Se, a metà degli anni 90 ci si fosse messi a catalogare le auto parcheggiate fuori da una discoteca, la percentuale di Fiat Punto GT Turbo presenti sarebbe stata la perfetta cartina di tornasole del suo successo. Fin dalla sua presentazione, nel 1993, infatti, la versione sportiva dell’utilitaria torinese ha infatti popolato i sogni dei driver più giovani, finendo per segnare un’epoca.
Il turbo della Uno potenziato. I motivi erano gli stessi che avevano dato vita a legioni di fan adoranti della Uno Turbo: prezzo di listino abbordabile e prestazioni esuberanti, nel caso della Punto abbinati a un look sobrio, pure troppo, ma perfetto per sorprendere gli altri automobilisti, convinti di essere al cospetto di una banale ELX. Sotto al cofano, invece, batteva il 1.372 cm³ derivato da quello della Uno Turbo seconda serie. Le prestazioni, a fronte di 133 CV, sono ottime (0-100 km/h in 7,9 secondi e velocità massima di 200 km/h), amplificate dall’“esplosione” di potenza, con un po’ di ritardo, appena oltre i 3.000 giri, e un calcio nel sedere “vecchia scuola” che, in tempi di motori aspirati 16 valvole, risultava quasi anacronistico.
All’insegna della sobrietà. A livello estetico, la Punto GT era tutt’altro che sgarbata, come suggerirebbe la sua indole, in quanto la Fiat si era limitata a minigonne di plastica nera, assetto ribassato e cerchi di lega da 14” con pneumatici 185/55. Molto sobrio poi il rosso logo GT, in piccolo sulle modanature che corrono lungo le fiancate e sul portellone posteriore, con i fendinebbia a rendere più aggressivo il frontale dove, curiosamente, sono presenti i lavafari. L’assenza di qualsivoglia alettone o spoiler poi era un invito a nozze per i tuner, che sforneranno kit estetici anche esagerati.
Abs di serie, ma handling mediocre. All’interno è la strumentazione, più che i sedili, non particolarmente profilati, ma con tessuto specifico (velluto ardesia), a caratterizzare sportivamente la Punto GT: troviamo infatti manometro del turbo, indicatore temperatura acqua e pressione olio: il fondoscala del tachimetro segna 240, mentre il pomello e la cuffia del cambio sono rivestiti di pelle. Tra gli accessori in opzione spiccavano il tetto apribile e l’aria condizionata, ma l’Abs - che agiva su quattro freni a disco – era di serie. Il telaio, in fondo, rimane però quello di una Punto standard e il prezzo lo si paga con una tenuta di strada non ai livelli delle rivali francesi dell’epoca.
Due restyling prima della fine. Nel 1995 arriva un leggero restyling, sotto forma di fari anteriori effetto fumèe minigonne ora in tinta con la carrozzeria, mentre il fondo del quadro strumenti passa dal nero al bianco e il volante viene sostituito con lo stesso della Barchetta e della Coupé. Diventa disponibile in opzione l’interno di pelle e viene introdotta la chiave con trasponder; due anni dopo l’aria condizionata diventa di serie, ma il motore, causa norme antinquinamento superiori, perde tre CV, per un totale di 130. In compenso, ci sono pinze più grandi che migliorano la frenata.
Chiude gli anni 90. La Punto GT esce di produzione nel 1999 chiudendo anche simbolicamente gli anni 90, di cui l’utilitaria torinese è stata un’indiscussa protagonista tra le piccole sportive. Poi, complice la propensione dei proprietari dell’epoca a elaborarle, sia di meccanica sia di carrozzeria, oggi è tutt’altro che facile trovare un esemplare sano e originale. Più facile reperirne una da sistemare di meccanica con pazienza. Motivo dei prezzi in rapida ascesa (7.000 euro per un esemplare in buone condizioni, oltre 10.000 per uno perfetto), anche se siamo ancora lontani dai livelli delle Uno Turbo.