Debutta al Salone di Londra del 1958 e si chiama Aston Martin DB4: vanta una linea firmata Touring e un motore che deriva da quello utilizzato nelle competizioni. È stata prodotta fino al 1963 in 1100 esemplari.
Quando, nel 1947, David Brown acquista il pacchetto di controllo dell’Aston Martin da sir Arthur Sutherland, ha un’idea ben precisa in mente: creare auto da corsa e granturismo uniche, esclusive, opulente e possibilmente vincenti. E, negli anni Cinquanta, il quarantenne industriale dello Yorkshire raggiunge gli obiettivi prefissati sia in campo sportivo, con la DBR1 che trionfa alla 24 Ore di Le Mans del 1959 con Roy Salvadori e Carroll Shelby, sia nella produzione di serie, grazie alla nascita della splendida berlinetta DB4, presentata al Salone di Londra nell’ottobre 1958.
Eleganza Made in Italy. Considerato il vero “turning point” della Casa britannica, il nuovo modello voluto da David Brown diventa immediatamente un’icona di stile, grazie proprio alla linea elegante, moderna e italiana, disegnata e realizzata dalla Touring di Milano. Allo scopo di ricevere la bellissima carrozzeria in alluminio, con la firma “Superleggera” tipica delle creazioni dell’atelier fondato nel 1926 da Felice Bianchi Anderloni, il tecnico Harold Beach impiega poco più di due mesi per mettere a punto un apposito telaio con struttura a piattaforma. Questo traliccio viene portato poi a Milano, in via Ludovico da Breme, dove la Touring assembla il suo capolavoro. Sotto il cofano batte un cuore super sportivo: si tratta infatti del sei cilindri ideato da Tadeusz “Tadek” Marek, l’ingegnere di fiducia della Casa, che prende spunto dal motore che doveva essere inizialmente destinato alla berlina Lagonda, ma che poi con opportune modifiche viene utilizzato sulla splendida barchetta da corsa DB3 S. Marek, nato a Cracovia, aveva studiato ingegneria alla Technische Universität di Berlino prima di lavorare per la Fiat in Polonia e anche per la General Motors. Poi arriva l’incontro, fatale, con Brown che gli lascia carta bianca (e risorse illimitate) per creare motori in grado di competere ad armi pari con Ferrari e Maserati: “La qualità non ha prezzo”, questo è il credo del proprietario dell’Aston Martin. Inizialmente costruita a Feltham e poi a Newport Pagnell, la nuova berlinetta ha costi di produzione esorbitanti: cruscotto, pannelli porta e sedili sono integralmente rivestiti in pelle Connolly; la moquette in lana, fornita in esclusiva dalla storica Axminster Carpets nel Devonshire, costa il doppio rispetto a quella che veniva montata sulla precedente DB2. A conti fatti, la DB4 ha un prezzo di listino in Italia nel 1959, di ben 6 milioni 970 mila lire contro i 5 milioni 675 mila della Ferrari 250 GT a passo corto e i 4 milioni e 672 mila della Maserati 3500 GT. Il successo, nonostante il prezzo, non tarda comunque ad arrivare e fino al 1963 viene prodotta in cinque serie per un totale di 1100 esemplari.
Motore speciale. La vettura che compare qui appartiene alla collezione di Ugo Amodeo, appassionato e presidente del Camep di Perugia. Contraddistinta dal numero di telaio 109 R (Right, guida a destra), è una delle prime DB4, quelle costruite ancora nel vecchio stabilimento di Feltham. Il numero del motore fornisce ulteriori indicazioni sull’eccezionalità dell’esemplare: 370/ PP/106. PP sta per Pre Production: questo sei cilindri, che arriva dal reparto esperienze dell’Aston, ha una particolare fusione per l’iniezione di carburante che è una raffinatezza non più adottata dall’Aston Martin nei successivi dieci anni, così come è stato certificato di recente dalla Casa stessa. In effetti la vettura, immatricolata il 25 marzo del 1959 con targa HR38 (e successivamente 645GEA), viene inizialmente consegnata a uno dei dealer più attivi della Casa britannica, Cyril Williams di Wolverhampton, in qualità di “auto dimostrativa”. Nella scheda di produzione viene inserita un’insolita nota che recita: “Il mandrino del braccio trasversale superiore è speciale a causa di un difetto nel gruppo saldato sulla traversa anteriore”. Nel giro di breve tempo viene esposta in vetrina presso la Wholesale Supply Ltd (Stoke on Trent) prima di raggiungere il Cheshire, acquistata da Mr. Hawkinson di Overhedge Farm, Congleton.
Restauro integrale. La vettura, che a metà degli anni Ottanta è stata sottoposta ad alcuni lavori di ripristino della carrozzeria, rimane nel Regno Unito fino al 2009, quando viene comperata da Ugo Amodeo, che la porta in Italia per sottoporla a un completo restauro di esterno e interno presso un’azienda specializzata di Voghera, mentre la ricostruzione del motore viene portata a termine dalla Aston Engineering a Derby. Oggi la “109 R” viene utilizzata spesso, guidata dalla moglie del proprietario, Susanna: “È davvero veloce e devo dire che mi piace molto la sua impostazione di guida, con quei sedili particolarmente comodi. Non la guido soltanto alla Coppa della Perugina, da tanti anni organizzata proprio dal nostro club, ma anche in altre manifestazioni, come la Vernasca Silver Flag dove, a strada chiusa al traffico, posso godermi la generosa potenza che il motore mette a disposizione”.