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25/06/2024 | di Gaetano Derosa
Vernasca Silver Flag, elogio della passione
Quest’anno si è celebrata l’edizione numero 28 del concorso dinamico per auto da competizione più famoso e celebrato del mondo. Quasi 170 bolidi in Val d’Arda per quella che è una kermesse di veri appassionati delle quattro ruote da corsa. Quale è il segreto? Uno chef stellato con le sue visioni folli, ma terribilmente piacevoli
25/06/2024 | di Gaetano Derosa

Cosa è stato, cosa è e cosa sarà per sempre questo evento è oramai noto a tutti. Nata ventotto anni fa in terra piacentina, da sempre organizzata dal CPAE (Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca) la Vernasca Silver Flag è la continuazione ideale della gara di velocità in salita Castell’Arquato-Vernasca. Ma le similitudini con l’antica e gloriosa progenitrice finiscono qui. A parte il tracciato chiuso al traffico in comune e la passione per i motori, ovviamente. Anzi, nel mondo del collezionismo si abusa troppo spesso di questo termine, passione. Però alla “Silver” trova il suo connubio ideale, più che in altre manifestazioni ben più blasonate e celebrate. Quali siano gli ingredienti magici per averla fatta diventare quello che è oggi - il più celebrato concorso di eleganza dinamico per auto storiche da competizione in Italia e uno dei più importanti al mondo - non è dato sapere, ma di sicuro conosciamo lo chef stellato, colui che proprio nel lontano 1996 ebbe una visione, pazzesca e geniale al tempo stesso: far diventare la Val d’Arda il centro indiscusso dei motorismo storico, quello a 360 gradi, fatto non solo di Ferrari e Maserati, ma anche di Alfa Romeo, Abarth, Fiat, Lancia, Lamborghini, Jaguar, Porsche, BMW, Mercedes, Aston Martin e qualsiasi altra Casa costruttrice vi venga in mente. Per intenderci, la Motor Valley dell’Emilia sarebbe nata solo molti anni dopo. Il nome dello chef? Claudio Casali.

Lo chef stellato. Look da geometra, espressione dolce e triste, tipica dei grandi artisti dell’Impressionismo ma capace (udite, udite) anche di essere scherzoso e gioviale, Casali è cresciuto a pane (con coppa piacentina) e Auto Italiana. Ha creato questo giocattolo fantastico che ogni anno riscuote sempre più consensi. Non è basilare il tema dell’anno per il successo della manifestazione (in questa edizione è ritornato il leit motiv del Tridente, con alcuni “pezzi da 90” di rara bellezza, e anche i festeggiamenti dei 110 anni della Bugatti più vincente, la 35), quel che conta è ritrovarsi nel segno della passione, tra auto fatte in casa e mostri sacri dell’automobilismo sportivo. Una volta dentro al paddock di Castell’Arquato, si parla solo ed esclusivamente una sola lingua, internazionale, amata da tutti, ma che solo alla “Silver” è conosciuta e viene correttamente coniugata in tutta la sua grammatica: la lingua della passione.

Fini didattici. Qualche denigratore ha spesso etichettato questa manifestazione come “la sagra del falso”, alludendo a qualche esemplare ricostruito o “fatto in casa” presente nel corso degli anni. Detto che oggi nel mondo del collezionismo si vede di tutto, sono stati proprio gli organizzatori della Vernasca Silver Flag a sdoganare il concetto della “ricostruzione a fini didattici” accettando, tanti anni fa, anche la replica della Maserati 250 F aerodinamica provata da Fangio a Monza. Per intenderci, quest’anno alla 1000 Miglia è stata inserita una speciale categoria dal nome “Ricostruzioni didattiche”. Ma solo alla “Silver” si vede normalmente il proprietario di una Ferrari 250 GTO chiacchierare amabilmente di corse col proprietario dell’auto accanto, una Fiat 600 “Abarthizzata” negli anni 80. Vien da pensare che chi critica quest’evento, forse forse un po' geloso lo è, amen.

Cose da pazzi. Negli anni alla “Silver” si è visto di tutto in nome della passione: gente che (col permesso della Polizia municipale, sia chiaro) ha segato l’asta di un cartello stradale per poi farla tornire nella notte tra sabato e domenica da un meccanico locale per trasformarlo in un giunto di scorta per poter riparare la propria Formula 1, personaggi famosi come Paolo Cantarella che è venuto “a lezione a Castell’Arquato” (ipse dixit) per cercare di emulare la formula per un altro evento, piloti del calibro di Clay Regazzoni, Sandro Munari, Miki Biasion, Stirling Moss, Nino Vaccarella, Arturo Merzario, Thierry Boutsen, quest’anno Riccardo Patrese, e tantissimi altri, mostri sacri della tecnica come Mauro Forghieri e Sergio Limone, ma l’elenco è interminabile, credete. Negli anni l’evento è cresciuto grazie anche agli sponsor, come Tag Heuer che da qualche anno è stato avvicendato da Eberhard, ma Il tutto viene ancora miscelato con sapienza nel pentolone di quella cucina lassù a Lugagnano, dove ai fornelli c’è sempre lo chef stellato.

I premi di questa edizione. Best of Show vetture Anteguerra: Bugatti 35 (Giacomo Foglia); Best of Show vetture Dopoguerra: Ferrari 250 GT Tour de France (Massimo Chini); Trofeo ASI vettura con miglior grado di conservazione: Maserati 200 S (Alfredo Stola); Trofeo ASI vettura con migliore restauro: Alfa Romeo Giulietta SZ (Silvio Mantovan); Premio FIVA: Lancia Lambda Julian Jane (Rale Wittenberg); Trofeo vetture turismo: Ford Cortina Lotus (Colin Farrell); Trofeo vetture granturismo: Bizzarrini 5300 GT Strada (Claudio Fontechiari); Trofeo Rallyssima per la più evocativa vettura da rally: Lancia Fulvia Coupé Safari (Stefano Macaluso); Trofeo vetture Sport: Abarth 1000 (Takayoshi Matsui); Trofeo vetture Sport Prototipo: McLaren M8E (Cristopher Rowe); Trofeo vetture monoposto motore anteriore: Maserati 6CM (Nicola Sculco); Trofeo vetture monoposto motore posteriore : Brabham BT30 (Giorgio Marchi); Trofeo vetture anteguerra: Bugatti T51 (Eberhard Grether); Trofeo “Paolo Silva” vettura più rappresentativa della storia della Castell’Arquato-Vernasca: Abarth 2000 OT “coda lunga” (Eris Tondelli); Trofeo “Circuito di Piacenza” per la migliore Ferrari: Ferrari 340 MM (Matteo Crippa); Trofeo “Giuseppe Merosi” per la migliore Alfa Romeo: Alfa Romeo 33 Spider Prototipo (Alessandro Carrara); Trofeo per la vettura Abarth più importante: Abarth 1000 Bialbero “muso lungo” (Walter Faralli); Trofeo “Paolo Lanati” per la soluzione tecnica più raffinata: Porsche 917 LH (Olivier Boyadjian-Jurgen Barth); Premio “Silvano Maggi” per la Ferrari più vittoriosa: Ferrari 166 barchetta (Alessandro Casella); Trofeo per la vettura Porsche più importante: Porsche 911 RS Carrera (Massimo Bettati).

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