Non doveva essere facile, tra il 1989 e il 1994 - anni in cui è stata commercializzata - essere tra coloro che trovavano affascinante, magari al punto di comprarne una, la Toyota Celica Turbo 4WD della generazione T160, conosciuta con il codice identificativo di ST185. Il motivo, molto semplice, era quello di lesa maestà, nei confronti di quel vero e proprio mito nazionale che è la Lancia Delta Integrale, sconfitta nel Mondiale Rally, anche se - almeno nel Campionato Costruttori - quando la Casa di Chivasso non era più impegnata in forma ufficiale.
204 CV e 230 km/h. Uno scalpo che in realtà fa onore a questa coupé filante e aerodinamica, l’ultima a sfoggiare i fari a scomparsa e spinta dalla seconda generazione del 3S-GTE, un quattro cilindri, 16 valvole da 2 litri dotato di turbocompressore per una potenza di 204 CV. Un motore che era stato introdotto con la precedente versione di punta della Celica, quella capace di portare al titolo mondiale piloti nel 1990 un giovane Carlos Sainz. Grazie alla trazione integrale permanente con ripartizione della coppia tramite giunto viscoso e differenziale posteriore Torsen, si rivelava capace di aggredire le curve con un equilibrio esemplare e non difettava nemmeno in prestazioni pure, con 230 km/h di velocità massima e 7,9 secondi da 0 a 100 km/h.
Quella gobba sul cofano. Esternamente era impossibile non riconoscere la Turbo 4WD, grazie alla presa d’aria sul cofano, introdotta per risolvere i problemi di surriscaldamento che avevano afflitto la precedente versione, e ai passaruota allargati per ospitare pneumatici dall’impronta generosa, 215/50/15. Un alettone poco vistoso adornava il posteriore mentre all’interno un volante sportivo a tre razze privo di airbag era circondato da un cruscotto tondeggiante. Comoda per 4 persone, a patto che quelle sedute dietro non fossero di statura troppo alta, alla guida la Celica, come riportava la prova su strada di Quattroruote, non sembrava comportarsi come la tipica nervosa turbo, ma al contrario risultava progressiva ed elastica.
Tributo a Carlos Sainz. Dei 5.000 esemplari numerati costruiti per ottenere l’omologazione in Gruppo A, denominati "Carlos Sainz Limited Edition", in Italia ne arrivarono solo 400, rendendo questa versione la più desiderabile. Si distinguono per le placchette numerate sul tunnel, ma soprattutto per il cofano dotato di una presa d’aria molto più ampia e con un condotto speciale per il raffreddamento della cinghia di distribuzione, un paraurti più leggero e con molte più prese d’aria e una leva del cambio con corsa ridotta. C’è anche un intercooler acqua-aria al posto dell'unità aria-aria di serie che aiuta a raggiungere 208 CV, mentre Abs, lavafari e specchietti retrovisori riscaldati erano condivisi con la Turbo 4WD standard.
Facili da trovare. Pochi gli optional a disposizione: tetto apribile, impianto audio premium e interni di pelle, anche se la quasi totalità delle “italiane” è provvista di questi ultimi. Sono sorprendentemente ancora molto diffuse con prezzi molto variabili: tra i 15 e i 25.000 euro, anche se le Carlos Sainz possono valere anche il 40% in più.