SEMA Show 2014: dove l’auto d’epoca è “open source” - Ruoteclassiche
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12/11/2014 | di Gilberto Milano
SEMA Show 2014: dove l’auto d’epoca è “open source”
Al Salone americano del Tuning, andato in scena lo scorso weekend a Las Vegas, non c’erano solo le ultime novità in tema di Mustang ipervitaminizzate, Corvette ridondanti di cromature, furgoncini con assetto rasoterra o SUV con ruote più grandi di una giostra da circo. La “folle” passione americana per il tuning, abbraccia anche l’universo delle […]
12/11/2014 | di Gilberto Milano

Al Salone americano del Tuning, andato in scena lo scorso weekend a Las Vegas, non c’erano solo le ultime novità in tema di Mustang ipervitaminizzate, Corvette ridondanti di cromature, furgoncini con assetto rasoterra o SUV con ruote più grandi di una giostra da circo. La “folle” passione americana per il tuning, abbraccia anche l’universo delle vetture classiche. Ma mentre in Europa il principio di un’auto d’epoca “conservata” rappresenta, quasi unanimemente, un valore da preservare, gli “yankees” guardano alle gigantesche Ford Thunderbird, alle Chevy Corvair o alle Ford B con desideri che, in alcuni casi, sfociano nel pornografico. In uno scenario in cui anche una vettura storica è una specie di “oggetto open source”, la regola è una sola: non ci sono regole!

Al SEMA Show 2014, quindi, si è visto di tutto, in un crescendo rossiniano che parte dalle più dolci e “avvolgenti” sensazioni di un impeccabile restauro a regola d’arte orientato a preservare l’originalità dell’esemplare, a interpretazioni modernizzanti volte a dare un nuovo sapore neoclassico a vecchie glorie del passato con ruote cromate, colori eufemisticamente appariscenti e qualche accessorio quantomeno “originale”. In cima alla lista di questi melting pot guidati dalle fantasie più strane e creative, la filosofia tuning/custom americana crea performance degne del più estremo heavy metal automobilistico. Della peculiare personalità delle vecchie signore, a questo livello, non c’è più niente se non un tenue ricordo nelle sue forme di carrozzeria. Il resto è un trionfo di motori super potenti, assetti di ultima generazione, abitacoli simili ad astronavi.

Il primo premio assoluto potrebbe essere moralmente assegnato alla sconcertante “Recoil”, una Chevrolet Chevelle del 1966 “customizzata” da Ring Brothers, uno dei nomi più conosciuti in America. L’officina del Wisconsin ha ridotto un esemplare a nuda lamiera e, quindi, ha ricominciato a darle nuova vita: V8 LS7 di provenienza General Motors (7.0 litri!) con compressore volumetrico e impianti di aspirazione e alimentazione su misura. Il risultato sono 980 cv di potenza massima su un veicolo che i Ring Brothers definiscono senza mezzi termini “una macchina da corsa che può circolare su strada”.

Non meno sconcertante è la Ford Mustang del 1965, ribattezzata Hoonicorn, concepita dall’ex pilota rally e stuntman Ken Block. Questo mostro angosciante, sinistra reminescenza della demoniaca vettura-mostro del film La Macchina Nera del 1977, è stata costruita dalla ASD Motorsports di Charlotte, è motorizzata con 8 cilindri a V da 410 pollici cubici di cilindrata (6.718 cc) per complessivi 845 Cavalli, scaricati a terra attraverso un robusto cambio a 6 rapporti e una moderna trazione integrale.

Al terzo posto dell’ideale classifica di Ruoteclassiche delle più customizzate del SEMA, ecco la Dodge Charger del 1968 preparata (pardon, “customizzata) da Roadster Shop. Phil Gerber e il fratello Jeremy, titolari del garage dell’Illinois sono orgogliosi nel puntualizzare che di originale la loro vettura esposta al Salone di Las Vegas ha le… gomme! Il resto è stato modificato o completamente ricostruito. La base di partenza di questa specie di scultura di granito, infatti, è stata un telaio costruito artigianalmente, sul quale sono state montate sospensioni della Viper . La carrozzeria della Charger è stata allungata, tagliata, allargata e piegata almeno un milione di volte!

A un livello “inferiore” di customizzazione, infine, più tenue ma non meno capace di “stravolgere” l’autmobile di partenza, si potrebbe posizionare la Chevrolet Corvette del 1971 del campione NASCAR Jimmie Johnson. La sinuosa coupé è stata aggiornata attingendo a piene mani dal catalogo aftermarket della General Motors. La modifica più importante riguarda la motorizzazione: il suo vecchio 8 cilindri è stato infatti sostituito con il V8 LT1 della Corvette C7 attualmente in listino. Esteticamente non è cambiato “quasi” niente ad eccezione di un nuovo cofano motore e nuove ruote da 18”. Il modernissimo 8 cilindri è abbinato a un cambio meccanico a 6 rapporti, anch’esso acquistabile tranquillamente a catalogo GM. La nuova motorizzazione ha infine richiesto un aggiornamento per le sospensioni: ora ci sono ammortizzatori regolabili.

Alvise-Marco Seno

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