Zaz, la scommessa (vinta) dell'auto low cost - Ruoteclassiche
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21/09/2018 | di Marco Visani
Zaz, la scommessa (vinta) dell’auto low cost
Certo ce ne vuole, del coraggio: per tutta la vita hai venduto Jaguar, Rover e Rolls-Royce e un bel giorno ti viene lo schiribizzo d'importare in Italia una macchinetta sovietica vecchiotta e pure bruttina. Ma se ti chiami Bepi Koelliker non solo hai il coraggio: hai, prima di tutto, la lucidità imprenditoriale grazie a cui capisci che esiste un vuoto di mercato da coprire, quello di un’auto supereconomica che è lontana dalla produzione di massa quanto lo sono, all’estremo opposto, le berline e le coupé inglesi.
21/09/2018 | di Marco Visani

Certo ce ne vuole, del coraggio:per tutta la vita hai venduto Jaguar, Rover e Rolls-Royce e un bel giorno ti viene lo schiribizzo d'importare in Italia una macchinetta sovietica vecchiotta e pure bruttina. Ma se ti chiami Bepi Koelliker non solo hai il coraggio: hai, prima di tutto, la lucidità imprenditoriale grazie a cui capisci che esiste un vuoto di mercato da coprire, quello di un’auto supereconomica che è lontana dalla produzione di massa quanto lo sono, all’estremo opposto, le berline e le coupé inglesi.

È nata l'auto low cost. Anche se allora nessuno la chiamava così, Bepi Koelliker inventa l’auto low cost. È il maggio 1976: il muro di Berlino è ancora saldamente al suo posto. Oltre la cortina di ferro si producono poche, solide ed economiche automobili. Una di esse è la Zaz 968 A, nata nel 1972 ma risalente in realtà al 1966, anno in cui venne presentata la 966: una berlinetta molto simile alla NSU Prinz.

La sua forza è il prezzo. Quando arriva da noi costa 1.711.000 lire, esattamente quanto una Autobianchi Giardiniera. Rispetto alla quale ha però una cilindrata più che doppia: 1196 cm³, e una potenza (33 CV DIN) molto inferiore a quella della Fiat 127, che è una 900 e costa il 40% in più. Certo, tecnicamente è indietro di almeno quindici anni: ha i freni a tamburo e il motore posteriore, con tutto ciò che ne consegue in termini di tenuta di strada e sensibilità al vento laterale. Dubitiamo che uno solo, tra i suoi clienti, ci abbia fatto caso, eppure è la vettura meno lontana - come impostazione meccanica - da una Porsche 911: ha il motore montato a sbalzo sul retrotreno, il raffreddamento ad aria e i cilindri su due bancate (a V, qui, invece che boxer). Tra le sue particolarità, il bruciatore alimentato a benzina che permette di riscaldare l’abitacolo in pieno inverno a motore spento, il funzionamento a benzina normale e la grossa spia a centro plancia che si accende a ogni frenata, rimanendo illuminata in caso di avaria dell’impianto. Non scontate, vista la natura molto economica della vettura, le quattro marce tutte sincronizzate così come il serbatoio carburante in posizione di sicurezza, dietro i sedili posteriori.

Le altre connazionali. Lungi dal far strage di cuori la Zaz si ritaglia un suo piccolo e assiduo mercato specie quando, a partire da novembre 1976, le vengono affiancate - sempre a cura dell’organizzazione Koelliker - le più grosse e tradizionali Moskvich 2140 e 2137 (berlina e station wagon) e le Volga, creando una sorta di vera e propria gamma di vetture made in URSS.

L'ultima a novembre 1985. Dal giugno 1980 la 968 A viene sostituita dalla 968 M, che ha un frontale leggermene diverso, con tanto d'improbabile spoiler e inserti gommati sui paraurti. Soprattutto, perde le caratteristiche "orecchie" sui parafanghi posteriori, sostituite da più semplici griglie mentre i gruppi ottici posteriori sono a sviluppo orizzontale invece che tondi. In Italia, tra A e M, resta a listino per quasi dieci anni, sino a novembre 1985. Se ne va nella più assoluta discrezione mentre intorno a lei il mondo sta cambiando alla velocità della luce.

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