La Volkswagen Golf è una delle auto che ha segnato la storia dell’auto: lanciata nel 1976, dal marzo 1979 venne stata proposta anche in una piacevole versione cabriolet, apprezzatissima nei mercati d’Oltralpe e negli Usa.
Lo sviluppo della variante a cielo aperto della Golf venne curato dalla famosa carrozzeria tedesca “Wilhelm Karmann Gmbh, il primo prototipo della Volkswagen Golf Cabriolet venne approntato già nel dicembre 1976, ma non montava ancora il caratteristico rollbar del modello di produzione. La Karmann di Osnabrück seguì la produzione di tutte e 4 le generazioni di Golf Cabriolet: partner Volkswagen di lunga data, aveva realizzato anche la variante a cielo aperto dello storico Maggiolino, prodotto fino al gennaio 1980. La Volkswagen Golf Cabriolet si caratterizzava per l’adozione di un robusto rollbar all’altezza del montante B, che si rece necessario in quanto nel corso degli anni ’60 negli Stati Uniti erano entrate in vigore delle stringenti norme omologative per elevare la sicurezza dei veicoli: in quest’ottica le decappottabili erano considerate estremamente “insicure” nelle collisioni laterali e soprattutto in caso di ribaltamento. La Golf Cabriolet fu così tra le primissime cabriolet di produzione dotate di rollbar fisso. Dopo la Golf Cabriolet, molte altre case automobilistiche presentarono le versioni cabriolet dotate di rollbar: la Fiat Ritmo Cabrio (1981), la Ford Escort Cabriolet (1983), la Peugeot 205 Cabriolet (1986) e la Opel Kadett Cabriolet (1987).
Il cesto di fragole. Dalla primavera del 1979 al 2002, la Golf Cabriolet è sempre stata tra le decapottabili più ambite sul mercato centro-europeo, ma inizialmente la Golf Cabriolet destò qualche perplessità, soprattutto tra la clientela affezionata al Maggiolino… Per via del suo rollbar, che soprattutto nella colorazione rossa le valse il soprannome “cestino di fragole”. Anche i finestrini posteriori che sui primi esemplari non potevano essere completamente retratti, contribuirono a questa dicitura. La Golf I Cabriolet aveva in dotazione uno spesso telo copricapote da montare obbligatoriamente a tetto aperto, a protezione delle giunture metalliche dell’intelaiatura della capote, che restando esposte divenivano potenzialmente pericolose per bambini e passanti in caso di urto. Dall’agosto del 1981 il tetto aperto era più basso di 10 cm: un nuovo telaio impediva lo sbloccaggio dei fermi a capote aperta sui percorsi accidentati. Nelle generazioni successive la capote venne montata ancora più in basso, consentendo una migliore visibilità posteriore e il telo copricapote non più obbligatorio, veniva fornito solo a protezione del rivestimento interno del softop.
Satus symbol. Nel marzo 1979 la Golf Cabriolet era offerta in due versioni: GLS, 1,5 litri 70 CV e GLi con il 1,6 litri e 81 110 CV della Golf GTI. Con l’uscita di produzione del Maggiolino Cabriolet agli inizi del 1980, la Golf Cabriolet divenne una bestseller: negli anni 80 le vendite delle cabriolet aumentarono costantemente. La Golf Cabriolet diventò uno status symbol, apparve anche nella serie Remington Steele e in molti film a cavallo tra gli anni 80 e 90, tutt’oggi questa cabriolet è una youngtimer molto ricercata. Rispetto al Maggiolino Cabriolet, rimasto fedele al layout anteguerra, la Golf Cabriolet poteva vantare uno chassis decisamente più moderno che assicurava una flessione della scocca ridotta del 10 % , ma soprattutto una rigidità torsionale superiore del 40 %. Il tetto invece era composto da cinque strati, a capote chiusa la Golf Cabriolet raggiungeva un Cx di 0,48; 0,53 con tetto aperto e finestrini chiusi e 0,55 con tetto aperto e finestrini aperti. Rispetto alla normale Golf I, il peso della sola scocca della cabriolet era superiore di 90 kg più. La Golf GLI Cabriolet era complessivamente 140 kg più pesante rispetto alla GTI chiusa. Oltre al motore con iniezione K-Jetronic della Golf GTI, la GLI Cabriolet offriva un telaio più sportivo rispetto alla GLS, con ammortizzatori più rigidi, pneumatici leggermente più larghi e parafanghi più profilati. La Golf I Cabriolet continuò ad essere prodotta per molti anni, anche dopo il debutto della Golf II nell’agosto 1983
Lunga vita alla cabriolet. Nel maggio 1987, un restyling introdusse una serie di modiche: a partire da una nuova griglia del radiatore, l’auto appariva più solida grazie a nuovi paraurti e passaruota in plastica più sporgenti. Durante l’intero periodo di produzione della Golf Cabriolet restyling, la gamma dei motori rispecchiava globalmente le motorizzazioni a benzina della Golf II. Dal 1992, a richiesta era disponibile l’airbag lato guida guidatore: era la prima vettura Volkswagen a montare l’airbag. Tuttavia sulla Golf I Cabriolet non fu mai disponibile l’ABS per evitare il bloccaggio dei freni. Dal settembre 1992 venne proposta soltanto con il motore da 1,8 litri da 98 CV dotato catalizzatore e conforme alla normativa Euro 1. La Golf I Cabriolet venne man mano aggiornata con nuovi allestimenti e realizzata in diverse serie speciali: Quartett, Bel Air, Young Line, Fashion Line, Classic Line, Toscana, Sportline, Coast, Acapulco, Genesis e Etienne Aigner. La Golf I Cabriolet terminava la sua carriera nell’agosto 1993 con 389.000 esemplari all’attivo.
A ritmo di musica. La seconda serie della Golf Cabriolet venne presentata nel settembre del 1993, sulla base della Golf III. La Volkswagen Golf III Cabriolet, nel 1995 è stata tra le primissime cabrio proposte anche con motore a gasolio TDI (da 90 e successivamente da 110 cv). Nel periodo in cui veniva presentata la Golf III Cabriolet, Volkswagen era sponsor di una serie di tournée di grandissimi artisti della scena musicale e per questo motivo vennero lanciate serie speciali come la Pink Floyd, la Rolling Stones e la Bon Jovi. A queste si aggiunsero la Joker, Highline, Classic Edition e Colour Concept. La Golf III Cabriolet terminava la sua carriera nell’aprile 1998 a quota 171.000 esemplari, prodotti anche dalla Volkswagen de México nello stabilimento di Puebla come la successiva Golf IV Cabriolet. La Volkswagen Golf IV Cabriolet, in realtà non era un modello completamente nuovo, ma un restyling della Golf III: vennero modificate essenzialmente le sezioni anteriore e posteriore, riprendendo il frontale della Golf IV e alcuni dettagli interni come l’illuminazione blu/rosso del cruscotto e apportate migliorie nell’allestimento.
Si chiude il cerchio. La produzione della Golf IV Cabriolet venne interrotta a metà del 2002 e per quasi 10 anni non si ebbe un’erede diretta, Volkswagen presentò la Golf VI Cabriolet nel marzo del 2011. Fino al 2002, il rollbar centrale rimase una peculiarità progettuale della Golf Cabriolet: questa soluzione non è più utilizzata, al loro posto ci sono dei supporti estraibili che vengono azionati automaticamente in caso di ribaltamento. Anche l’ultima generazione delle Golf Cabriolet faceva a meno del rollbar fisso, ma continuava ad essere prodotta nello stabilimento di Osnabrück come le precedenti, nell’impianto che dal 2009 era divenuto di proprietà Volkswagen: la Karmann, in forte insolvenza finanziaria era stata rilevata dal colosso tedesco. La Golf VI Cabriolet proponeva una gamma di motori articolata, a benzina da 105 a 265 CV e diesel da 105 a 140 CV; la versione sportiva GTI Cabriolet venne aggiunta a metà del 2012, seguita dal modello di punta “R“ da 265 CV nella primavera del 2013. La produzione della Golf VI Cabriolet è terminata alla fine di febbraio 2016. Con l’uscita di scena della Volkswagen Golf Cabriolet finiva un’era; questo modello abbinava infatti il piacere di una guida en plein air ai vantaggi di un’auto media apprezzatissima come la Golf: pratica, sicura e poco appariscente, piaceva sia alla clientela giovane che a un pubblico più maturo, a patto di scegliere le tinte più sobrie…