BMW Z4 (E85): una bella scoperta - Ruoteclassiche
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04/05/2020 | di Andrea Zaliani
BMW Z4 (E85): una bella scoperta
La BMW Z4 prima serie rappresenta tutt’ora un modello in grado di affascinare molti appassionati, di tutte le età. La sua storia, pertanto, merita di essere ricordata a dovere.
04/05/2020 | di Andrea Zaliani

La BMW Z4 prima serie rappresenta tutt’ora un modello in grado di affascinare molti appassionati, di tutte le età. La sua storia, pertanto, merita di essere ricordata a dovere

Tutto ha inizio a cavallo del nuovo millennio. In quel periodo la Z3, sebbene continui a raccogliere consensi, inizia ad avere qualche anno sulle spalle. Come se non bastasse, le varie proposte in commercio rendono il mercato particolarmente variegato e competitivo. Oltre alle rivali di sempre Audi (con la TT Roadster) e Mercedes-Benz (con la Slk) gli appassionati del genere, a seconda delle esigenze e disponibilità, possono optare per nuovi modelli. Auto più abbordali, più costose oppure più sportive, ma sempre a due posti e “open-air”. Stiamo parlando, per esempio, della seconda generazione della Mazda MX-5, della Porsche Boxster, della Lotus Elise e della Honda S2000. I designer della BMW incominciano quindi a sperimentare prototipi e forme da utilizzare sull’evoluzione della Z3, che si concretizzerà nella Z4. Un’auto prodotta nello stabilimento americano di Spartanburg, in continuità con la sua progenitrice, e presentata in società in occasione del Salone di Parigi del 2002.

Un nuovo abito. La nuova Z4 rappresenta un progetto moderno. Le sue forme, completamente rivisitate e maggiorate, si discostano in maniera netta da quelle linee da simil roadster americana anni ‘50 viste sulla Z3. Addio anche ai peculiari sfoghi d’aria presenti sulle fiancate laterali. Subentra un design ispirato alla recente filosofia stilistica del marchio caratterizzata, tra l’altro, da tagli netti della carrozzeria. Spigoli vivi e linee affilate, ampie superfici bombate e lo stemma della BMW integrato nel lampeggiatore laterale, generano un impatto visivo d’effetto. Un “abito” cucito su misura per un corpo dinamico, contraddistinto da un cofano molto ampio, un passo lungo, sbalzi corti e due posti bassi e arretrati. Le forme ideate dal team condotto da Chris Bangle, nel complesso, risultano indubbiamente gradevoli da osservare.

Abitacolo semplice ma curato. Un ulteriore novità di prim’ordine riguarda il tettuccio, completamente riprogettato. Si chiude a “Z” e la parte anteriore, quando è ripiegata, serve anche da copertura. L’abitacolo appare semplice, pulito e al passo coi tempi. La plancia ha una superficie concava, mentre la console centrale è disegnata a “T” rispetto al cruscotto. La plancia è dominata dal tachimetro e dal contagiri. La loro configurazione tubolare, raccolta sotto una palpebra unica (omaggio stilistico alle spider classiche), elimina i riflessi nel parabrezza. Le segnalazioni del computer di bordo sono visualizzate da un display lcd inserito nel tachimetro, mentre quelli del carburante e della temperatura dell’acqua sono inseriti nel contagiri. Tra questi due strumenti sono raccolti l’indicatore della marcia inserita (sulle versioni con cambio automatico) e le altre spie. Le manopole del riscaldamento e del condizionatore sono disposte nella parte centrale del cruscotto, al di sopra del mobiletto centrale. Più sopra si trovano i comandi della radio e dello stereo.

Tecnica specifica. La piattaforma della Z4 è stata studiata per esaltare l’aspetto dinamico della vettura. L’asse anteriore è di tipo MacPherson con bracci oscillanti forgiati in alluminio, ammortizzatori pressurizzati a doppio effetto, sterzo a cremagliera e barra stabilizzatrice. Le sospensioni posteriori di tipo multilink con ammortizzatori pressurizzati a doppio effetto e barra stabilizzatrice. L’assetto tende chiaramente alla sportività, con la possibilità di optare per sospensioni normali o più rigide. Non solo: la distribuzione uniforme delle masse sui due assi è la premessa ottimale per un assetto armonioso. A tutto ciò si aggiungano poi gli innegabili vantaggi della trazione posteriore. Per quanto concerne la sicurezza, a bordo vanno segnalati gli airbag laterali, che si estendono per tutta la lunghezza delle portiere; in più, dietro i poggiatesta, ci sono due roll-bar fissi.

Amore a prima guida. Inizialmente la Z4 è disponibile con due sei cilindri in linea: un 2.5 da 192 cv, abbinato a un cambio meccanico a cinque marce, oppure un 3.0 litri da 231 cv. Quest’ultimo affiancato per la prima volta su una roadster, a un cambio meccanico a sei rapporti. A richiesta, si può scegliere per anche una trasmissione automatica. La “nostra” rivista si metterà al volante della variante maggiormente prestazionale, rimanendone piacevolmente colpita. Stando a quanto descritto dal collega giornalista “prima ancora di apprezzare le doti stradali, la Z4 si fa desiderare per come è costruita, per la linea accattivante, per l’abitacolo accogliente, compatto ma confortevole per due. Già al primo contatto, quando si prende posto al volante, si intuisce il carattere sportivo della vettura”. Valutazione positiva anche per il comportamento dinamico e del motore: “un giro di chiave e il sei cilindri in linea tedesco dà fiato alla sua voce, piena e vigorosa già al minimo. 231 cv godibili anche quando non si affonda al massimo il piede dell’acceleratore. Favorita dalle caratteristiche dello sterzo e dall’ottima distribuzione dei pesi, la Z4 s’inserisce in curva con grande rapidità, assume un assetto neutro e vira piatta e regolare, senza dover correggere col volante. Il comportamento è molto sicuro, perché l’elettronica è sempre pronta a intervenire per risolvere le situazioni più cirtiche con il controllo della stabilità Dsc e della trazione Dtc”.

Ciliegina sulla torta: la versione M. La gamma si arricchisce presto del modello 2.2i, equipaggiato con un sei cilindri da 170 cv. Successivamente, nel 2005 esordisce anche la quattro cilindri 2.0i da 150 cv. A fine anno un leggero upgrade della carrozzeria anticipa delle novità di maggior rilievo. I motori sei cilindri, per esempio, vengono sostituiti dai nuovi Valvetronic. La 2.5si passa così a 218 cv, la 3.0si a 265. Esordisce anche la trasmissione SportAutomatic con innesti velocizzati e paddle al volante. L’anno seguente (2006) al Salone di Detroit fa il suo debutto in società la Z4 M Roadster, spinta da un sei cilindri 3.2 da 343 cv. Un’auto particolarmente interessante, che merita una storia a sé. Esattamente come la Z4 Coupé. Prima di chiudere, quindi, non ci resta che conoscere il vostro parere sulla Z4. Fateci sapere che ne pensate della due posti tedesca, lasciando un commento qui sotto…

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