenziata. A cominciare dalla ridotta partecipazione di auto storiche (34 in tutto), pochissime per una gara di questo blasone. A frenarne la presenza, una tassa di iscrizione non proprio incoraggiante (3.000 euro a equipaggio) più le spese di trasporto per raggiungere la Sicilia da parte dei concorrenti residenti nel centro-nord Italia, o all’estero.
Poche macchine e bassa anche la partecipazione del pubblico. Ad esclusione della affollata cerimonia di partenza, avvenuta nella piazza Giuseppe Verdi di Palermo, e di poche altre località attraversate dalla carovana di vetture, la ridotta presenza di appassionati ha lasciato un po’ di amaro in bocca a chi si aspettava una accoglienza più calorosa. Il centinaio di irriducibili accorsi alle tribune di Cerda, luogo simbolico di questa gara, è stata la cartina di tornasole di un evento che un tempo richiamava sui 72 chilometri del piccolo circuito delle Madonie fino a un milione di persone.
Non ultima, la scelta obbligata del percorso di questa edizione, che solo nell’ultima tappa ha toccato in parte il “circuito delle Madonie”. La causa, in questo caso, è da addebitarsi alla condizione disastrata delle strade che un tempo componevano il percorso di gara, in parte addirittura praticabili solo a bordo di trattori. Ce la faranno gli Enti a cui spetta il ripristino delle strade a riportare la loro condizione a un livello di normalità? Di fatto la Targa Florio Classica 2015 ha dovuto ripiegare su strade alternative.
Strade comunque belle, che hanno portato i concorrenti in alcune delle località più rinomate della Sicilia, ma che nulla avevano mai avuto a che fare con la leggendaria gara. Sono state percorse la “Via del Sale” (da Palermo a Marsala passando per Trapani, Monreale, Partinico, Scopello, Erice e le saline di Mozia); la “Via dei Mille” (da Mazara del Vallo a Palermo , Triscina, Calatafimi, Partinico) e solo nell’ultima giornata la “Via del Mito” (da Palermo alle tribune di Floriopoli, Campofelice di Roccella, Collesano, Lascari, Gibilmanna e Castelbuono, dove era previsto l’arrivo).
“L’anno prossimo sarà un successone” ha dichiarato con ottimismo Nuccio Salemi, autore di un proprio museo dedicato alla Targa Florio e curatore delle famose Tribune di Cerda, “soprattutto perché per la centesima edizione saranno presenti ufficialmente le Case automobilistiche che sono state protagoniste delle edizioni storiche di questa gara”. Peccato però che l’unica Casa automobilistica ad aver creduto nel valore storico di questa manifestazione e nelle finalità originarie della sua nascita (utilizzare le gare per consentire lo sviluppo delle auto e migliorarne la sicurezza) sia stata solo la Volvo.
La Casa svedese, che per altro non ha mai partecipato alla storica Targa Florio, ha dato lustro alla sua presenza portando al via tre vetture storiche e allestendo un breve spettacolo teatrale al Teatro Massimo, nel quale veniva ricostruita in prosa la genesi della gara siciliana. Tutto ciò, attraverso il colloquio avvenuto nel 1906 tra Vincenzo Florio e l’allora direttore della rivista “L’Auto” Henri Desgrange, durante il quale vennero gettate le basi per l’organizzazione di quella che sarebbe diventata la Targa Florio.
Ma la Volvo ha anche tentato di aggiudicarsi l’edizione 2015 di questa gara, ingaggiando il siciliano Antonino Margiotta, uno dei top driver della regolarità storica più bravi, al quale ha affidato una Volvo PV 544 Sport del 1965. La presenza di altri quattro agguerritissimi top driver siciliani, per i quali questa gara rappresenta una sorta di “titolo mondiale della regolarità”, e un problema ai freni della Volvo di Antonino Margiotta, che ha compromesso un paio di prove della prima giornata, le hanno negato però questa soddisfazione. Almeno per quest’anno.
La gara è infatti stata vinta dal siciliano Giovanni Moceri, coadiuvato dal bresciano Daniele Bonetti, a bordo di una Fiat 508 C del 1939. I due hanno dominato la gara sin dalle prime prove cronometriche senza mai incappare in errori, cedere alla tensione o alla stanchezza. In 71 passaggi sul pressostato hanno accumulato 227 punti di penalizzazione (315,53 applicando il coefficiente) che, tradotti in centesimi, significano una media di errore di 3,19 centesimi di secondo a passaggio. Secondo classificato Mario Passanante, un altro top driver siciliano, su Fiat 1100 103 (372 penalità complessive) e terzo classificato l’ennesimo siciliano: Francesco Di Pietra con 438,84 penalità.
Un verdetto finale costellato di veleni, di prove annullate e di polemiche tra concorrenti e direzione di gara a seguito dell’annullamento di alcune prove o del mancato annullamento di altre, oltre che di reclami sui tempi di trasferimento che obbligavano a passaggi a velocità elevate nei centri cittadini o a velocità troppo lente su strade di campagna. Cose che capitano anche nelle più famose gare, ma che qui in Sicilia sono accentuate da una competizione tra top driver che non si riscontra altrove.
Gilberto Milano