Viaggio in Inghilterra - Ruoteclassiche
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03/05/2023 | di Fabrizio Greggio
Viaggio in Inghilterra
In allegato a Ruoteclassiche di maggio trovate il quarto volume della collana Guida al collezionismo. Protagoniste sono la Austin Healey e la Lotus, autentici “mostri sacri” del motorismo d’Oltremanica. Nomi che non hanno certo bisogno di presentazioni, da sempre in cima alla lista dei desideri dei collezionisti di auto sportive
03/05/2023 | di Fabrizio Greggio

L'ossessione delle 100 miglia. Attraversiamo la Manica e approdiamo in Gran Bretagna, patria del motorismo sportivo. Lì sono nati alcuni marchi iconici nella storia dell’automobile. Fra questi figura la Austin Healey, nata nel 1952 dall’unione tra la Austin e la Donald Healey Motor Company. Quest’ultima viene fondata nell’immediato dopoguerra dal talentuoso Donald Helay, tecnico e pilota, mosso dall’ambizione di produrre in serie una vettura capace di superare la soglia delle 100 miglia orarie. Obiettivo ambizioso, ma raggiunto già dalla sua prima automobile, la berlina due porte Elliott, il cui prototipo tocca le 111 miglia. Nel 1951 arriva la Nash-Healey, roadster americana che vede coinvolto anche Pinin Farina, che nel 1952 firma il restyling, occupandosi anche dell’allestimento in toto della vettura. Da quella esperienza Donald Healey matura l’idea di sviluppare una nuova spider, destinata a passare alla storia come la Austin Healey 100, capostipite delle cosiddette “Big Healey”, famiglia che comprende, oltre alle 100, le poderose 3000. Sono le spider del marchio più ambite dai collezionisti, con prezzi ben al di sopra del limite massimo di spesa fissato dalla nostra collana, che ricordiamo è di 40 mila euro. Di conseguenza i modelli presi da noi in considerazione sono le spider della famiglia Sprite, la cui prima generazione, prodotta a partire dal 1958, è simpaticamente soprannominata “Frogeye” per via dei caratteristici proiettori “a rospo”. Con una integrazione: la rara spider Jensen Healey, allestita nella prima metà degli anni 70 in circa 10.500 esemplari, cui si aggiungono i circa 500 della coupé 2+2 denominata Jensen GT.

La visione di Colin. E veniamo alla Lotus, la creatura di Colin Chapman, uno dei massimi protagonisti della Formula 1. Le sue vetture stradali sono diventate dei must per gli estimatori della guida sportiva. Nomi entrati nella leggenda, a partire dalla Seven del 1957, la spartana spider a ruote pressoché scoperte, con telaio tubolare vestito da carrozzeria minimalista composta da pannelli d’alluminio e proposta al tempo anche come kit car. I principi di Colin Chapman sono leggerezza, meccanica proveniente dalla grande serie, attento studio dell’assetto. Nel 1962, con la Elan nasce lo schema costruttivo che distinguerà tutte le Lotus fino all’arrivo della Elise nel 1995: un telaio a trave centrale in acciaio, al quale è accoppiata una scocca in vetroresina. Poiché la quotazione di questa spider supera i 40.000 euro, la nostra guida parte dalla versione coupé, la FHC, dalla quale deriverà la famiglia delle Elan 2+2. Passeremo poi all’Europa, la prima a montare il motore collocato alle spalle dell’abitacolo, una configurazione ancora oggi adottata dalla Lotus. Spazio poi alla Eclat, alla Excel e ovviamente alla Esprit, la più longeva e conosciuta sportiva del marchio, le cui linee intramontabili recano la firma di Giorgetto Giugiaro. E approdiamo alla Elise, nata sotto l’egida di Romano Artioli e fortemente innovativa per via del suo telaio composto da elementi in alluminio incollati fra loro. Da lei originerà la berlinetta Exige, il non plus ultra quanto a divertimento di guida. Appuntamento quindi in edicola con Ruoteclassiche di maggio

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