Rimangono esposte a Pesaro le 71 motociclette della celebre Collezione Morbidelli salvate dall’Asi, ospiti del Museo Benelli.
A metà degli anni Sessanta, grazie alla sua grande passione per i motori ma anche alle doti di imprenditore, Giancarlo Morbidelli ha costruito un piccolo reparto corse che si è guadagnato, nel decennio successivo, quattro titoli mondiali piloti e tre per costruttori, oltre a otto campionati italiani. Ma il museo che ha messo in piedi a Pesaro, in un locale a fianco della villa dove abitava, non era realizzato solo con i suoi bolidi bianco-azzurri, bensì con una più ampia raccolta di mezzi che raccontava minuziosamente l’evoluzione delle due ruote nel corso di tante epoche passate.
Vietato esportare. In totale, nella Collezione Morbidelli c’erano la bellezza di 300 esemplari, dei quali 71 hanno trovato casa ora al Museo Benelli dopo essere stati acquistati dall’Asi (Automotoclub Storico Italiano) lo scorso settembre. Gli altri sono in parte stati tenuti dagli eredi dell’appassionato e costruttore e, in parte, sono stati venduti, anche all’estero. Per la legge italiana i veicoli con più di 75 anni di vita non posso essere esportati, però. Ed ecco che è scattato il suggerimento all’acquisto da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali all’Asi, che ha subito colto l’occasione per salvaguardare un tale patrimonio motoristico e culturale del nostro Paese.
Nel luogo che ha visto nascere il Registro Benelli. "Siamo partiti con il proposito di salvare un pezzo importante del patrimonio motoristico nazionale per rimetterlo a disposizione dell’intera comunità”, ha sottolineato il presidente Asi Alberto Scuro. Nel percorso fino alla collocazione della raccolta museale nella sua attuale sede non sono mancate insidie e difficoltà burocratiche, sbrogliate anche per merito dell’Amministrazione Comunale della città, che si è impegnata a far rimanere le moto nel proprio territorio – paraltro terra di piloti – e naturalmente grazie alla disponibilità del presidente del Museo Benelli Paolo Marchinelli. “L’operazione a Giancarlo Morbidelli avrebbe fatto piacere, perché lui, insieme all’ex presidente del Museo Benelli recentemente venuto a mancare Paolo Prosperi, e con Augusto Farneti, nel 1989 è stato tra i fondatori del Registro Benelli presso la vecchia fabbrica delle moto pesaresi: lo stesso scenario dove ha ora sede il Museo che ospita la Collezione Asi-Morbidelli”, spiega il consigliere federale Asi e referente della Collezione Morbidelli Leonardo Greco.
Benelli über alles. Tra le motociclette in mostra, costruite fino al 1942, vi sono diverse Harley Davidson, Indian e Triumph: di questa marca l’esposizione annovera anche un esemplare particolarmente temerario, guidato per 4115 miglia nel 1910 in sei giorni dal pilota Catt. La motocicletta più datata? È una rarissima Moto Rêve 275 del 1907. Immancabili, poi, fra le italiane le motociclette Frera, prodotte a Tradate, vicino Milano, e naturalmente le Benelli, tra le quali la GP, esemplare unico degli anni Trenta con motore a 4 cilindri (250cc) e compressore, con raffreddamento ad acqua. In totale, al celebre marchio di casa sua l’appassionato pesarese ha riservato una sezione di ben 18 moto.
Rarità d’eccezione. I veicoli made in Italy sono in totale una cinquantina, di 11 marche di grande significato storico. Come le Stucchi dei primissimi del Novecento, le Moto Guzzi – di cui ricorre il centenario quest’anno – e le Gilera. Fino alle CM e alle MM, due marchi “minori”, che insieme a una delle tre vetturette costruite dalla BBC (Benelli, Beretta, Castelbarco), attiva tra gli anni Quaranta e Cinquanta, costituiscono delle chicche di prim’ordine. Della casa automobilistica è presente anche un autotelaio spoglio, un’opera incompiuta che in futuro sarà esposta per mettere in risalto le caratteristiche della marca scomparsa. Intanto, appena l’emergenza pandemica lo consentirà, si attendono l’inaugurazione ufficiale della Collezione e finalmente la sua apertura al pubblico.